ONLY ONE (SHOT)

ELEVATOR (P.JM.)

Oggi è il mio primo giorno di lavoro in un importatore studio televisivo.
Mi chiamo Amber, ho 25 anni e sono una make up artist. Lavoravo in un importante salone di bellezza a Roma ma mi sono licenziata subito dopo che il mio titolare ha pensato bene di ficcarmi la lingua in gola a fine turno. Si è sentito libero di farlo solo perché, per arrotondare, la sera lavoro per un sexy call center e faccio sesso telefonico con vari clienti ignari che li intrattengo vestita con un maxi pigiama felpato e spesso pure con i bigodini in testa. Che idioti.
Il giorno dopo il fattaccio mi ha chiamata in ufficio. Credevo che mi avrebbe chiesto scusa e invece...

Flashback

- oh.. signorina Swan.. si accomodi..

Mi sedetti sulla sedia in attesa delle sue scuse. Tenevo le braccia e le gambe incrociate e completavo il tutto con una bella espressione incazzata. Non volevo che potesse fraintendere niente.

- bene.. veniamo al punto.. quello che è successo ieri non è stato dettato dal caso. So che lei si intrattiene per lavoro al telefono in modo diciamo..... ambiguo..... ho creduto scioccamente che potesse fare lo stesso con me.
- quello che faccio dopo il mio turno non sono affari suoi e se vuole che faccia lo stesso con lei farà come tutti gli altri, chiamerà il numero e io risponderò.
- e se invece io volessi intrattenermi con te senza il telefono di mezzo? Potrei pagarti parecchio..
- non se ne parla..

Mi alzai subito e andai verso la porta. La aprii ma lui da dietro la richiuse subito. Mi girai verso di lui e lo fulminai con lo sguardo.

- ma che cazzo fai?

Mi imprigionò alla porta tra le sue braccia e mi guardò minaccioso.

- non sono stato abbastanza chiaro. Io non sono come gli altri tuoi clienti, io sono più importante. Se non ci stai troverò il modo per licenziarti e ti farò terra bruciata intorno così vedremo come farai a lavorare.

Detto questo si leccò le labbra talmente con volgarità da farmi venire i conati, reagii subito e gli diedi una bella ginocchiata alle palle. Dopodiché aprii la porta e mi tolsi la divisa del salone.

- vaffanculo stronzo..

Lui tentò di rincorrermi ma si fermò sulla soglia dell'ufficio quando notò che tutti lo stavano guardando.

- COME TI PERMETTI DI COMPORTARTI COSÌ. NON METTERAI PIÙ PIEDE NEL MIO SALONE E NEMMENO NEGLI ALTRI. RACCONTERÒ A TUTTI QUELLO CHE FAI.

Per tutta risposta mi girai verso di lui e gli mostrai il dito medio prima di uscire gloriosa da quel posto.

Fine flashback

Ripensare a quel momento mi faceva rimanere ancora stupita da come si era comportato. Padre di famiglia, marito esemplare... Sì, esemplare dei miei coglioni. Scossi la testa in segno di disapprovazione e sospirai.
Mentre pensavo a tutto questo, stavo facendo le valige. Già, il padre di famiglia ecc.. ecc.. mi aveva davvero fatto terra bruciata intorno e mi ero ritrovata a lavorare come truccatrice per i matrimoni o feste in genere. Non era quello a cui aspiravo. Quello che volevo, che desideravo come professionista, era lavorare per qualcuno di importante. Essere la make up artist di un personaggio famoso o lavorare per qualche regista famoso, insomma.. i miei sogni erano di un certo livello. Fu così che decisi di partire per l'America. Volevo propormi a qualche canale televisivo importante ma sapevo benissimo che prima avrei dovuto iniziare dal basso. Iniziai a lavorare per un salone di bellezza abbastanza affermato. Si trovava all'interno di un palazzo all'ultimo piano. Spesso arrivavano delle celebrità e ormai avevano preso l'abitudine di richiedere me. Fu così che una signora abbastanza famosa nell'ambiente mi fece una proposta allettante.

- ormai è un po' che ti tengo d'occhio sono sicura che saprai farti valere.
- non so che dire.. la ringrazio..
- oooh non ringraziarmi.. sei brava e si vede, solo tu riesci a togliermi vent'anni con un po' di cipria e un rossetto. La prossima settimana ti aspetto agli studi.. ti farò preparare il pass e il contratto.
- va bene allora, grazie mille..