Capitolo 3

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Otto viaggiò con la sua macchina per svariate ore finché non giunse al confine con l'Italia dove decise di fare una piccola sosta per ristorarsi. Decise di pranzare in un ristorantino dall'aspetto casereccio sulle montagne. Nonostante il suo impacciato italiano, venne accolto di buon grado quando i proprietari del locale videro che era vestito di tutto punto, elegante come il peccato. Non fecero caso al suo tedesco e lo fecero attendere pochi istanti per poi presentargli il suo cameriere per quel pranzo. Il giovane lo condusse al suo tavolo e lo fece accomodare mentre lo guardava con le guance velate di rosa. Otto si prese un momento per sfiorare con lo sguardo il ragazzo e lo trovò attraente. Sorrise e ordinò le varie piatanze che desiderava assaggiare.
Mentre attendeva si permise di apprezzare il ristorante. La vista si apriva sulle montagne. Il cielo era terso e il Sole risplendeva come oro in un mare d'azzurro. Alberi verdi e pini facevano capolino dal bosco, che Otto avrebbe voluto esplorare. Il locale era accogliente e caldo. I tavoli erano di legno lucido, le sedie di legno anch'esse aveveno un morbido cuscino su cui sedersi. Era accanto a una finesta e per Otto era il posto migliore, per godersi la vista delle montagne. Le tende erano di un tenue verde e di buona manifattura. Le posate erano lucide e posizionate in modo ordinato. I lamapadari erano ora spenti, ma donavano all'ambiente uno stile vintage e di altri tempi. Poco dopo Otto vide il cameriere venire verso di lui e gli posò sul tavolo il boccale di birra che aveva ordinato, e due piatti.
Potè assaggiare la cucina italiana e rimase estasiato dal sapore speziato e dalla consistenza del piatto a base di carne che aveva ordinato. La piatanza che gli portano si presentava come una polpetta sottile di carne, spezie e fagioli accompaganta da crauti viola e patate. Bevve la sua birra e poi ordinò il dessert.
Assaggiò dolci tipici locali e rimase ammaliato dalla dolcezza e dalla bontà della cucina italiana. Comprò anche una grappa alle erbe che il ristorante produceva e la trovò gradevole, non troppo forte e con un dolce retrogusto.
Prima di pagare andò in bagno e trovò ad attenderlo il giovane cameriere che lo aveva servito e che lo aveva guardato assetato per tutto il pranzo. Non fece inizialmente nulla, non voleva prevaricare i desideri del giovane. «Lei è un uomo molto affascinante.» Tremò il giovane dai capelli corti e mori. Aveva delle labbra rosee e tutte da baciare. Un fisico asciutto e due occhioni verdi da cerbiatto. Una camicia avvolgeva il suo corpo e sopra di essa c'era un grembiule semplice che gli fasciava i fianchi. Il giovane era estremamente sensuale.
«Mi può concedere un bacio?» Domandò il cameriere con lo sguardo rivolto verso il basso mentre si torturava le mani, ansioso.
«Mi basta solo che, se non siete interessato, non mi picchiate.»
Otto sentì la tristezza ghermirlo. Perché avrebbe dovuto picchiarlo? Poi si ricordò che l'omosessualità non era vista di buon occhio. Rammentò che suo padre, quando venne a scoprire che lui preferiva i ragazzi alle ragazze, iniziò a colpirlo, a sbattere la sua testa contro un muro, a dargli calci e pugni. Poi sua madre venne a interrompere quella follia e lo difese. Quel giorno lontano, Otto perse sua madre.
Il ragazzo si appoggiò al suo corpo, sfiorando il suo petto mentre si alzava in punta dei piedi per tentare di far collidere le loro labbra. Otto sgranò gli occhi. La preoccupazione lo assaliva mentre il giovane lo spingeva contro il lavandino e portava le sue mani ad appoggiarsi sul suo sedere stretto dai pantaloni.
Allontanò la testa e lo sguardo ansioso e preoccupato di un rifiuto del giovane ragazzo non gli sfuggì. Sperava di non averlo ferito.
«Du bist volljährig, oder²?» Farfugliò Otto cercando di ricordare come parlare in italiano. Si schiarì la voce per poi parlare, non propriamente sicuro della correttezza di ciò che stava dicendo:«Tu sei grande adulto, vero?» Biascicò balbettante sperando in una risposta positiva.
Il ragazzo ascoltò con un sopracciglio alzato per poi sgranare gli occhi e allargare la bocca.
«Ho diciannove anni, si. Sono maggiorenne.» Sorrise il giovane uomo. Otto annuì per poi avvicinarsi cauto alle labbra del giovane, che se avesse voluto avrebbe potuto tirarsi indietro. La cosa importante per lui era il consenso e consenzienti dovevano essere anche i suoi compagni di piccanti avventure. Sfiorò il suo viso imberbe e baciò la morbida mascella, che sembrava soffice quanto la crema vellutata al mascarpone dolce che aveva assaggiato prima, come accompagnamento alla pasta sfoglia alla crema e nocciole. Nel frattempo stava massaggiando e impastando le natiche da sopra i pantaloni del giovane che si mordeva il labbro spingendo Otto verso la toilette. «Giusto. Un po' di privacy!» Realizzò Otto iniziando a succhiare e baciare il collo del giovane che si stava sfregando contro il suo cavallo dei pantaloni. Ansimava e esponeva maggiormente il collo dando un migliore accesso a Otto che aveva iniziato a togliere gli stati di seta che nascondevano il corpo del giovane.
«Oh, sia mai che mi vedano! Potrebbero uccidermi e eliminare il mio cadavere se mi vedessero fare l'invertito!» Esclamò il giovane cameriere allontanandosi momentaneamente da Otto per chiudere a chiave la porta. Il ragazzo sospirò, sollevato dalla presenza di quella barriera in legno e notò che l'affascinante uomo si era seduto sulla toilette, in attesa. Aveva però il volto scuro. Il viso era macchiato da un'espressione triste e combattuta. Una faccia ricoperta da un velo intessuto di preoccupazione. Si fiondò quindi tra le sue braccia, affamato di attenzioni e desideroso di scacciare la tristezza dal volto dell'uomo. Si tolse la camicia e la canotta intima rivelando il suo petto e le aereole turgide.
Otto sospirò all'entusiastico intento di distrarlo. Forse la sua momentanea tristezza era molto visibile. Aveva empatizzato con il giovane cameriere. Qualcuno avrebbe provato a picchiarlo e ucciderlo se avesse scoperto del suo essere omosessuale. Sperava che il giovane restasse sempre al sicuro.
Il cameriere gli baciò entusiasta il collo, distraendolo dai suoi pensieri. Otto ridacchiò mentre massaggiava i capezzoli del giovane sopra di lui che tratteneva gemiti e dolci suoni.
Sbottonò i pantaloni del ragazzo e all'improvviso si rese conto che stava per scopare con un cameriere, nel bagno di un ristorante ora con buona probabilità molto affollato secondo i rumori e mormorii che poteva semrore da oltre la porta. Il ragazzo si tolse in fretta i pantaloni esponendo le sue grazie per Otto il quale ghignò vedendo la pelle d'oca che ricopriva il corpo del giovane. «Eccitato?» Punzecchiò Otto, prendendo tra le mani il mebro duro del giovane, che annuì entusiasta.
Otto sorrise:«Posso sapere il nome del mio cameriere?»
«Matteo, piacere mio.» Ansimò Matteo mentre Otto gli massaggiava il sedere palpeggiandolo e impastandolo.
Otto mentre apriva la patta dei suoi pantaloni eleganti esponendo il suo pene eretto, iniziò a pensare quanto fosse difficile per Matteo, un giovane nemmeno ventenne, essere omosessuale. Un ragazzo che temeva di venire ucciso e che il suo corpo morto sarebbe stato eliminato.
Matteo prese il membro di Otto in mano toccandolo e massaggiandolo. Si inginocchiò con un sospiro per poi inziare a massaggiare il proprio pene e prendere in bocca il glande del pene di Otto con un gemito.
Matteo era desideroso di compiacere il suo compagno, questa infatti era una delle sue prime esperienze con un uomo. Costretto sempre dai genitori a trovare delle ragazze e addirittura a maritarsi.
Otto mentre Matteo leccava il suo membro si immedesimò in un omosessuale che viveva nella realtà italiana. Doveva essere scoraggiante e spaventoso vivere con la paura. Per quanto tempo sarebbe durata l'emarginazione e l'odio nei confronti degli omosessuali? Si sentiva in colpa per ciò che i suoi avi avevano fatto durante la guerra, nei campi e sapeva che la vita dei triangoli rosa non era mai stata facile. Soprattutto ora, dopo il dopoguerra. E dopo una guerra che discriminava e odiava. Che emarginava chi già era emarginato.
Gli venne raccontato che l'odio per gli omosessuali era così forte che c'erano controlli regolari nelle caserme. I medici usavano un metodo per vedere se gli uomini fossero "normali" o meno. Spingevano l'abbassa lingua di legno fin in gola all'uomo e se egli aveva il riflesso del vomito, veniva considerato normale. Ma se non avesse avuto nessuna reazione o il riflesso del vomito, sarebbe stato considerato omosessuale. Cacciato con disonore e emarginato. Picchiato, malmenato e violentato in quanto non vero uomo. Ma solo un buco che respirava.
Matteo prese tutto il pene di Otto in gola facendolo tornare alla realtà. Tossicchiò e si pulì la bava dalla bocca e dal mento con la mano per poi riprendere a leccare e dare attenzioni a Otto.
Mentre il ragazzo prendeva il suo mebro duro in gola annaspando e gemendo, Otto si morse il labbro inferiore abbandonadosi alle entusiastiche attenzioni che Matteo gli stava dando.
Il giovane uomo era molto abile e Otto desiderava stare in quell'antro caldo e umido per sempre. Il pene del ragazzo era teso e perle di liquido pre orgasmico cadevano come una collana di perle scivolava via dal collo delle dame quando si spogliavano. Voleva prendere in bocca il pene di Matteo. Soffocare sentendo la cappella toccargli il retro della gola e annaspare in cerca d'aria. Matteo iniziò a gemere forte, serrava gli occhi e al contempo massaggiava veloce il proprio pene. Otto continuava a spingersi nella bocca del giovane finché non vide che il ragazzo aprì gli occhi e lasciò uscire il pene dalla sua gola. Schizzi bianchi uscirono dal pene di Matteo depositandosi per terra.
Il corpo di Matteo era percorso da tremori e la sua pelle era bollente. Il giovane era venuto e Otto si morse il labbro desiderando di più. Piegò il giovane cameriere sulla toilette, che iniziò a aprire le natiche con le mani esponedo alla luce fioca della luce del bagno il suo ano. «Riempimi?» Ansimò Matteo pregando con gli occhi lucidi e la bava alla bocca.
Otto non se lo sarebbe fatto ripetere due volte. Ma prima si serebbe preso il suo tempo e avrebbe mangiato quel bocconcino. Estrasse dalla tasca un preservativo e spinse la lingua protetta dal profilattico dentro l'ano del ragazzo. Iniziò a penetrarlo mentre lo massaggiava con le mani sul perineo, facendo presessione e movimenti rotatori con il pollice. Matteo gemeva spingendosi verso il viso dell'uomo dietro di lui che lo stava mangiando e leccando. Otto ghignò mentre aumentava la velocità con cui masturbava il giovane che ansimava e inarcava la schiena. Matteo lo pregava mentre si stringeva alla toilette, di entrare dentro di lui e di riempirlo prima che venisse di nuovo. Prese la mano del giovane cameriere mentre continuava a leccare e scopare l'ano del suo compagno di sesso, e la portò tra le sue gambe. Matteo annaspò quando Otto spinse il suo pene sul palmo della sua mano. Il cameriere ansimava e si contorceva per arrivare a stringere il pene duro, caldo e gocciolante dell'uomo che lo stava scopando con la lingua.
«Ti prego! Sto per venire!» Si morse il labbro Matteo mentre con un gemito schizzava il suo sperma per terra. Per Otto il ragazzo era sufficientemente pronto e rilassato dato che togliendo la lingua dall'ano del cameriere, vedeva il buco arrossato e pulsante. Inserì due dita e iniziò a penetrare il ragazzo. Il suono di pelle che sbatteva conto pelle lo eccitava. Matteo ansimava e sembrava non reggersi più nemmeno sulle ginocchia. Le dita di Otto entravano in profondità e Matteo si sentiva svenire dall'intensità di ciò che stava provando.
«Pronto per me?» Soffiò all'orecchio del ragazzo mentre strofinava il suo pene bagnato dal liquido pre orgasmico sul buco aperto del ragazzo, che annuì entusiasta. Il volto di Matteo era arrossato, aveva le lacrime agli occhi, i capezzoli turgidi, il pene che colava di liquido pre seminale e creava una piccola pozzanghera.
Otto voleva riempire il ragazzo perciò prese dalla tasca interna della sua giacca un profilattico e se lo infilò.
Mentre piano, si spingeva dentro il giovane, iniziò a pensare quanto sentisse la necessità di trovare un compagno. Una stabilità. Era stanco di scopare persone che mai più avrebbe rivisto. Era eccitato dal giovane sotto di sé, che si spingeva contro di lui e stringeva i bordi della toilette così forte da far sbiancare le sue dita. Ma desiderava un uomo con cui condividere un tetto, un letto e una famiglia.
Martellava il ragazzo ansimante sotto di lui, pelle sbatteva contro pelle e dovette tappare la bocca a Matteo perché i suoi gemiti stavano diventando troppo rumorosi. Non voleva certo farsi vedere mentre scopava il culo stretto di un giovane uomo, per terra, come due animali in calore. Non era certamente un voyeur, come lo erano stati alcuni suoi partner passati, che si eccitavano e crogiolavano nella sensazione del rischio di venir scoperti mentre scopavano in luoghi pubblici. Ma forse lo era anche lui quando si abbandonava alla passione e al desiderio e assecondava la loro voglia di emozioni forti. Il brivido di venire scoperti, colti nell'atto.
Alzò la gamba di Matteo, avendo così maggior accesso all'entrata bagnata del giovane, il quale sgranò gli occhi e aprì la bocca. La lingua a penzoloni, la saliva che gocciolava e bagnava le braccia di Matteo mentre Otto continuava a riempirlo, a godere del suo calore, del suo umido e stretto buco.
Otto si spingeva forsennatamante nel caldo antro, che fradicio di umori sembrava non volerlo lasciar uscire.
Avrebbe voluto continuare a scoparlo, riempirlo con il suo sperma e vedere la pancia piena di lui. Ma ciò doveva restare una fantasia e sapeva che era più sicuro usare sempre il preservativo.
Matteo arcuò la schiena e si morse il labbro mentre spruzzata la sua venuta sul pavimento.

Matteo gli baciò una guancia ansimante. Si aiutarono vicendevolmente a alzarsi in piedi e Matteo aiutò Otto a pulirsi e a rendersi presentabile per riprendere il suo viaggio. Poi Otto, gentile, sorrise e ricambiò la premura, pulendo, con un canovaccio bianco che aveva reso umido, la pelle bollente del ragazzo.
«Grazie per questa esperienza.» Sorrise Metteo, con i capelli arruffati, le gote rosse e la pelle ancora calda.
Otto gli accarezzò una guancia e inserì uno a uno i bottoni nelle asole della sua camicia. Poi lo prese per i fianchi e mentre posava baci sul suo collo gli legò il camice verde che indossava come divisa da lavoro.
«Non dovevi aiutarmi. Ti staranno cercando.» Soffiò Otto poco diatante dall'orecchio di Matteo, facendo venire al ragazzo la pelle d'oca.
«Oh, non si preoccupi per me! Avevo chiesto una pausa.»
Rispose Matteo, girandosi verso Otto.
«Presumo che la tua pausa sia finita, ora.» Sorrise Otto.
Matteo annuì e si alzò sulle punte dei piedi per rubare un ultimo bacio a Otto.

² Sei maggiorenne vero?

Wine, love and 1986 (Man × Man)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora