9. La casa

114 13 22
                                    

Mor

Hawk mi guidava tenendomi stretta per mano mentre la mia curiosità cresceva.
Mentre avanzavamo ad Hawk scappò un risolino di eccitazione.
«Ci siamo quasi...»
Hawk mi fece fermare sul posto, a parte il sudore c' era un odore nell' aria che non riuscivo ad identificare, Hawk si allontanò un attimo e mi ripromise di levarmi presto la benda.
Lo sentii sistemare e maneggiare qualcosa, il suono arrivava in lontananza, mi concentrai su ogni minimo rumore o sensazione che potessi percepire, in lontananza, più o meno dal fondo, sentii dei passi decisi opposti alla mia posizione. Altri passi, stavolta di un' altra persona che si avvicinava piano.
Hawk ridacchiò di nuovo, incontrollatamente felice di avermi portata in quel posto che dovevo ancora vedere.
La benda cadde a terra e la luce mi fece socchiudere gli occhi.
Davanti ai miei occhi avevo un' enorme atrio che dava subito al salotto e alla cucina uniti, un' enorme divano bianco si trovava al centro, proprio accanto le scale in legno non troppo larghe o ristrette, mentre più in là si trovava un' ampio angolo cucina molto semplice e sempre là vicino un tavolo davvero enorme che contava non sapevo quanti posti, lo spazio era illuminato e tra un angolo e l' altro spuntava qualche piantina e piccoli scaffali con dei libri, era semplice, dannatamente semplice eppure un luogo che trovai subito meraviglioso, sapeva di intimo e di vissuto, di confortevole.
Hawk mi prese per mano e mi accompagnò davanti a una porta scorrevole in legno che si confondeva con le pareti e l' ambiente.
Delle scalinate portavano sotto terra, inarcai un sopracciglio.
«Non succede quasi mai che la casa sia silenziosa, chiediti perché»
Lo guardai, provando a capire cosa ci fosse giù per le scale.
Hawk mi sorrise e iniziò a scendere, un po' ditubante lo seguii a ruota, internamente cuoriosa.
Finite le scale spalancai la bocca.
Una stanza enorme, nel vero senso della parola, era tappezzata da ogni genere di oggetto sportivo che potessi immaginare. A risaltare al mio occhio furono subito i sacchi da boxe sparsi in modo armonico e ordinato per la sala. Al centro della stanza si situava un rialzo dove probabilmente avvenivano gli scontri, mentre una parete distinta dalle altre, completamente nera, spiccava verso la mia sinistra, da quella distanza riuscii a scorgere varie lame affilate, alcune in legno e arrotondate, un paio d' archi nel fondo della stanza, e dall' altra parte macchinari basici che si potevano trovare in palestra.
Provai a studiare tutto l' ambiente e cosa conteneva in pochi istanti, ma sicuramente mi erano sfuggite varie cose.

«Benvenuta, Mor.»
Logan mi accolse con il suo solito tono pacato accompagnato da un sorriso gentile.

Tutto quello era... Stravolgente, ed elettrizzante.

La stanza era molto ampia ed era sui toni del nero, del bianco e del grigio, mi piaceva molto.

Un ragazzo dai capelli castani e pieno di lentiggini si avvicinò a me e mi osservò per lungo tempo.

Hawk mi strinse un po' più a sé.

Il ragazzo mi studiò meglio e poi sorrise.

«Mor? Avevano detto che eri tornata»

Quelle lentiggini e i capelli dolcemente castani mi ricondussero solo a una persona.
«Jack?»
Dio, aveva almeno venti centimetri in più.
Mi prese in braccio e mi fece roteare, a quanto pare non aveva perso il suo essere frizzante, l' unica cosa che non era cambiata.
«Oh mio Dio!»
Si fermò e mi guardò meglio.
«Sei così bella! E sei cresciuta tantissimo, non sembri neppure tu!»
Io, non lui, io.
Gli feci un mezzo sorriso.

Logan sorrise a quella vista.
«Piano piano riincontrerai tutti, sarà magnifico credo»

Hawk si allontanò e Logan mi spinse gentilmente in un lato in disparte della stanza insieme a lui.
I miei occhi saettarono sulla pedana che era già stata occupata, un combattimento corpo a corpo era in corso.
Vidi due teste, una ricoperta da capelli corvini e una da capelli argentati.
Eron.
Sussultai nel vedere quanto fosse agile, lo osservai come rapita, studiai rapita come i due corpi creavano una danza unica nel tentativo di ferirsi e fermarsi l' un l' altro.
Eron non dimostrava forza nei suoi movimenti o attacchi, aveva un corpo muscoloso e fine più che massiccio, a primo impatto poteva sembrare inconsistente e asciutto ma in realtà riuscivo anche da quella distanza a intravedere i muscoli definiti delle spalle e delle braccia, il ventre piatto eppure scolpito, aveva un corpo longilineo che però scaturiva energia e potenza da ogni spigolo.
Il corpo dell' altro ragazzo era molto simile al suo ma Eron lo superava in altezza.
«Chi è l' altro?»
Proprio in quel momento intravidi due occhi a mandorla color carbonio.
«Loid»
Loid puntava sulla forza, sull' energia dei suoi colpi, ma si affaticava troppo.
Eron invece sembrava leggero, eppure deciso, il suo corpo era flessibile e all' apparenza quasi impossibile da spezzare, era dannatamente veloce in ogni movimento.
Quando Loid riuscì per poco a dominarlo sussultai, inibita e stregata da quel combattimento.
Loid tirò un calcio alto e per un istante pensai che avrebbe davvero colpito il lato destro del volto di Eron precedentemente messo in una posizione di svantaggio, ma un' attimo dopo gli afferrò la gamba e lo fece volare dall' altra parte del ring.
Restai a bocca aperta dalla velocità di quello scontro, da tutto ciò che avevo visto.
Poi entrambi sparirono ed io mi voltai verso Logan che già mi guardava con un sorrisetto consapevole.
«Come primo scontro corpo a corpo e impressione non mi sembra scadente, penso che tu condivida questa osservazione»
«Beh... Si, è stato assolutamente...»
Mi mancarono le parole.
Logan fece un ghigno
«Capisco»
Un' altro ragazzo, stavolta biondo, salì sul rialzamento al centro della sala accompagnato da Hawk.
Li osservai anche stavolta, rapita dal combattimento corpo a corpo.
«Come nasce questo posto?» gli chiesi.
«Beh, questo posto c' è sempre stato in realtà, non era così, certo, ma qui si allenava mio padre e qui ho iniziato ad allenarmi io.»
Mi indicò il muro tappezzato da armi
«Ovviamente non ci allenavano così intensamente e con le armi, ma mio padre teneva molto a questa forma di educazione, attraverso l' attività e gestione fisica si ottiene parte della gestione mentale»
Distolsi lo sguardo dalla pedana e osservai Logan che non distolse lo sguardo, capii da come guardava lo scontro sulla pedana che era un qualcosa di quotidiano, eppure essenziale per la sua vita, quel posto era casa sua.
«Ciò che diceva mio padre è diventato lampante quando sono arrivati Hawk ed Eron, loro hanno ristrutturato tutto, ovviamente col mio aiuto e quello degli altri.»
Dopo quelle parole sentii il suo sguardo addosso.
«Sai quando non senti più il controllo su te stesso, ti senti perso, e non in modo piatto, ma in modo violento? Hawk era così»
Restai spiazzata dalle sue parole, ma non stupita, tutti potevano diventare in quel modo, soprattutto il ragazzino che conoscevo, che per quanto di buon cuore, aveva un' animo dirompente, una fiamma implacabile nel petto che poteva essere come bruciare.
«Molti di voi non hanno trovato nessuno e alla maggiore età non avevano neanche più un letto, siamo una famiglia.»
Il mio sguardo saettò nel suo, le sue parole mi provocarono una forte scossa a livello emotivo.
«Siete una famiglia» dissi io, ripetendo le sue parole che tanto mi sconvolsero.
«Si» serrò le labbra
«Ne sono felice» dissi con voce rauca, era così giusto e l' unica parola esatta da pronunciare era finalmente.
«Tornando al discorso, solo tu puoi immaginare come si sentano dei ragazzi con questi precedenti, cosa possano avere in testa, tu lo hai vissuto
Si, rumore assordante che si sarebbe placato a volte ma che mai se ne sarebbe andato, confusione al più piccolo respiro fatto, non accettazione di ciò che avevamo vissuto.
«Io non potevo immaginarlo, ma potevo aiutarli e quindi ho deciso di avere questa famiglia. Hawk è stato il primo a trovare rifugio in questo posto, il primo che è riuscito a creare un angolo mentale di quiete tramite tutto questo, forse ama questo posto più di me, quasi. Poi lo ha fatto Eron, silenziosamente e direi magnificamente. Hawk è movimento, energia e forza, Eron invece è equilibrio, decisione e dinamica» dal suo tono sentii tutta l' ammirazione che provava per entrambi, che iniziò a pompare lievemente anche dentro di me.
«Questo è il nostro spazio personale per il corpo, e per questa» indicò con un dito la sua testa.
«E ovviamente tu puoi usufruirne quando vuoi.»
Osservai i suoi occhi neri come la pece e i suoi capelli del medesimo colore, lo osservai con gratitudine, Logan mi stava accogliendo, dando una possibilità e includendo automaticamente in tutto quello che aveva e che era importante, in un nucleo più grande di me.
«Grazie, davvero»
Semplicemente mi sorrise.
«Di nulla.»

In the ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora