XIII

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Mancavano dieci minuti all'inizio del concerto e dietro le quinte si sentivano solo le frasi concitate di Christian: Mattia non era ancora arrivato. Il posto in seconda fila accanto a sua madre e Luigi era ancora vuoto. «Mi ha promesso che sarebbe venuto. Magari ha tardato l'aereo, oppure ha trovato traffico in centro». Avevano provato tutto il giorno e la regola stipulata dal direttore per quel giorno era stata: nessuna distrazione. Non aveva permesso loro di usare i cellulari, perciò Christian non aveva nemmeno potuto controllare se Mattia gli avesse lasciato qualche messaggio o meno.

«chri, sono sicuro che verrà» Luca gli posò una mano sulla spalla «Adesso però devi solo pensare a concentrarti e suonare. È il tuo debutto, amico». Si passò una mano sulla fronte esasperato. Luca aveva ragione, non era il momento di farsi sopraffare dal nervoso. Doveva calmarsi e pensare alla musica, altrimenti il suo sarebbe stato il contratto più breve della storia di tutta la London Symphony Orchestra. Ne andava del suo lavoro, ci aveva dedicato anima e corpo a quel componimento e ora era giunto il momento di far accendere i riflettori su di sé. Doveva farlo per se stesso e per la sua famiglia che aveva sempre creduto in lui. Ultimo, ma non meno importante, doveva farlo per Alex. Pochi passi lo dividevano da quello che per molto tempo era stato il sogno di entrambi.

Quando insieme a tutti i componenti dell'orchestra andò ad occupare il suo posto dietro al pianoforte, si concentrò unicamente su ciò che stava per affrontare. Adagiò gli spartiti sul leggio, controllò che il suo sgabello fosse regolato adeguatamente alla sua altezza e rivolse tutta la sua attenzione al direttore d'orchestra che, dopo aver appurato che tutti i musicisti fossero pronti, diede il via al concerto.

E, come sempre gli succedeva ogni volta che iniziava a suonare, tutta la tensione scemava lasciandolo libero di entrare in quella che era la sua dimensione preferita quando si trovava su un palcoscenico: la musica.

Ce l'aveva fatta. Non solo era stato chiamato a suonare per quell'orchestra così prestigiosa, ma ora stava dando vita ad un concerto solista. Quante volte l'aveva sognato; quante volte lui e Stan avevano fatto battute su chi ce l'avrebbe fatta per primo.

Beh, lui ci era riuscito e sapere che il suo migliore amico sarebbe stato orgoglioso di lui era un motivo in più per essere anche lui soddisfatto di se stesso e chiudere definitivamente con quella parte così dolorosa del suo passato. Aveva raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato e, doveva ammetterlo, gran parte del merito spettava a Mattia.

Non poteva sapere come sarebbe stata la sua vita senza di lui, poteva darsi che avrebbe comunque conseguito tutti quei traguardi ma, di sicuro, non sarebbe stato felice come lo era da ormai più di due anni.

Mattia aveva riportato il sole dove Christian pensava fosse rimasto spazio solamente per le nuvole, dandogli nuovi stimoli e facendogli provare il sentimento più bello e forte che potesse esistere: il vero amore.



Odiava i fari accecanti che non gli permettevano di vedere bene la platea, o meglio che non gli permettevano di scorgere Mattia. Non appena aveva terminato la sua performance, la sua mente era tornata alle preoccupazioni che si era lasciato alle spalle prima di salire sul palco. Aveva dato il meglio di sé dietro quel pianoforte e la standing ovation finale, unita agli applausi scroscianti che avevano riempito il teatro, era stata la conferma che tutto fosse andato per il meglio. Un vero e proprio successo e Christian ancora stentava a crederci di aver appena concluso la sua prima esibizione in una delle orchestre più prestigiose del mondo.

Fece un paio di inchini, poi scomparì nuovamente dietro le quinte. Luca fu subito alle sue spalle, sfondandogli la schiena con delle sonore pacche e ridendo sguaiatamente «È sempre bello esibirsi insieme come ai vecchi tempi. Sei stato grandioso!» Il pianista se lo scrollò di dosso ridendo divertito, sfilandosi il papillon e slacciandosi subito i primi bottoni della camicia. Gli anni passavano ma non sarebbe mai riuscito a sopportare quegli abiti formali. «Avevo una paura fottuta, non so come hanno fatto a non tremarmi le mani». «Ti posso assicurare che il tuo corpo non ti ha tradito. Non si è visto per niente che fossi agitato» gli sorrise amichevole passandogli una bottiglietta d'acqua.

in every moment of my life, i will always be ready for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora