11: Bacio.

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EMANUELA'S POV

Giulio si alzò dal divano per dirigersi nel bagno. Io intanto inviai la posizione dell'albergo ad Davide e gli dissi che mi accompagnava Giulio anche se non sapevo se poteva, ma non mi interessava lui mi aveva portata in quell'albergo e lui mi riportava a casa, anche se sarei rimasta tutta la vita lì con una persona che conoscevo da 6 anni e lui appena da 3 giorni. Mi alzai e andai nella camera da letto, faceva troppo caldo con quella maglia così decisi di prendere qualcosa di più corto e più sottile, impresa impossibile nella valigia di Giulio. Trovai una maglia da basket ed esultai tra me e me. Appoggiai la maglia sulla sedia dietro di me e andai vicino alla finestra a vedere il mare, quanto era bella Napoli. Indietreggiai di qualche passo e mi tolsi la maglia e prima di prendere l'altra maglia iniziai a vedermi i calzini con la marijuana, lo stile di Giulio era simile al mio. Quando sentii una mano sul fianco e il petto di Giulio attaccato alla mia schiena, qualcosa al ventre iniziò a bruciarmi e al suo respiro sul mio collo alzai la testa.
Giulio: per favore mettiti questa maglia prima che non mi controllo.
Arrossii di colpo a prendere la maglia, una volta messa mi appoggiai al letto coprendomi il volto con le mani.
Io: che figura, mi sono dimenticata di chiudere la porta.
Giulio: scusa me che sono entrato senza preavviso.
Io: ma che ne sapevi che mi stavo cambiando, uff.
Giulio: immagina che eri in costume, chiunque ti avrebbe potuta vedere no?
Mi sorrise e non ce la facevo a vedere quel sorriso così vicino al mio, Giulio era molto diverso da come dimostrava. Gli rivolsi un sorriso.
Giulio: non devi sorridermi.
Io:perchè?
Giulio: manu tu hai qualcosa che mi sta facendo impazzire, neanche con Giulia sentivo quello che provo quando mi sei vicina e quando questa notte ti sei calmata una volta avvicinata a me, avrei fermato il tempo.
Io: Giulio non dire così, per favore io non sono nessuno, non sono mai stata qualcuno, non riusciresti mai a stare con una come me, e poi mi conosci appena da tre giorni.
A quelle parole una lacrima mi rigò la guancia.

GIULIO'S POV: 

Stava piangendo, avanti a me, non era così dura come mostrava il suo aspetto esterno, un po' come me, anzi proprio come me. Non sopportavo a vederla così male. Mi avvicinai e le asciugai la guancia.
Io: non devi pensare questo di te, hai qualcosa di speciale dentro, l'ho capito dal primo momento che ti ho vista e non dire che non è vero, io ad esempio se non avevo il rap non ero un cazzo di niente. Ok, magari hai ragione, ci conosciamo da appena tre giorni, ma non è colpa mia, non voglio trattarti da troia né tanto meno usarti e questo era l'unico momento adatto per dirtelo.
Le alzai la testa e cacciò un piccolo sorriso, la mia mano era ancora ferma sotto la sua mandibola. Se non lo facevo ora non lo potevo fare mai più, tra poco se ne doveva andare e per quel poco che l'avevo conosciuta già non potevo fare più a meno di lei. Mi avvicinai e le sfiorai le labbra per cercare approvazione e quando mi staccai prima di allontanarmi lei appoggiò le sue labbra sulle mie e mise le sue mani sul mio collo. Sentii bruciare lo stomaco forte, ma era un bruciore stupendo. Appoggiai la mia mano sul suo fianco per farle capire che doveva alzarsi, ma senza mai staccare le mie labbra dalle sue, la accompagnai contro il muro e appoggiai il mio petto al suo, a quel punto inarcò la schiena facendo dei nostri corpi un unica cosa. Le nostre lingue si univano così bene insieme, sembrava come un ballo della vita o della morte, ma con lei avrei preferito l'inferno che il paradiso senza lei. Si staccò da me e mi rivolse un sorriso leggero che mi fece salire al settimo cielo, mi abbracciò e ricambiai l'abbraccio stringendola forte.
Io: tu sei stata mia dal momento che sei entrata nella stanza per farti firmare il CD.
Le dissi sotto voce nell'orecchio e come risposta mi strinse ancora più forte.

-continua-

Beautiful disaster || LOWLOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora