Non volevo che Andrea se ne andasse ma oramai aveva 21 anni e doveva prendere la sua strada.
Anche io avrei dovuto iniziare a pensare a cosa volessi fare in futuro ma avevo così tante cose a cui pensare che non avevo voglia di sforzare le mie meningi a preoccuparsi di qualcos'altro. Riaccesi la radio: per fortuna non c'era più quel programma radiofonico ma solo una canzone.
Una canzone. Una canzone che sembrava familiare.
"Jeky ","oh, Jeky","chiudi gli occhi e te ne vai via". Dove l'avevo già sentita.
Mi sembra ovvio, nei miei ricordi. Era la canzone del ragazzo. Cavolo, esisteva.
L'universo stava cercando di dirmi qualcosa di cui non sapevo nulla. Perchè quella canzone proprio ora? Ci dovevano essere delle risposte.
"Risposte=Treno delle 17:30" Avevo pensato che sarebbe stata una buona idea prenderlo. Si erano fatte le 16:40 ma nonostante mancassero 50 minuti mi dirissi in cucina per prendere qualcosa da mangiare: Non sapevo quanto tempo sarei stata fuori casa e volevo essere pronta a tutto.
Stavo preparando lo zaino finché Andrea non interruppe il silenzio nella stanza.
"Luce, dove stai andando?" Mi guardava con aria preoccupata come se avesse già capito quello che stavo per fare.
"Vado in Biblioteca ed avevo pensato di portare qualcosa da mangiare" risposi io sperando che se la bevesse.
"Luce non ti credo. Senti oggi è andato tutto male e voglio scusarmi con te per non averti avvertito prima che mi sarei trasferito. Mi dispiace ma devi capire che oramai ho 21 anni e sto cercando di andare per la mia stra-"
"Andrea, credimi, è una cosa favolosa. Avrei voluto che tu mi coinvolgessi nell'aiutarti a trovare una casa ma non importa, davvero. Non sentirti in colpa"
Dissi io con un sorriso falso per poi abbracciarlo. Lo salutai con la mano e corsi in stazione: non volevo fare tardi per la mia unica occasione per trovare risposte.
Erano le 17:15 quando arrivai in stazione quindi feci lo stesso processo che facevo ogni mattina: fare il biglietto, obliterarlo ed attendere.
Ero così spaventata e mi tremavano le gambe ma feci un gran sospiro e pensai "Luce non tirarti indietro.Questa potrebbe essere la nostra unica possibilità per delle risposte, non è questo quelle che vuoi dopotutto?"
Certo che lo volevo. Continuai ad aspettare con ansia quel treno. Mentre quell'attesa interminabile avanzava posai lo sguardo su un bambino. Penso non potesse avere più di 7 anni e giocava con un aeroplano di carta.
Nonostante fosse uno stupido pezzo di carta lo trattava come se fosse il suo tesoro. Ammiravo questo dei bambini: la loro semplicità. Per quanto li amassi e per quanto ne desiderassi uno in futuro non ero sicura di poter essere una buona madre per loro. Ero paranoica da far schifo. Mentre vivevo i miei conflitti interni quotidiani eccolo, quel treno. Il treno che mi avrebbe dato risposte. Ci entrai spaventata ma allo stesso tempo con fierezza. Aprì gli occhi ma era un semplice treno. Un semplice treno. Uno stupido semplice treno.
Sulla guancia destra stava gocciolando una lacrime, lenta come quel treno. Goccia dopo l'altra mi ritrovai in un fiume di lacrime. Oltre a me, in quel treno, c'era solo una ragazza. Questo non mi sollevava: e se avesse avuto un coltello, e se mi avesse aggredita proprio in quell'istante? Cosa mi sarebbe successo? Non avevo nemmeno scritto un ultimo addio a mio padre e a mia madre. Si era accorta che la stavo fissando ma al posto di far spuntare dalla schiena un coltello mi fece un sorriso.
" Ciao, tanto piacere, sono Ernaline" aveva una voce così angelica, era davvero una persona?
Ammetto che rimasi a fissarla per un po': era così bella. Lunghi capelli neri ben curati con una frangetta. Lentiggini sul suo viso e grandi occhi color smeraldo. Wow. Rispetto a lei ero orribile ed un essere inferiore.
"Piacere, Luce"
"Strano, no? Non c'è nessuno su questo treno se non noi"
"Già"
"Allora, Luce? Dove ti dirigi?"
"Monteverde"
"Che bel paesino, dicono che è davvero un incanto, non trovi?"
Ero rimasta P.A.R.A.L.I.Z.Z.A.T.A dalla sua voce angelica. Qualunque ragazzo l'avesse sposata avrebbe dovuto ritenersi un uomo fortunato
"Sei una di poche parole Luce, quanti anni hai" mi chiese sorridendo.
"Quindici, e tu?"
"Ma guarda che coincidenza, anche io!"
"Oh bene"
"Oh bene" la risposta più fredda che io potessi dare.
Il treno tutto d'un tratto si fermò ed interruppe quel silenzio così imbarazzante.
"Oh questa sembra la tua fermata Luce, beh mi è piaciuto passare questi ultimi 10 minuti con te" lei aveva detto
"Tu dove ti dirigi"
"Alla buon ora" sussurrò
"Comunque io non ho una fermata mi dirigo nel paesino il quale nome mi ispira, curioso, non trovi?"
"Sì, curioso."
"Allora ci si vede, Luce"
"Sai Ernaline, ho deciso che farò il tuo stesso gioco."
"Oh un'amica di giochi, molto carina come cosa" disse sfoggiando quel suo maledetto sorriso.
Ero così gelosa di lei, secondo me aveva così tanti ragazzi che cadevano ai suoi piedi.
"Ernaline"
"Sì, Luce?"
"Hai mai ricordi che non ti sembrano tuoi?"
Non ci posso credere di averlo chiesto ma quel che fatto era stato fatto.
"Mh sai, non ci crederai. Ma ho tanti ricordi che non sembrano miei, curioso anche questo, no? Perchè?"
Non potevo crederci, non potevo sul serio crederci.
"Ernaline, cosa significa tutto questo? Siamo state scelte per qualcosa?"
"Luce tu sai questo treno dove ti sta portando, vero?"
"No"
" O mio dio, prima volta. Senti Luce stiamo andando in un posto dove ci sono persone come noi. Che vedono ricordi non loro. Non posso dirti nulla, capirai tutto lì." Disse lei con aria quasi arrabbiata.
"Cosa intendi?"
Il treno si fermò di colpo e sentì un brivido lungo la schiena.
"Beh, eccoci a destinazione" disse Ernaline.
"Sei pronta?"
Mi prese la mano e uscimmo dal quel treno per poi trovarci di fronte ad una buca.
"ERNALINE A COSA STAI PENSANDO NON VORRAI MICA LANCIAR-"
Prima che potessi finire Ernaline si era lanciata in quel fosso portandomi con sè. Urlai tutto il fiato che avevo nei polmoni ma è come se nessuno mi ascoltasse. Cademmo nel vuoto per circa 3 minuti per poi arrivare a destinazione.
Ma cos'era? Assomigliava a New York. Ma ero sicura che uno stupido treno non ci avrebbe portato certamente a New York.
Era una città colorata, con numerosi schermi ovunque e mi sentivo disorientata. Per Ernaline non era lo stesso: per lei era come se ci fosse stata decine di volte in quel luogo.
"Eccoci Luce, qui potrai trovare delle risposte, non sei curiosa?"
"Ernaline sono spaventata a morte, come potrei in questo momento essere curiosa?"
"Di certo che sei una strana ragazza."Una voce. Una voce risuonava negli schermi. Chi era? Non importa chi era ma stava dicendo qualcosa.
" buongiorno, cari memorator. Vorrei che vi recaste per le 18:15 in mensa. Grazie per la vostra attenzione."
Era una voce robotica ma chi erano i memorator? Eravamo noi? Cos'era questo mondo?"Luce andiamo in mensa il primo memorator avrà un qualcosa di importante da dirci" disse lei mettendomi fretta.
Non dissi nulla, assolutamente nulla. Ero così spaventata e non avevo le forze di parlare. Non mi andava.
Quella città, quella mensa,quelle persone. Chi erano? I memorator? Io ero un memorator? Questa ragazza di fianco a me era un memorator? Cosa eravamo?
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The Station Of Memories
FantasyRicordi,ricordi viaggiano nella testa di Luce. Ricordi che però, non le sembrano suoi. Possono davvero dei ricordi cambiare la vita di una ragazza?