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Miran

Mi trovo in un letto che non è il mio. Cerco di svegliarmi, ma non riesco. Ieri sera ho bevuto parecchio e ho anche fatto uso di cocaina. Probabilmente, se mio padre mi vedesse in queste condizioni, mi prenderebbe a calci nel culo.

Riesco ad aprire gli occhi. Sento una mano toccare il mio petto nudo e mi accorgo che accanto a me c'è una bionda di cui non ricordo il nome, nuda e coperta da un misero lenzuolo.

Decido di alzarmi e sedermi. La luce filtra dalla grande finestra, così socchiudo gli occhi. Sento la gola secca, ho bisogno di bere. Raccolgo i miei boxer e li infilo. Nel frattempo, il telefono squilla e rispondo: «Dimmi, Mic.» Sento la bionda mormorare qualcosa, ma non le do retta.

«Fratello, sei ancora con la bionda di ieri sera?» domanda ridendo.

«Sì, cosa vuoi?» dico irritato.

«Tuo padre ti cerca.»

Grandioso.

«Devi essere qui tra meno di un'ora.»

«Sto arrivando.» Chiudo la chiamata, mi rivesto con i vestiti della scorsa notte che sanno di alcool e puttane.

«Buongiorno» sento dire alle mie spalle. Non mi volto ed esco dalla stanza. Mi affretto a salire sulla mia R8, metto in moto e parto.

Dopo cinque minuti arrivo a casa mia e corro in bagno a farmi una doccia fredda per riprendermi. Fortunatamente non ho ancora incontrato mio padre, altrimenti mi sarei dovuto sorbire una bella ramanzina.

Esco dalla doccia, prendo un asciugamano e lo lego alla vita. Vado in camera e mi vesto, indosso un pantalone largo di una tuta grigia e una maglietta attillata nera che aderisce perfettamente ai miei pettorali.

Scendo le scale con i capelli ancora umidi e trovo mio padre, mio fratello Ali e mio cugino Mic.

«Buongiorno, papà» dico ad alta voce.

«Ah, eccoti qui.»

«È successo qualcosa?» domando.

«Non è successo niente, Miran.» Sembra troppo tranquillo; sicuramente è successo qualcosa.

«Volevo complimentarmi per il lavoro che stai svolgendo. Lo spaccio sta andando bene e la clientela nei locali aumenta di giorno in giorno. I soldi sono aumentati, gli affari vanno bene.» Fa una pausa. «Sono fiero di te.»

«Grazie, papà» dico. «Ma c'è qualcos'altro sotto, vero?»

Mi sorride. «È arrivato il momento di sposarti e di mettere la testa a posto.»

Annuisco. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento.

«Con chi vuoi che mi sposi?»

«Stavo pensando a tua cugina Reyyan. L'ho rivista qualche giorno fa, è diventata una bellissima ragazza, sarebbe perfetta per te.»

«Ma è mia cugina.»

«E allora? Anche io e tua madre siamo cugini.»

«Cazzo, papà, a differenza vostra, noi siamo cresciuti insieme, è come una sorella per me.»

«Pff, credimi, se solo vedessi com'è diventata, non la guarderesti più come una sorella.» Mirko sogghigna. Gli rivolgo un'occhiataccia e lui alza le mani in segno di difesa.

«E poi sono anni che non vi vedete.»

«Tuo fratello cosa ne pensa?»

«Ancora non gliene ho parlato. Domani andremo a casa sua e ne parleremo.»

«Pensi che accetterà?»

«Oh sì, accetterà. Sarebbe un ottimo accordo: gli affari aumenteranno e le famiglie si uniranno come un tempo. Ah, e domani sarà anche il diciassettesimo compleanno di Reyyan.»

«Va bene.»

«Ora vado, ci vediamo dopo.» Si alza e se ne va.

Reyyan

Ogni volta che mi affaccio da questa finestra mi sento terribilmente male. Vivere con delle restrizioni non è bello. Mi volto, guardo la mia stanza e penso ai bei momenti che ho passato qui dentro.

Da veri zingari, dobbiamo sempre stare nel lusso, e così anche la mia camera è lussuosa. Sul soffitto c'è un enorme lampadario, il letto a baldacchino, i mobili in stile barocco di colore oro e rosa. L'arredo fu scelto da mio padre quando ancora ero una bambina. Diceva sempre che ero la sua principessa e da tale mi trattava.

Ho vissuto per anni chiusa in questa enorme villa, voluto da mio padre e dal suo modo di vivere. Sono andata a scuola, ma per poco: ho finito le medie in una scuola privata qui in Albania. Non ci è permesso studiare; di solito a noi ragazze fanno fare solo le elementari.

Io sono stata l'eccezione, ma solo su questo lato. Per il resto, mi hanno cresciuta con i veri valori degli zingari. Mi hanno cresciuta per diventare una perfetta moglie, casalinga e madre, a servire e riverire il mio futuro marito.

Una vera ragazza zingara sa rimanere al suo posto, non risponde mai male, sa ubbidire. A volte odio questa vita, perché volevo solo vivere libera come una normale adolescente, ma le scelte di vita della mia famiglia mi hanno condizionata.

Sento bussare alla porta. «Avanti.» La porta si apre ed entra mia madre.

«Ah, eccoti qui. Dobbiamo iniziare a preparare le cose per domani, altrimenti non avremo più tempo.»

«Mamma, perché dobbiamo per forza festeggiare il mio compleanno?»

«Ma come perché? Ti stai avvicinando alla maggiore età, stai diventando una donna. Tuo padre ci tiene e, in più, domani verranno anche tuo zio Raúl e tua zia Francisca con i tuoi cugini.»

«Sono anni che non li vedo. Perché vengono?»

Purtroppo mio zio e mio padre, dopo la morte di mio nonno, si sono allontanati. Ormai sono cinque anni che non vedo più le mie cugine e i miei cugini.

«Tesoro, questa sarà un'occasione per riunirci. Vedrai, sarà un bel giorno.»

Siamo dieci figli e lei è dolce con ognuno di noi. È tanto paziente, è la madre migliore del mondo.

Scendiamo e il mio fratellino di un anno mi salta addosso. Inizio a giocare con i miei fratellini e, nel mentre, mio padre entra nella sala.

«Reyyan, come saprai, domani verranno i tuoi zii. Voglio che tutti voi siate impeccabili domani.» Annuisco e lui esce.

Miran

«Mettiti in difesa, ora attacca, tira un destro!» Sto allenando mio fratello minore, Nicolàs, alla boxe. Ha 15 anni e mio padre vuole che lo addestri per diventare un vero uomo.

«Ora schiva, bravo.» Su quest'ultima frase lui accenna un sorriso. «Fratello, so bene di essere bravo, guarda che fisico che ho.»

«Cerca di fare meno lo sbruffone prima che ti prenda a calci nel culo.»

«Sei solo invidioso.» Il suo avversario lo colpisce in pieno volto e io sogghigno.

«Così impari a non fare più il coglione.»

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