-3- Decreto di Integrazione Egualitaria dei Non-Maghi

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Tuttavia, osservò immobile il figlio del famoso Harry Potter apprestarsi alla folla, plasmata da un labirintico e mutevole muro di schiene che sembrava pronto ad inghiottirlo.

Sul ciglio di quello sfondo nebuloso si fermò, attardando per un'ultima volta le iridi nella sua direzione.

A sorpresa, l'espressione di Albus si addolcì regalandogli un sorriso.

«Ci vediamo a Hogwarts.»

Daniel si affrettò a muovere un debole cenno con la mano ma il ragazzo era già sparito nell'abbraccio furioso della calca, lasciando dietro di sé un silenzio che sapeva di abbandono.

Forse se avesse parlato di più la gente lo avrebbe trovato più interessante?

Daniel non fece altro che ripeterselo mentre trascinava i piedi fino all'elegante schiera di sedie ai piedi della parete. La lacca scura che rivestiva il legno imbarcato rifletteva la danza tumultuosa delle fiamme che ancora infuriava nel caminetto lì accanto.

Con la vista ottenebrata da un velo scuro d'insicurezza, tenne lo sguardo assorto in avanti, ignorando bellamente i velenosi sibili provenienti dal ritratto del suo defunto prozio Demeteo, il quale gli intimava severamente di sistemare l'allacciatura del mantello sul davanti.

Poco dopo, un uomo si accomodò sulla sedia accanto alla sua. Aveva un'aria decisamente inusuale, con quel volto tondeggiante e un lanuginoso soprabito verde pisello.

Daniel guardò con occhio curioso l'esagerata quantità di tartine al salmone che teneva strette tra le mani ma riportò subito lo sguardo di fronte a sé per pura educazione.

«Oh, salve!» la voce dello sconosciuto era allegra, impastata da un boccone troppo grande per essere deglutito «Se non sbaglio, tu dovresti essere... Matthew, giusto?»

«Daniel» lo corresse lui senza pensarci.

Una fila di piattini da dessert sfilò sotto i loro nasi, invitandoli a servirsi. 

Nella speranza di poter così scoraggiare la conversazione, il ragazzino si ficcò in bocca la prima cosa che riuscì ad arraffare.

La strategia non ebbe molto successo.

«Certo, scusami» continuò l'estraneo con la stessa nota gioviale «Non vorrei dirtelo ma credo che tuo padre ti stia cercando per tutta la sala.»

«Immagino» bofonchiò Daniel, soddisfatto di essere lontano dalle sue vanitose grinfie.

«Non sembri molto sorpreso, eh?»

Gli angoli della bocca dello sconosciuto impennarono leggermente, come se stesse nascondendo sotto i baffi un grande scherzo.

«Ad ogni modo, vorrei presentarmi. Sono Neville Paciock...»

Istantaneamente, la mandibola di Daniel si bloccò, rifiutandosi di masticare.

«E insegno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwar...»

I pezzettini mangiucchiati del pasticcino esplosero dalla bocca del ragazzino come i lapilli di una violenta eruzione. Una ciliegina disegnò un pirotecnico arco nel cielo, atterrando sul marmo lucido davanti ai due.

«I-io... mi spiace, non l'avevo riconosciuta!»

Fu il turno di Neville di mostrarsi sorpreso.

«Ci siamo incontrati solo ora, per l'appunto.»

Daniel riprese fiato a fatica, cercando un modo per ricacciare le lacrime dentro gli occhi arrossati.

«M-mio padre... mio padre mi ha parlato di lei!»

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