I neri tunnel del destino. Un nome altisonante per un dungeon inutile. Non serve per aumentare velocemente di livello e di affinare le proprie abilita, di conoscere differenti specie di mostri e non si trovano oggetti particolarmente rari. Questo dungeon è formato da un semplice agglomerato di caverne collegate tra loro, è presente un'unica uscita. I mostri che compaiono all'interno sono pochi e deboli: otto Goblin e due lupi che ricompaiono ogni quindici minuti, raramente uno o due Goblin si evolvono in Hobgoblin aumentando il livello di difficoltà. Gli avventurieri che perdono la vita in questo luogo sono davvero pochi proprio perché il grado di difficoltà è bassissimo. Quindi perché lo scalcinato duo è in questo luogo? Per raccogliere orecchie di Goblin, il loro valore è basso, un paio si vendono a una moneta di rame però una gran quantità di queste orecchie, se fatte essiccare, si possono ridurre in polvere e utilizzarla come base per la pozione d'incantamento.
Appena entrati troviamo una caverna sulla destra e ci addentriamo circospetti tenendo le torce alte per illuminare il più possibile. C'è caldo, il luogo è tanto umido e la pelle mi si bagna subito di sudore, gli stivali di cuoio scricchiolano sul pavimento liscio mentre il nostro respiro rimbomba. «Shag... cosa ti aspetti che troveremo?» domando tentando di non far tremare la voce.
«Non so cosa aspettarmi... Go-za'ar non ci ha detto nulla se non di portargli quante più orecchie di goblin possibili.» Mi fa cenno di zittirmi e indica la stanza che è davanti a noi. Lancio all'interno la torcia e guardo il riverbero del fuoco sulle pareti. Alziamo i due pugnali e ci lanciamo in avanti all'interno della stanza. Mi tappo la bocca con una mano e trattengo un conato di vomito: a terra al centro della piccola grotta c'è un goblin morto, è diviso a metà e la parte superiore è spostata rispetto a quella inferiore seguita da una scia rossa come se l'essere fosse ancora vivo e cercasse di fuggire dal destino. Una grossa chiazza scarlatta si espande sul muro opposto all'ingresso. «Cosa pensi che sia successo qui?» mi domanda preoccupato.
«Direi che qualche essere particolarmente potente o feroce lo ha fatto a pezzi... probabile che sia andato in profondità della caverna...» e mi rendo conto di quello che ho appena detto in maniera così cinica... «i-in profondità? Maledizione!» tiro un calcio alle gambe del goblin.
«Per il momento gli taglio le orecchie poi vediamo il da farsi» si china sull'esserino privo di vita e con la mano tremante gli taglia le orecchie alla radice. Intanto mi metto a esplorare la stanza in cerca di altre tracce, le pareti sono friabili e potrebbero ferire un incauto avventuriero che ci sbatte contro però non trovo segni di passaggio di qualche grossa creatura. «Qui ho finito Jiasyfy» mi si avvicina con le orecchie strette nel pugno e me le porge «puoi metterle nella tua scarsella?» Annuisco e le prendo, non ci sono tracce di sangue, significa che la creatura è morta da tanto. Soprattutto manca una cosa essenziale di cui ci ha messo a conoscenza Gozza: la polverizzazione della materia organica. Ok, ammetto di non sapere assolutamente cosa significhi ma, da quanto ci ha detto l'orco, è un processo che riguarda tutte le creature dei dungeon una volta morte: il loro corpo viene assorbito dal dungeon stesso permettendogli così di riutilizzare la materia per poter generare altre creature. In questo luogo le creature si rigenerano velocemente quindi già dai primi minuti dopo la sconfitta si può vedere questo processo di disfacimento che si arresta solo quando un pezzo si stacca dal corpo o se viene staccato da qualunque superficie del dungeon. Questo orecchio non presenta il minimo segno di questo processo, significano due cose una più preoccupante dell'altra: la prima è che il goblin è entrato dall'esterno e ci ha lasciato le penne o -la più preoccupante- che si è infilato qualcosa di talmente potente nel dungeon da bloccarne i normali processi rigenerativi. «Shag... sta all'erta.» Ripongo il mio pugnale alla cintura e le orecchie nella sacchetta che tengo il fianco per prendere l'arco e incoccare una freccia, con la coda dell'occhio noto che anche lui ha estratto la sua arma principale, una sciabola corta incantata regalatagli da Gozza. Abbiamo sentito entrambi un basso ringhio provenire dalla stanza accanto. Alziamo le armi e avanziamo. Quello che abbiamo davanti è un corridoio lungo, liscio e vuoto. Sentiamo ancora il basso ringhio ma a causa del riverbero strano non riesco a capire da che parte arrivi, infatti c'è uno stretto passaggio davanti a noi e uno più ampio sulla destra. Guardo il terreno, non c'è nulla se non del ghiaietto fine, nessuna traccia di passaggio. «È strano, molto strano. Speravo che il nemico potesse lasciare segni sul suo percorso ma non vedo nulla. Il fatto è che... credo che abbia volato a questo punto o che sia un Ghast o un non-morto incorporeo» guardo il mio compagno e un altro ringhio ci circonda rimbalzando sulle pareti.
«Sei riuscita a capire da dove arriva?» mi sussurra con la voce tremante.
