DIANA

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"Perché hai scelto questo posto?" Domandò Isabel, rompendo il ghiaccio con una nota di curiosità nel suo sguardo.

"È stato il primo che ho trovato, in realtà, non avevo voglia di cercare," rispose Loki con un'insensibilità che fece vacillare Isabel. Il Dio stava iniziando a pensare che, forse, l'onestà pura potesse essere la via giusta, anche se non sempre era espressa nel modo più gentile.

Isabel, non ti dirò che ho passato ore a cercare di capire come funzionasse TripAdvisor. Non ora.

Il passato amoroso di Loki rimaneva un mistero per Isabel, e lei era divisa tra il desiderio di conoscere la sua storia e il timore di cosa avrebbe potuto scoprire. Gli occhi del Dio degli Inganni parlavano chiaro: era stato ferito, profondamente.

Isabel aveva già molti tasselli del puzzle che era Loki, ma c'era bisogno di raccoglierne altri per completare l'immagine. Loki era come una bomba a orologeria, un essere capace di vagare per le strade della sua anima come se potesse inghiottire chiunque senza esitazione. Era un Dio che, al solo pensiero del sangue, fremeva sul proprio piedistallo.

"Cosa c'è nei tuoi occhi, questa sera?" Chiese lei, portando il calice di vino rosso alle labbra, cercando di comprendere cosa passasse nella mente di Loki. Il suo sguardo, invece, si mantenne fisso alle sue spalle, come se fosse stregato da ciò che si celava dietro la presenza di Isabel.

Aveva le pupille dilatate, come se fosse sorpreso, ma anche un tocco di paura si poteva scorgere in quel bagliore.

"Sono da sempre mezzi vuoti," mormorò Loki, le sue parole risuonavano come un enigma da decifrare, lasciando in sospeso la domanda se fosse disposto a rivelare cosa aveva riempito quegli occhi vuoti nel corso dei secoli.

Sussurrò lui iniziando a tagliare il filetto di tonno che gli si presentava davanti.
Isabel si accigliò.

"Dammi il permesso di colmarli, per favore..."

Ma, per quanto Loki adorasse sentirsi amato da Isabel, la sua concentrazione fu improvvisamente spostata da una voce soave e da una melodia di pianoforte che riempirono l'aria. In un istante di distrazione, le posate caddero goffamente dalle sue mani, come foglie cadute da un albero in autunno.

"La riconosco," sussurrò Loki, ma le sue parole furono trasportate via dal vento e persero consistenza, impedendo a Isabel di udire la sua affermazione.

"È straziante vedere come le altre persone ti guardino: alcune con disprezzo, altre con occhi che sembrano pregarti di concedere loro un frammento del tuo tempo," dichiarò Isabel, e la sua voce tradiva una certa irritazione. Loki era come un quadro vivente, un'opera d'arte in carne e ossa, ma quella sera non proiettava l'ombra maligna che spesso lo accompagnava. Indossava una camicia di seta con i primi due bottoni lasciati aperti, senza cravatta, e aveva completato l'abito con una giacca nera.

"Ci sono persone che si inginocchiano nell'oscurità, pregando di averti, sperando che tu possa regalare loro il tipo di piacere che solo un Dio può donare," rispose Loki, ritrovando il suo tono sicuro e autoritario. "Ma tu, Isabel, sei il quadro che incanta persino l'artista più saggio."

Isabel prese un sorso di vino, i suoi occhi rimasero incollati al viso di Loki, come un pittore affascinato dal proprio capolavoro.

Era tanto affascinante quando restava in silenzio, quanto inquietante. In realtà, Loki era solito parlare apertamente dei suoi pensieri, specialmente quando qualcosa non gli piaceva, e non esitava a esprimere il suo giudizio su vari aspetti, compresi i gusti di moda degli altri.

Mentre completavano il loro pasto, si scambiarono sguardi silenziosi, come due figure in un quadro di un pittore rinomato.

Isabel dovette sopportare l'ardente ammirazione di uomini e donne, i loro sguardi desiderosi di strapparlo via da lei come se fosse un dipinto pregiato.

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora