Imprevisto-Charles Leclerc

Epilogo-Dune

Gp del Bahrein, 2023

Wake up every morning with you in my bed,
That's precisely what I plan to do.

Elena

Sembrava passata un'eternità da quando avevo iniziato il mio tirocinio proprio in Bahrein.

Eppure, era passato soltanto un anno da allora e adesso, eravamo di nuovo a Manama per il primo Gp del 2023.

Credevo che avrei passato unicamente un anno in Ferrari, invece la situazione aveva preso una piega inaspettata.

Innanzitutto, mi ero laureata con una tesi sul ruolo dell'interpretazione nel mondo del motorsport ed ero anche riuscita ad ottenere il massimo dei voti.

Ma non solo, la Ferrari aveva deciso di assumermi ufficialmente come interprete e io ne ero incredibilmente felice.

Speravo, quindi, che questo nuovo inizio potesse segnare anche una rinascita per la Ferrari.

Binotto non era più Team Principal della scuderia, che era stata affidata a Vasseur e la macchina sembrava essere migliorata rispetto all'anno appena passato.

La realtà, però, ci aveva sbattuto un'enorme porta in faccia: le prestazioni della vettura erano state inferiori alle aspettative.

Charles, infatti, era terzo quando il motore aveva perso potenza e la sua macchina si era fermata a metà della gara.

Il predestinato, che più di me ci aveva creduto, era uscito indiavolato da quella monoposto e nessuno era riuscito a confortarlo.

Nemmeno io, nonostante il grande evento che ci attendeva la sera stessa e che non potevamo rimandare.

Il ricordo di come eravamo arrivati a quel punto, però, riportò il sorriso sulle mie labbra nonostante tutto.

La settimana scorsa, durante i test in Bahrein, ero stata caricata su una Jeep da Sir Lewis Hamilton e portata nel deserto.

Il sette volte campione del mondo mi aveva sequestrato direttamente al muretto box della Ferrari e mi aveva chiesto di fare silenzio e seguirlo semplicemente.

L'idea non mi era piaciuta per nulla tant'è che avevo protestato:
《Scusa ma chi ti credi di essere? 》

《Potrei darti mille risposte a questa domanda, darling. Ora, però, preferirei ti limitassi a seguirmi, siccome sono qui per conto di un amico e non hai altra scelta che fidarti. 》rispose lui sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

Decisi di dargli retta, in quanto sembrava sincero e così, mi ritrovai con lui su una Jeep ad affrontare un interminabile tragitto nel deserto.

Non avevo idea di dove mi stesse portando, ma ero totalmente rapita dalla vista delle dune di sabbia intorno a me.

Quando fermò l'auto e mi fece scendere, la situazione precipitò ulteriormente perché mi chiese di mettere una benda sugli occhi.

Lo guardai in cagnesco, ma il sorriso che mi rivolse mi convinse della sua buona fede.

Indossata la benda mi guidò, sentivo il Sole scottarmi le guance e i miei passi erano incerti in quella meravigliosa sabbia dorata.

Procedevamo in silenzio quando di colpo si fermò e disse:
《Togliti la benda e segui le lanterne. 》

Eseguii le sue istruzioni e iniziai a seguire una fila di lanterne che illuminavano perfettamente un sentierino nell'imbrunire della sera.

Le lanterne sembravano non terminare mai, finché non le vidi iniziare a incurvarsi e formare un disegno sulla sabbia.

Ci misi un attimo a realizzare cosa rappresentassero e soprattutto a notare che nella sabbia c'era una scritta.

Le lanterne formavano un cuore e al suo interno sulla sabbia era scritto:
《Mi vuoi sposare? 》

Stavo per piangere quando Charles sbucò alla mia sinistra e mi prese le mani, quasi avesse paura che potessi svenire da un momento all'altro.

Solo dopo essersi assicurato che fossi ben salda sulle gambe, si inginocchiò davanti a me e tirò fuori una scatolina azzurra dalla tasca dei jeans.

Non riuscii a trattenere una lacrima di gioia quando Lord Perceval aprì la scatolina e mi disse:
《Milady, penso sia già abbastanza chiaro cosa sto facendo e spero di non averti colto troppo di sorpresa. Ho capito che sei la donna che voglio al mio fianco per la vita, per cui Elena Fabbri, vuoi diventare mia moglie? 》

Mi gettai fra le sue braccia a terra e fui capace di rispondergli solo annuendo con la testa.

Lo baciai e lasciai che fossero le mie labbra a raccontargli le parole che mi erano rimaste incastrate in gola.

E così stavo per diventare sua moglie, il grande evento che ci aspettava proprio dopo il primo Gp della stagione era il nostro matrimonio e in tutto ciò, Charles era terribilmente deluso.

Lo andai a cercare pensando si stesse deprimendo a causa della gara, ma il come lo trovai mi sorprese immensamente.

Sorrideva come uno scemo al suo riflesso nello specchio, indossava già il completo e quando mi vide il suo sguardo si illuminò.

《Elena, che ci fai qua?
Manca pochissimo, devi correre a prepararti. So che la sposa deve arrivare in ritardo ma io non ne posso più di aspettare, non vedo l'ora che tu sia la signora Leclerc. 》era felice e un pizzico ansioso, lo capii dal suo linguaggio del corpo.

Tirai allora un sospiro di sollievo e gli risposi:
《Hai perfettamente ragione, predestinato. Però, prima che vada credo di meritarmi un bacio d'incoraggiamento, sai per conferma che non sto sbagliando a sposarti. 》

In risposta mi attirò a sé e mi zittì con un bacio, facendomi danzare mille farfalle nello stomaco.

Mi staccai da lui controvoglia e andai a indossare l'abito che avevo scelto per la cerimonia: un bellissimo abito bianco con uno lungo strascico impreziosito da fiori in pizzo.

La mia migliore amica mi aiutò ad indossarlo; era venuta apposta dall'Italia insieme alla mia famiglia, non appena l'avevo chiamata in lacrime dopo aver ricevuto la proposta.

Stavo, dunque, per sposare Charles Leclerc, il pilota di F1 che mai avrei dovuto considerare per concentrarmi sul lavoro e che, invece, mi aveva rubato il cuore.

Percorsi gli ultimi metri che mi separavano da Charles e sentii il cuore esplodere dalla gioia.

Poco dopo, ci scambiammo gli anelli e io ricominciai a respirare solo quando ci baciammo e sentii tutti i presenti applaudire.

La nostra storia d'amore era nata da un imprevisto o forse eravamo destinati l'un l'altra da sempre e dovevamo solo incontrarci.

E ora che i nostri sogni si erano mescolati ed erano diventati un tutt'uno, eravamo pronti a realizzarli tenendoci per mano.