Capitolo 3

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Il giorno dopo mi svegliai con un leggero mal di testa.
Mi affacciai alla finestra e notai che si stavano avvicinando dei grossi nuvoloni.
Per questo motivo decisi di indossare al posto del solito maglione una pesante felpa verde.

Mentre mi stavo sistemando il cappuccio, percepì la presenza della pietra.
Da un lato ero dispiaciuto di dovermene liberare poiché la trovavo veramente carina.
In futuro avrei cercato di procurarmi una collana.

Uscì dalla camera nello stesso istante in cui lo fece Dongsun.
Abbassai immediatamente lo sguardo mentre sentivo il suo scrutarmi anche l'anima. Ero paralizzato e non riuscivo a muovere un muscolo.
Anche lui rimaneva fermo sullo stipite della porta a fissarmi.
Non disse nulla, fece che girarsi e tornare in camera sbattendomi la porta in faccia.

Per fortuna il tragitto verso la JYP non era molto lungo ma, partendo presto, avevo la possibilità di passeggiare tra le strade di Seoul senza incontrare nessuno.
Avevo letto in un libro di storia che secoli fa Seoul era una città molto grande e tecnologicamente avanzata che ospitava moltissime persone.
Oggi ancora in molti vivono qui, tuttavia una grande parte della città è stata occupata da una vasta e pericolosa foresta dove solo pochi si sono inoltrati, tuttavia non hanno mai fatto ritorno.
Sono state raccontate molte storie e leggende, alcune parlavano addirittura di creature mostruose e terrificanti, per questo era meglio stare alla larga da quel posto.

Camminando mi persi ad osservare il cielo.
Aveva un colore molto strano, un grigio cupo, e anche l'aria sembrava molto più pesante.
Giunsi di fronte all'edificio, entrai e mi diressi a destra verso la biblioteca. Come al solito non trovai nessuno nel corridoi.
Stavo per raggiungere la porta quando sentì un rumore, una sorta di cigolio.

Mi fermai.
Strinsi la pietra che avevo al collo.
Ero solo agitato e mi stavo immaginando le cose.

Feci per riprendere a camminare quando nell'aria si liberò un fortissimo grido.
Mi spaventai, questa volta ero certo di averlo sentito.

Poi il caos.

Una scossa di terremoto face tremare tutto il pavimento, tant'è che dovetti appoggiarmi ai muri per non cadere.
Mi affacciai alla finestra del corridoio che dava al cortile interno e notai come il panico si era diffuso velocemente: alcuni studenti correvano da una parte all'altra disperatamente, altri stavano piangendo accovacciati a terra, alcuni gridavano furiosamente cercando di aiutare tutti ad evacuare l'edificio.
All'improvviso vidi un gruppo di persone incappucciate comparire al centro, erano in totale cinque ma non era possibile scorgere il loro volto.
Uno di questi lanciò un incantesimo sulla statua facendola saltare in aria. Ero terrorizzato, stavano distruggendo l'intera Accademia attaccando studenti e professori.

Mi scostai dalla finestra e inizia a correre. Dovevo uscire di lì.
Tornai velocemente nel atrio, feci per avvicinarmi al portone quando una parte del soffitto crollò bloccando l'uscita.
Balzai all'indietro spaventato. C'era mancato veramente poco, avevo rischiato di essere sotterrato dalle macerie.
Il mio cuore batteva fortissimo e qualche lacrima scese dai miei occhi. Ero spaventato ma in quel momento capì che non era il momento di piangere, dovevo prima pensare a trovare una via di uscita.

Mi diressi nella direzione opposta fino a che non scorsi una porta. La aprì e all'interno trovai alcuni ragazzi intenti a raccogliere sbrigativamente i loro oggetti. Non mi diedero il tempo di avvisarli che mi spinsero di lato per dirigersi verso l'uscita.
La mia spalla colpì la porta di un armadietto aperto, facendomi provare una fortissima fitta alla scapola.

Quando udì delle grida dalla direzione in cui ero provenuto, strinsi i denti trattenendo il dolore, entrai nella stanza per allontanarmi e mi diressi verso il centro dell'istituto.

The lost land //JeongchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora