Capitolo 6

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Aprì gli occhi con fatica.

Mi trovavo nel salone di casa mia, sdraiato al centro del pavimento con i polsi e le caviglie legate.
La testa pulsava tremendamente, sentivo il sangue scivolare lentamente lungo la parte destra della faccia.

Ricordavo solo di essere arrivato davanti alla porta e di aver provato ad entrare.

Qualcuno mi aveva colpito alle spalle, legato e lasciato qui.

Sentì delle risate provenire dalla cucina. Non sembravano le voci dei miei genitori o dei miei fratelli.

Non avevo idea di dove fosse finita la mia famiglia, degli estranei mi avevano rapito e i ragazzi ormai erano lontani.

Pensai a Chan, e a tutto quello che aveva fatto per me.
Ero felice che non mi avessero accompagnato, magari avrebbero potuto aiutarmi ma questa situazione li avrebbe solo che rallentati, e chissà magari sarebbero stati anche feriti.

Mi feci coraggio e mi guardai attorno, dovevo trovare un modo per uscire di lì, ma prima dovevo tagliare le corde che mi tenevano legato.

Notai che la casa era rimasta uguale a come l'avevo lasciata due giorni prima, l'unica differenza era la presenza di diverse bottiglie sul tavolino, alcune chiuse e altre aperte.

Scorsi dei cocci di vetro lì vicino. Era proprio ciò di cui avevo bisogno.

Strisciai avvicinandomi a uno di quei frammenti cercando di fare meno rumore possibile. Avevo i polsi bloccati, ma di fatto le mani erano libere.
Probabilmente chi mi aveva legato non doveva essere molto sveglio.

Mi sedetti e afferrai un pezzo di vetro.
Lo avvicinai alla corda dei piedi e iniziai a sfregarlo per poterla rompere.
Nel farlo mi tagliai entrambi i palmi. Sentì la pelle lacerarsi in due e le mani ricoprisi di sangue.
Strinsi i denti, il dolore era allucinante ma dovevo resistere per poter fuggire.

Purtroppo avendomi legato con tre corde ci avrei impiegato un po' di tempo.

Mi mancava pochissimo, solo l'ultimo strato.

Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi.

Mi sdraiai a terra e chiusi le mani, sussultando a causa delle ferite.
Cercai di nascondere il coccio e di far finta di nulla.

Sperai che non mi avrebbero scoperto.

"Ti sei svegliato presto, sono passati solo dieci minuti"
Guardai chi aveva parlato.

Era un uomo non molto alto, aveva i capelli
lunghi e trasandati, legati in malo modo in un codino basso, il volto ricoperto di tagli e la barba malcurata.
Il suo sguardo non prometteva nulla di buono.

Dietro di lui erano presenti altri due uomini, uno grande e grosso, con una cicatrice sull'occhio sinistro e un braccio completamente tatuato, mentre l'altro era magrolino, con i capelli rossi a spazzola e un espressione accigliata.

Indossavano degli abiti rovinati e strappati in alcuni punti, diversi dalle tuniche dei membri della setta che avevano attaccato la scuola.

Quello che aveva parlato si avvicinò a me, chinandosi alla mia altezza.

"Come stai fiorellino?" chiese toccandomi una guancia.
Emanava un forte odore di alcol e tabacco che mi fece venire il voltastomaco.
Probabilmente erano tutti e tre ubriachi. Questo spiegava anche la presenza delle bottiglie di alcolici.

The lost land //JeongchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora