Narciso

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La vita è un gioco di anime.
Guardo il mio riflesso sul finestrino di un treno in corsa. Mi vedo e mi riconosco come un'anima viaggiante.
Fuori tutto scorre, dentro c'è quiete e silenzio.
Mi viene in mente quando per la prima volta mi resi conto di essere più di un topo in una ruota per criceti.
Avevo 16 anni quando realizzai che la vita mi stava sfuggendo di mano, quando invece di legami coltivavo quelle che pensavo fossero passioni per me, mentre erano null'altro che impegni.
Sono stata ginnasta di Ritmica dagli otto anni ai sedici.
Otto anni li ho vissuti libera, altri otto impegnata, con l'ansia.
Ogni gara avvertivo preoccupazione, paura del giudizio. Ogni mese mi allenavo duramente e in fondo non sapevo neanche perché, forse ero portata e anche abbastanza brava, sarebbe stato un peccato lasciare.
Ovviamente muovermi mi piaceva, mi piaceva imparare, allenarmi, sentire la musica e usare gli attrezzi, ma ho sempre odiato le prestazioni e dentro di me lo sapevo.
Quando l'ho capito avevo sedici anni, quando iniziai ad uscire con un gruppetto di ragazzi e ragazze per caso e mi ritrovai catapultata in una situazione piacevole, "uscire per divertirsi".
Un divertimento che non era legato alla prestazione ma al processo relazionale era per me nuovo, eccitante, pauroso.
Mi sentivo più piccola del dovuto, con meno esperienza del normale.
Oggi ho ventisei anni ma ancora pago il prezzo di aver iniziato a vivere come una creatura sociale in età così avanzata. I bimbi dell'asilo nido in cui lavoro sembrano avere più capacità di me di destreggiarsi tra il sé e l'altro.
Eppure mi è servito capire da sola che il mio posto non era nella dimensione della competizione, ma in quella della collaborazione. Mi è servito capire che il divertimento non si possiede, ma si vive, respirando a pieni polmoni qualcosa che la pancia indica come piacevole.
Dai sedici anni ovviamente continuai ad avere un tenore di vita elevato, rispetto le mie coetanee lavoravo, sempre in palestra, per pagarmi gli studi e studiavo all'università. Cercavo di essere sempre al mio meglio in ogni ambito, spesso tralasciando il come mi sentivo mentre vivevo.
Quanta severità avevo verso me stessa, quasi della stessa portanza delle aspettative che tacite mi pesavano sul dorso.
Piano piano studiando psicologia, il corpo, la psicomotricità e infine l'Arte Terapia ho affinato il mio intuito, il mio coraggio, il mio olfatto per il benessere e lavorando nell'infanzia dai sedici anni, ho appunto mantenuto vivo il contatto con la mia parte infantile.
Oggi posso dire di sentirmi una donna un po' bambina, ma divertente quanto capace, ingenua quanto consapevole.
Oggi mi guardo e mi perdo ancora nel mio riflesso, come Narciso ho imparato ad amarmi ma grazie a lui faccio attenzione a non perdermi, in questo riflesso così ammaliante.
Andare oltre il proprio riflesso è forse il più grande compito dell'uomo che vuole scoprirsi anima in un corpo. Un corpo che viaggia, da quando è venuto al mondo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 21, 2023 ⏰

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