Capitolo 25 - Parte 2

95 14 32
                                    




Macarena


Non ci penso nemmeno un secondo, succede tutto così velocemente che sembra che il mio corpo si muova in maniera automatica.

Mi lancio davanti a Zulema, proprio sulla traiettoria del proiettile, sperando di salvarla.

Il dolore insopportabile che sento poco dopo, all'altezza del petto, mi conferma che ci sono riuscita. Sono riuscita a proteggerla, per ora.

Qualche istante dopo sento degli spari e vedo una ragazza con una pistola puntata contro James. Lo colpisce più volte, fino a quando lui cade a terra, quasi del tutto privo di vita.

La riconosco, è la piccola Zulema, la figlia di Aisha e Hassan.

"Non avresti dovuto provare ad ammazzare anche mia zia, figlio di puttana." gli urla contro, mentre lui esala l'ultimo respiro.

Poi si rivolge a mia moglie.

"Parliamo dopo, ora dobbiamo chiamare l'ambulanza per Maca. So che siete ricercate, chiamerò un ospedale in cui sono discreti."

Questa ragazza, di soli vent'anni, è molto in gamba. Zulema, di nome e di fatto, è davvero come sua zia.

Mia moglie si avvicina a me. La vedo doppia e sfocata, però so che è accanto a me.

"Ma cosa cazzo ti è saltato in mente? Perché lo hai fatto? Perché?"

La sua voce trema, ma mi trasmette comunque sicurezza.

"L'ho fatto perché ti amo..."

"Non provare a morire, hai capito?"

Le sorrido, ma poco dopo vengo assorbita del tutto da una sensazione così spaventosa che non saprei nemmeno descriverla a parole.

So solo che mi sento debole e ho paura, ho paura perché per l'ennesima voltami trovo faccia a faccia con la morte. Ho paura perché so che questa potrebbe essere la volta in cui veramente non ce la farò, che anche chi è sopravvissuto a tutto prima o poi se ne va.

La sopravvivenza non è un qualcosa che si impara a scuola, non è che se l'hai passata liscia più volte sei immune. Prima o poi tocca anche a te.

"Zule... Ho paura... Io non voglio morire... Non voglio morire..."

Vorrei evitare di parlarle così, perché so che è brutto anche stare dall'altra parte. Ricordo le mie urla, quando sua madre ci aveva sparato, ricordo ciò che ho provato pensando di averla persa per sempre. Non voglio che lei stia male, ma sono terrorizzata e ho bisogno che ora mi stringa forte e mi dica che andrà tutto bene.

Che lei si prenderà sempre cura di Yasmin e che, anche se dovessi andarmene, la morte non è così brutta come pensano tutti.

In fondo è solo un attimo, no? È peggio ciò che sto provando adesso.

Appena socchiudo leggermente le palpebre Zulema mi urla contro, disperata.

"Non chiudere gli occhi, non farlo."

"Sono così stanca..."

"Non me ne frega un cazzo, tu devi rimanere qui... Devi rimanere qui con me... Con noi..."

"Se le cose andassero male, prenditi cura di Yasmin... Non lasciarla mai sola... Ti prego... Promettimelo... Promettimi che la crescerai e la amerai come stai facendo adesso... Sempre..."

"Che cazzo dici? Lo faremo insieme."

"Zulema... Promettimelo... Per favore..."

"Te lo prometto."

"E promettimi che... Se io non avessi più speranza... Tu mi lascerai andare..."

"Non dirlo nemmeno per scherzo."

"Promettilo..."

Una lacrima le scende lungo il viso, se la asciuga rapidamente per non farmi vedere che sta cadendo a pezzi. La conosco, so che sta cercando di nascondermi il suo dolore.

"Va bene, te lo prometto."

"Grazie..."

Ho dovuto chiederglielo, per me stessa e anche per lei. So quanto sia doloroso stare dall'altra parte, so quanto avrei faticato a lasciarla andare, però so anche che soffrire inutilmente non ha senso.

"Zia, l'ambulanza sta arrivando."

La voce della piccola Zulema mi arriva in lontananza, come se fosse a chilometri da me.

Inizio a tossire forte, senza riuscire a fermarmi, fino a provare un fortissimo senso di nausea. Vorrei solo vomitare, ma non ci riesco.

Come non riesco a respirare, non riesco a fare arrivare aria ai polmoni.

Sento un peso sul petto, come se qualcuno ci avesse posato uno di quei manubri che usavo spesso in palestra. Mi fa male il cuore e mi batte così forte che penso possa scoppiare da un momento all'altro.

La nausea si fa sempre più intensa, insieme a un senso di formicolio in tutto il corpo.

Ho sete, tanta sete. E un freddo insopportabile mi fa tremare come se avessi le convulsioni.

"Macarena, non lasciarmi..." mi dice Zulema.

Quanto vorrei poterle dire che non lo farò, quanto vorrei riuscire a parlarle ancora. Ormai mi è andata via anche la voce, mentre sento il sangue colarmi sul petto e sulla pancia.

Adesso però rivedrò i miei genitori.

I miei nonni.

E Lucía.

Sole, Flaca, Monica.

Rajab, Ismael e Olivia.

I miei amici che, a quanto pare, sono morti e di cui non ho neanche avuto il tempo di elaborare il lutto.

Penso a Farah, che mi aveva detto di essere incinta di Rajab. Sarà distrutta, come me dopo la sparatoria in Almería. E come me non potrà arrendersi, perché dovrà pensare a suo figlio.

Penso a Román, che sicuramente soffrirà da morire, penso a lui e alla sua famiglia.

Penso a Yasmin, a come reagirà quando le diranno che la sua mamma non tornerà mai più a casa. Penso a mia moglie che le starà vicino e la proteggerà sempre, ad ogni costo.

Penso che la mia bambina, nonostante tutto, sarà protetta e amata. Perderà sua mamma, ma ne avrà un'altra meravigliosa.

E sarà felice, mia figlia sarà davvero felice.

Deve essere così, deve essere così per forza.

Chiudo gli occhi, sono stremata.

Non ce la faccio più, ho esaurito le energie.

Ora posso andare.

Qui andrà tutto bene, anche senza di me.

I hate u, I love uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora