Ugo Pirellini si svegliò alle 7 di mattina con l'odore di un buon caffè in moka che aleggiava in casa. Sua madre, nonostante fosse un uomo fatto e finito, riconosciuto come abile e competente critico nel campo della cucina, continuava a deliziarlo con il suo caffè. Perché la mamma era sempre la mamma. E il caffè della mamma era qualcosa che solo lei era in grado di fare così buono.
«Ugo! Tesoro di mamma, svegliati, altrimenti farai tarti a lavoro!» Urlò sua madre dal pianerottolo che si affacciava alle scale e poi al piano superiore, dove c'erano le camere da letto.
«A momenti mi accingerò a giungere in cucina per
pasteggiare la prima colazione, genitrice!» Rispose Ugo, alzando la voce per farsi sentire da sua madre. Ugo era conosiuto per il suo lessico forbito e per essere una figura di spicco nel mondo dell'arte culinaria, inoltre dirigeva una rivista di cucina molto seguita e autorevole.
Egli cercava la stessa ricercatezza nelle parole come nei cibi. Abbandonò il suo giaciglio e le sue coperte e le morbide lenzuola pesanti che lo tenevano al caldo la notte per dirigersi nel bagno.
Era anche conosciuto per essere scapolo e avere una fila di bellissime donne che lo corteggiavano. Molti uomini che lo conoscevano lo chiamavano "femminuccia" o "frocio", perché per loro era inconcepibile che fosse la donna a dover correre dietro al maschio. Ugo, quando veniva messo all'angolo con domande pressanti rispondeva sagace che lui era sposato con il suo lavoro.
Espletò i suoi bisogni e si lavò le mani con la saponetta che sua madre gli aveva donato per il suo genetliaco. Era una saponetta bianca con sfumature azzurre, la sua fragranza decisa ma allo stesso tempo delicata gli portava alla mente note di cedro e anice. Ma vi era anche un tocco delicato come una carezza di un misterioso ingrediente che non era certo di aver individuato correttamente. Puntava sulla menta e appena sarebbe sceso per rifocillarsi si sarebbe accertato se avesse indovinato chiedendo a sua madre. Quel miscuglio perfetto di odori, avvolgenti e dai toni floreali e acidi gli faceva scatenare in viso un sorriso malinconico. Il suo primo e unico amante uomo indossava con elegante audacia un profumo al cedro. Guardò il proprio riflesso allo specchio. I suoi occhi nocciola erano dello stesso colore di una torta sacher, i suoi capelli radi erano e sembravano dello stesso colore del fieno essiccato. La sua pelle olivastra, era stata dorata dal Sole che lo faceva sembrare dello stesso colore delle sabbie dorate di Lignano quando il Sole cocente si abbatteva sulla costa.
Una domanda tra le svariate lo divorava dall'interno.
Era un uomo lui?
Più di una volta gli era capitato di dubitare della sua mascolinità e del suo essere uomo. Solo il giorno prima aveva assistito terrorizzato e paralizzato a un pestaggio. Alcuni criminali, uomini che non meritavano di venir chiamati uomini o tantomeno erano degni dell'appellativo di galantuomini, bestie dalla dubbia moralità, avevano accerchiato due giovani gentiluomini e li avevano aggrediti. Vennero appellati con i peggio aggettivi mentre venivano picchiati. Sangue macchiava i san pietrini, alcuni denti dei due schizzarono fuori dalle loro bocche per finire a terra, tra le lacrime, la polvere e il sangue.
"Invertiti." "Orgiasti." "Capovolti." "Anomali sessuali." "Froci." "Ricchioni." "Culi rotti." "Finocchi."
Si sentì un mezz'uomo quando si ritrovò incapace di intervenire. Era spaventato che qualcuno scoprisse che era omosessuale. Diverse volte si era lasciato convincere dalle sue spasimanti a fare sesso e tutte le volte si era ritrovato non capace di sviluppare un'erezione mentre aveva davanti a lui una donna nuda, con gambe aperte, seni gonfi e morbidi, i capezzoli turgidi e la vagina umida e bagnata per lui. Si sentiva giudicato ogni volta quando la sua compagna di lenzuola lo guardava con un sopracciglio alzato. Lui arraffazzonava qualche scusa e dava la colpa alla timidezza. Le donne, per sua fortuna, trovavano il suo lato "dolce" e "timido" molto attraente e eccitante e allora lo perdonavano aiutandolo con la bocca. Prendevano tra le labbra il suo pene e iniziavano a succhiare dando a lui l'opportunità di immaginare e vagare con la fantasia. Desiderava, disperato, che al posto della signorina di turno ci fosse un giovane rampante. Un uomo focoso dai muscoli tonici e dagli occhi azzurri. Ma non era mai così.
Solo una volta era riuscito a fare sesso con chi desiderava.
Un eccitante, appagante e piacevolmente sfiancante sesso.
Con un uomo. Non con una donzella! E fu bellissimo.
Ma il giovane gli disse che non potevano più vedersi. Lui acconsentì a malincuore. Il suo primo e unico amnte gli spiegò che aveva una moglie di copertura e non poteva concedersi di essere sé stesso. Non in Italia. Non nel 1986. Non in un paese dove se solo c'era il dubbio che tu fossi omosessuale venivi emarginato, o peggio: Ucciso.
Forse un giorno, Ugo, come molti altri uomi e donne non eterosessuali, sarebbe riuscito a incontrare qualcuno con cui condividere la sua vita.
Ugo desiderava avere qualcuno al suo fianco con cui avere cose in comune. Una piccolo appartamento, un lavoro, degli hobby.
Cose in comune come il suo lavoro per esempio, che era anche una passione sfrenata per la cucina e la gastronomia. Avrebbe voluto condividere una casa e un letto. Abitudini e passioni e forse sognava troppo... Ma desiderava ardentemente anche una famiglia.
«Ugo tesoro! Forza! Non farmi venire su eh!» Minacciò sua madre facendolo tornare alla realtà.
«Giungerò all'istante nella cucina madre!» Replicò Ugo, uscendo dal proprio bagno e vestendosi.
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Wine, love and 1986 (Man × Man)
RomanceEra il 17 marzo del 1986 quando due uomini si incontrarono per puro caso, e insieme riuscirono ad arrestare il numero preoccupantemente in crescita di morti per colpa di quella che in futuro sarebbe stata ricordata come:"lo scandalo del vino al meta...