Stringo i denti e affino il più possibile l'udito, cerco di concentrarmi solo sul suono basso e sordo. Dopo qualche secondo spalanco gli occhi «È davanti a noi. Credo... non ne sono sicurissimo ma sembra venire da là» non sono sicura di quello che ho detto, in qualunque caso prima o poi lo avremmo dovuto incontrare comunque.
«Andiamo a destra? Prima è meglio esplorare, magari troviamo qualcosa che può tornare utile contro qualunque tipo di creatura ci sia in giro.
«Approvo. Andiamo» alzo l'arco e mi giro verso la stanza di destra, Shag silenziosamente mi passa davanti e solleva la torcia sventolandola. Entra nella stanza mentre il fuoco fa degli strani giochi d'ombra, il ringhio si affievolisce e ci troviamo nel silenzio quasi totale. I nostri stivali di cuoio smuovono la polvere e il terriccio lasciando una serie d'impronte facilmente rintracciabili. Davanti a noi non c'è nessuno, lo vedo grazie alla mia abilità di scuro-visione però noto un segno strano sul muro davanti a noi sulla sinistra. Faccio cenno a Shag di andare verso quella direzione. Sta in guardia e si avvicina cauto, ci troviamo davanti a un murale di un dragone ormai sbiadito, le fauci spalancate del drago rosso eruttano fiamme arancioni contro a figure di uomini armati di spade, i colori degli stendardi sono spariti da tempo però sembrano essere tutti umani della stessa razza o almeno così posso capire dai loro lineamenti. «Secondo te cosa significa?»
«Non ne ho idea...» cosa ci fa un murale del genere in un luogo frequentato da principianti?
«Jiasyfy... cosa c'è la avanti?» indica con la torcia più in profondità nella grotta. Stringo gli occhi a due fessure e aguzzo la vista, vedo una sagoma ma non riesco a capire. È a ridosso della parete.
«Avviciniamoci» tengo l'arco pronto. Sono preparata a trafiggere un qualunque pericolo ci si pari davanti vivente o no. È un pozzo di pietra, i mattoni messi a circolo e tenuti insieme da calce. La struttura è semplice, una torretta alta meno di un metro, non c'è il supporto per la corda né un secchio. Ci avviciniamo guardinghi e raccolgo un sasso da terra, guardiamo nel pozzo e non vediamo nulla. Lancio il sasso e conto i secondi che passano prima di sentire il tonfo. «Otto secondi... dobbiamo sperare di non caderci dentro.»
«Perché hai contato il tempo?»
«Per capire la profondità»
I suoi occhi s'illuminano. «Non sapevo che si potesse fare, che cosa stupenda.» Avvicino l'indice alla bocca nel gesto universale del silenzio, voglio sentire se qualche creatura ha reagito al rumore. Nulla. Ci guardiamo intorno e non notiamo nient'altro di rilevante se non un cambio "repentino" dell'ambiente: le pareti non sono più lisce ma più ruvide e ci sono molte più colonne di roccia.
«Torniamo indietro. Voglio esplorare il resto della grotta e... di certo non possiamo tornare indietro con solo due orecchie di goblin. Go za'ar ci ucciderebbe se lo facessimo ahah...»
«Andiamo» solleva la torcia e fa strada. Passiamo davanti al dipinto del dragone e gli getto un'ultima occhiata. "Un giorno scoprirò il tuo significato." Torniamo indietro e andiamo verso il basso ringhio che ancora rimbomba tra le pareti. Avanziamo piano, lui davanti con la torcia alta, io con la freccia incoccata. Guardiamo lo stretto passaggio che porta verso la creatura ringhiante, Shag stringe i denti e lancia in avanti la fiaccola. Illumina il percorso e cade nella stanza facendo guaire di sorpresa la creatura. Scattiamo seguendo la luce e ci troviamo davanti a un lupo accasciato in una pozza di sangue e un altro che è indietreggiato verso il passaggio che porta alla stanza successiva, ringhia prima contro la torcia poi contro di noi. Rapida lascio la corda dell'arco e la freccia sibila colpendolo tra gli occhi. Non riesce a capire cosa sia successo e crolla a terra senza un rumore. Ci avviciniamo ognuno a un lupo pronti a colpire se si fossero dimostrati ancora una minaccia. «Ehi Jiasyfy... questo qui ha delle ferite recenti» indica il lupo a terra col pugnale «sembra che lo abbiano malmenato molto negli ultimi giorni.»
Guardo quello che ho abbattuto e noto molti tagli che hanno appena iniziato a rimarginarsi, profondi e alcuni, se non curati in fretta sarebbero stati letali. «Sembra che qualcuno li abbia messi qui apposta e obbligati a rimanere: con delle ferite del genere sarebbe dovuto scappare dal dungeon invece è indietreggiato di poco anche davanti al fuoco.»
«Hai qualche idea di cosa possa significare?»
«Credo che...» un forte rumore arriva dall'altra stanza, due voci ben distinte, non capisco cosa dicono però sembrano avvicinarsi. «Shag! Metti la spalla sotto alle zanne del lupo. Fingi di essere morto» gli ordino mentre mi sdraio accanto all'animale che ho abbattuto.
«Ma cosa?»
«Zitto, fallo e basta!» mi sdraio e aspetto.
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In Den Kerker
FantasíaLe avventure di un'elfa e dei suoi pards. Una squadra scalcinata che dimostrerà che non bisogna necessariamente seguire tutti i canoni per fare strada