01 - Outer Banks

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Leena Pov's:

•Mare
•Birra
•Amici

Cos'hanno in comune queste tre parole? L'Estate.

Sì, la stagione più calda, dove le temperature arrivano alle stelle, sudi in continuazione ma non ti importa perché stai già correndo a tuffarti nuovamente nell'acqua salata con i tuoi amici che sono messi peggio di te per colpa delle troppe birre bevute.

La stagione in cui il sole sembra non calare mai, e quando lo fa ad illuminare la spiaggia ci sarà un enorme falò a cui tutti sono seduti attorno e ognuno si gode il momento.

L'estate, la stagione senza pensieri, preoccupazioni o stress.

Questa magnifica stagione ricca di emozioni era arrivata e per quel che mi riguarda a quest'ora starei in spiaggia con i miei migliori amici, probabilmente ci staremmo spingendo l'un l'altro sulla sabbia o staremmo nuotando a largo.

Eppure da ore ero ben lontana da quelle spiagge e dai miei migliori amici, perché quest'estate sarebbe stata diversa dalle precedenti e così le altre a venire.

Da diverse ore io e la mia famiglia avevamo "abbandonato", per così dire, la città in cui avevamo vissuto fino ad allora cioè Charleston.
Eravamo diretti alle Outer Banks, in isola che alcuni, tra cui i miei genitori, definivano "Paradiso Terrestre".

Due parole che non possono stare insieme nella stessa frase: Il paradiso è qualcosa di magico, surreale e fottutamente perfetto. Così perfetto che gli dèi non lascerebbero mai la loro opera a qualsiasi anima mortale.

Da quel che sapevo ci stavamo trasferendo lì per il lavoro di nostro padre, che era un imprenditore. Ma sapevo anche che per i miei genitori le Outer Banks non erano una novita poiché sono cresciuti lì e solo diciassette anni fa, qualche settimana prima della mia nascita, si trasferirono a Charleston, la città che ora faceva parte del nostro passato.

«Quanto manca ancora?»
La voce roca e assonnata di mio fratello Jamie, mi riportò alla realtà e spostai lo sguardo su di lui che aveva poggiato la testa sul finestrino. I suoi capelli mori erano leggermente scompigliati e le palpebre degli occhi facevano uno sforzo enorme a non cedere al sonno, serrando i suoi occhi azzurri e non come il mare d'estate, no, erano azzurri come un cielo che si prepara ad accogliere una tempesta. Dovevo riconoscere che Jamie era davvero un bel ragazzo, se non fosse per il suo carattere irascibile e impulsivo. Ho sempre pensato che lui avesse dei seri problemi di rabbia.

«Non molto» rispose nostro padre che era alla guida. «Ha detto la stessa cosa un'ora fa» feci notare io provocando una risata generale.

«Il tempo perso vi verrà ripagato, fidatevi» aggiunse dopo nostro padre.
«Lo spero» sussurrai poi a denti stretti tra me e me cercando di non farmi sentire da nessuno.

Nessuno aggiunse altro e ognuno tornò tra i propri pensieri.

Chissà se a quest'ora i miei amici guarderanno l'orizzonte e penseranno a me o se la mia assenza non verrà nemmeno percepita.

Controllai il telefono e nessuno di loro mi aveva ancora scritto, ma decisi di non darmi una risposta troppo affrettata, anche se non mi aspettavo molto.

Osservai fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva e poi guardai un po' più su, verso il sole che illuminava il cielo. Sorrisi pensando che secondo la mitologia Greca era il Dio Apollo che trainava il carro del sole, scortando la stella ardente attraverso la volta celeste.

Tra un pensiero e l'altro qualcosa riportò la mia attenzione. In lontananza c'era un cartello e più ci avvicinavamo e più le parole su esso erano a noi leggibili.

Midnight Rain • Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora