17. Terra chiama Aura 🌶️

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In questo capitolo Aura è in esplorazione.
🚫Contenuti per adulti sono presenti 🚫 nell'episodio di seguito.
A presto giovini!

L'aria è fresca, nonostante il sole stia ancora abbagliando i nostri occhi all'altezza del viso. Abituata com'ero a sopravvivere in città, respirare a pieni polmoni ossigeno puro mi dà una sferzata di vita che mi mancava.

Stesa sull'erba mi godo i raggi che sfuggono alla chioma dell'ulivo che mi sovrasta fino a toccare terra coi rami di produzione ormai esausti. Con gli occhi chiusi mi godo i profumi, a tratti balsamici, e acuisco l'udito. Gioco con la natura che mi circonda nell'attesa che Dion ritorni qui da me. Finché sento uno scricchiolio lento di rametti che si spezzano non lontano.

Salto in piedi e mi nascondo dietro il tronco, sbirciando attraverso le grandi branche che sorreggono la chioma. Ho l'affanno, una eccitazione mista a paura che mi ha dato una forza incredibile.

In un istante sento qualcosa di caldo alla base del mio collo, arrivato dietro le spalle, che mi fa girare su me stessa. Prima ancora di poter capire cosa sta accadendo le sue labbra si posano sulle mie accompagnate dalle sue mani che mi carezzano il collo così delicate.

"Shhhh, sono io."

Gemiti nascosti dietro sospiri, i miei, che s'intrufolano in gola e vorrebbero liberarsi.
Le dita scivolano sulle mie spalle mentre apro gli occhi, lo guardo nelle sue profondità di cioccolato.
Lui è lì ad assaporare il suo piatto e mi osserva. Scende verso i miei seni, per assaggiare la prossima portata. Scosta lo scollo profondo del mio vestitino e affonda ancora la sua bocca sul mio capezzolo scuro che spicca sulla mia pelle diafana. Quando pensa di aver gustato in un boccone una parte di me la abbandona al sottile vento che muove anche le fronde.

La lingua segna il suo tragitto mentre una mano punta dietro il mio ginocchio. Risale accendendo un fuoco al suo passaggio, supera la coscia facendo il giro fino ad arrivare all'inguine, dove il tessuto dell'intimo stringe la pelle arrossata.

"Lasciati andare, fatti guardare." Mi implora a denti stretti.

Cerco di mantenere calmo il respiro, di riflesso al suo tocco lento sulla pelle. La verità è che se non fosse per la sensazione che ho, di avere un nodo in gola, dalle mie labbra uscirebbero parole confuse piene di sospiri quando il suo medio comincia a scostare l'elastico per farsi spazio.
Guizzano i polpastrelli sulle piccole labbra come esploratori cauti nella foresta tropicale, così angusta e vibrante, calda. Si tuffano impertinenti senza farsi annunciare e strappano vittoriose il primo sussurro udibile un po' più lontano.

La mia bocca parla da sola, senza prendersi il consenso. "Si, sono qui." Accosto appena il mio naso alla sua pelle, avvicinando il mio corpo al suo. "Prendimi adesso." Gli chiedo, infilando la mia mano nei suoi bermuda, col palmo sulla sua pelle villosa. "Ti desidero più di ogni altra cosa."

Si contrae il suo viso, ormai colmo di eccitazione, perso nella ricerca del mio piacere e del suo, legati a doppio filo.
Mi sento grondante di umori, di profumi, finché Dion non estrae le sue dita bagnate per portarle alle labbra, finché non mi rendo conto che sto per fare l'irreparabile, ciò che ho tanto aberrato da quando sono arrivata.

Cosa sto facendo???

Ma è ciò che voglio, e non ho intenzione di interromperlo.

La mia mente invece è già in fase di difesa, mi sento tirare nel vuoto, il bosco si scurisce. Apro gli occhi affannata e sudata.
Con le mie parti intime ancora umide e gonfie cerco di tornare alla realtà, non senza imprecare.

Il pomeriggio ha lasciato spazio al riflesso della luna che penetra dal mio finestrone, e io, in questo sogno inaspettato, ho appena assistito alla sconfitta sul mio desiderio più profondo: il montanaro deve essere mio!

Nella mia natura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora