Mithril

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    Sillen strinse le braccia al corpo, rabbrividendo: per un secondo, un'orribile sensazione le aveva attanagliato lo stomaco, al pari di un cattivo presagio. Glorfindel, al suo fianco, si accorse del suo turbamento e –Tutto bene?- chiese, sorridendo.
Lei annuì, respirando a fondo: -Sì. Solo una strana sensazione.-
L'altro la fissò per un istante con i suoi magnetici occhi dorati, come a scandagliare i suoi pensieri: -Riguarda la battaglia?- La stella scosse la testa e Glorfindel le strinse appena una spalla, poi la lasciò continuare con ciò che stava facendo.
Con la mappa dispiegata sul tavolo, Sillen tornò a illustrare il suo piano, concentrata. Senza fiatare, i generali si erano alzati a loro volta, per seguire più attentamente gli spostamenti delle pedine che la stella teneva tra le dita.
Quando la sua spiegazione fu terminata, Sillen incontrò le facce perplesse dei suoi compagni: era consapevole che il suo piano non fosse proprio quello che loro si aspettavano.
-Ma mia signora, come possiamo trarli in inganno? Se ne accorgeranno, non c'è speranza di riuscita.-
L'affermazione di Éomer non turbò la stella: -Potranno anche capire che c'è qualcosa di strano ma in nessun modo riusciranno a trovarvi e questo è l'obbiettivo. Non avranno altra scelta che concentrarsi su di me.-
Elessar guardò a lungo le pedine opache prima di parlare ma, quando lo fece, i suoi occhi erano accesi da un bagliore carico di aspettativa e catturarono quelli d'ametista della stella: -Questo piano è folle ma potrebbe funzionare. Le Aquile sono efficienti e nessuna spia nemica è ancora riuscita a entrare a Gondor. E, soprattutto, loro non si aspettano questa mossa, non da noi.-
Éomer e Faramir non ribatterono, sicuri che Elessar avrebbe preso la decisione giusta per tutti loro.
Intanto Alatar, che accarezzava distrattamente il petto piumato di Lelya, fissava la mappa con le sopracciglia aggrottate, per nulla convinto. Sillen, che aspettava solo una sua reazione, lo interrogò con lo sguardo e lui sospirò: -Mi fido di te, Sillen. Se sei certa che il piano funzioni, farò come hai chiesto.-
Lei serrò la mascella: avrebbe funzionato, doveva funzionare.
–Bene, se avete altre domande, è il momento di parlare. Legolas lanciò uno sguardo dubbioso al Re di Gondor: –Aragorn?-
-Lo so, Legolas. Speravo anch'io di evitare un'azione simile, ma non abbiamo tempo per l'indecisione, adesso.- L'elfo annuì, posandogli una mano sulla spalla. –Se per te è la cosa giusta, ti seguirò.- Elessar sorrise battendogli una mano sulla spalla a sua volta: -Hannon le, Legolas (grazie).- Lasciò l'elfo ai suoi pensieri e raggiunse gli alleati, che ancora discutevano animatamente davanti alle carte.
-Quello che più mi dà sui nervi è non sapere contro chi stiamo combattendo!- Esclamò Éomer, quando il Re fu vicino.
Sillen allargò le braccia: -Che possiamo fare? L'unica cosa certa è ci sta sguinzagliando contro un'orda di orrende creature non morte.- Elessar tornò con la mente al primo scontro contro il nemico, al Nido delle Aquile: -Inoltre, fino a che Sillen non ha scatenato il suo potere, non siamo stati in grado di abbatterli.-
-Sono non morti, come possiamo uccidere con spade e frecce qualcosa che è già morto?- Infierì Faramir, dando voce ai timori di tutti. I due signori di Imladris, Elrohir e suo fratello Elladan, intervennero con voce pacata: -Potrebbe non servire. Non subito, almeno.- Cominciò Elladan -Basterà renderli incapaci di muoversi.- Concluse Elrohir.
-So che mozzare gli arti di centomila orchi, Uruk-hai e chissà cos'altro è impossibile ma ho bisogno di tempo per trovare l'origine di tutto e distruggerla, nient'altro.- Sentenziò Sillen.
Alatar le puntò addosso i severi occhi grigi, scocciato: -Un gioco da ragazzi, no?- Lei sostenne il suo sguardo per un po', caparbia, poi scosse la testa: -Che scelta abbiamo?-

    Intanto Glorfindel, con fare disinvolto, raggiunse l'elfo di Bosco Atro, rimasto solo davanti alla finestra di pietra: -Avo bresto, mellonamin (non preoccuparti, amico mio). Sillen sa quello che fa, non essere così pensieroso.- Legolas sollevò gli occhi al cielo.
-Mani uma lle merna, Glorfindel? (che cosa vuoi?)-
L'altro scosse le spalle, girandogli attorno: -So che Sillen è stata ospite di tuo padre per più di un mese, nel Reame Boscoso. Perciò, perdonami, ma mi sorge spontanea una domanda: dov'è l'esercito di Thranduil?-
Il Principe degli elfi s'irrigidì e Glorfindel non si lasciò sfuggire il suo sguardo cupo: -Oh capisco, sai? Non verrà. Troppi rischi che il saggio Thranduil non vuole affrontare.-
Legolas afferrò malamente il colletto dell'elfo dorato, tirandolo ad un soffio dal suo viso: -Non sono affari che ti riguardano, Glorfindel di Imladris.- Sibilò, facendo attenzione a scandire bene quell'appellativo che tanto sminuiva il passato dell'elfo.
Questo sorrise sornione, senza lasciarsi intimorire: -Giusto... Sì, tuo padre si tiene ben lontano dagli affari altrui. Ma per una stella...- I suoi occhi corsero a Sillen, intenta a discutere con Elessar e Alatar, e Legolas seguì il suo sguardo –Dopo aver trascorso un mese insieme a lei, ha avuto il coraggio di cacciarla via così?- Legolas, suo malgrado, allentò la presa su Glorfindel.
Era una domanda che si era posto spesso, doveva ammetterlo, e la stella non aveva mai dato loro una spiegazione agli eventi che le avevano permesso di lasciare il Reame. Adesso, Sillen aveva un'espressione tesa e preoccupata sul bel viso, ben più tirato e stanco di quando l'aveva conosciuta.
Era una creatura pura e gentile e rischiava la vita insieme a loro, per loro, senza esitare: come poteva suo padre averla respinta così freddamente?
Glorfindel tornò a guardare Legolas: -Qualsiasi cosa sia successa tra loro, deve averlo persuaso ad allontanarla. Voglio sapere cosa, la curiosità mi divora, sai? È così frustrante...-
Legolas lo spinse via con espressione scocciata: -Ti ho detto che non sono affari tuoi. Sei inquietante.-
L'elfo dorato si sistemò il colletto, sorridendo: -Tranquillo mio Principe...- Seguì con lo sguardo la stella che si allontanava in compagnia di Alatar: -Aiuterò Sillen, lei mi piace. E vinceremo la guerra, ne sono certo.- Legolas lo guardò, disgustato e furioso ma l'altro lo ignorò. –Alla prossima chiacchierata, mellonamin.-
Gli lanciò un ultimo sguardo divertito, poi si allontanò dalla sala senza farsi notare.

    Sillen sospirò, appoggiandosi al parapetto del Cortile della Cittadella. Davanti ai suoi occhi si estendevano gli accampamenti degli eserciti alleati, ognuno contraddistinto dal proprio vessillo.
Alatar le indicò l'accampamento di Thorin e dei i suoi nani: -Vedi quelle tende grigie?- Sillen aguzzò la vista: -Le fucine?-
Lui annuì: -I Nani stanno forgiando armi ed armature da giorni. Sono abili in questo e possiedono ottimi materiali.- La sua bocca si curvò in un'espressione amara: -Credo dovresti chiederne una su misura. Ti servirà stellina. Eccome se ti servirà.-
Lei si voltò verso di lui con un mezzo sorriso: -Hai detto di fidarti di me, Alatar.- Lui le lanciò uno sguardo indecifrabile, poi tornò a scrutare l'orizzonte. –Il tuo piano potrebbe funzionare. Dico davvero. Ma i rischi sono tanti.-
Sillen strinse i pugni, determinata: –Posso farcela. So che non sono stata all'altezza, fino ad ora ma-
-Non ho detto questo. Hai fatto del tuo meglio.- La interruppe, lo stregone. –E inoltre, ora potrai combattere davvero con i tuoi poteri, sarai una risorsa preziosa.- Lei si scostò i lunghi capelli scuri dietro la schiena. Chissà se anche lo stregone aveva affrontato la stessa, dolorosa consapevolezza con cui lei si era ritrovata a convivere: -Devo ringraziare Glorfindel per questo. Mi ha fatto capire... molte cose.-
Alatar non fece domande ma la mente di entrambi era volata alla sera del primo duello della stella, durante il loro viaggio. Lo stregone aveva capito da subito il suo potenziale e lo scontro al Nido delle Aquile era stato la prova definitiva che i suoi sospetti fossero fondati.
Per lo meno, adesso era libera di combattere con tutta sé stessa.
Sillen si accarezzò la collana distrattamente, mordicchiandosi il labbro inferiore: -Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo, riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.- Rifletté, cercando di scacciare dalla mente l'immagine della Sala delle Udienze del Reame Boscoso, dove aveva annunciato la profezia e dove...
-Sono sulla strada giusta, vero Alatar?-
Lo stregone sorrise, rassicurante: -Sì, direi di sì.-
-Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male. Una prova... Ma quale? Più difficile che imparare a usare il mio potere, immagino.- Scosse la testa lei, esausta.
Spesso si ripeteva quell'ermetica profezia nella mente sperando che, prima o dopo, un'illuminazione improvvisa la rendesse in grado di comprenderla: -La Stella di Valar porterà la pace. A caro prezzo. Questa è certamente la parte che mi terrorizza di più. Se io dovessi morire non- Non riuscì a finire la frase che Alatar sussultò vistosamente e, girandosi verso di lei, la abbracciò con forza. Sillen spalancò gli occhi ametistini, premuta goffamente contro il petto dello stregone. –Alatar?-
-Dannazione, non dirlo mai più!- Esclamò lui. –Che i Valar mi fumino se io ti permettessi di morire.- La strinse per qualche secondo, poi la lasciò andare. Sistemò i vestiti già sgualciti, lisciò la corta barba brizzolata, poi si schiarì la voce, cercando di mascherare la sua preoccupazione.
Sillen lo guardò senza dire niente, gli occhi ancora spalancati per la sorpresa. Quel gesto l'aveva commossa ma vedere lo stregone in imbarazzo le fece scappare un risolino quasi isterico.
Alatar si voltò verso di lei, grattandosi la testa: -Che cos'hai da ridere?- Lei premette forte le mani sul viso, per cercare di attutire la sottile risata.
–Sì, prendi in giro lo stregone.- A quel punto Sillen scoppiò a ridere davvero, incapace di trattenersi oltre e Alatar finì per essere contagiato dalla sua risata.
–Grazie, Alatar.- Sospirò lei, una volta sfogata tutta la tensione.
Lui le scompigliò i capelli amorevolmente: -Non sono forse qui per questo?-
-Mhm, non credo che causarmi attacchi di risa isteriche rientri nelle tue mansioni.-
-E chi può dirlo?- Lo stregone sorrise, alzando un braccio per accogliere Lelya. Per un po', guardò assorto le Aquile che planavano nel cielo, spingendosi oltre l'orizzonte per controllare gli spostamenti del nemico, poi si voltò e Sillen seguì il suo sguardo. Non troppo lontano, due guardie compostamente sull'attenti non perdevano di vista Alatar nemmeno un secondo.
La stella si era quasi dimenticata di quel dettaglio.
Quasi.
-Non si fidano ancora di me.- Disse lui, più a sé stesso che alla stella. Ma ella lo vedeva bene da sé, negli occhi di Elessar, di Legolas, persino del fiducioso éomer, che pure ignorava le loro passate vicende: -Sono molto preoccupati, Alatar. È difficile vedere oltre le proprie convinzioni, in momenti bui come questi. E poi, io mi fido di te, come tu di me.- Cercò di rassicurarlo lei, sorridendo premurosamente.
Lui storse la bocca in un'espressione cupa, che la stella non comprese. Le diede le spalle, incamminandosi verso il Palazzo, seguito dalle due guardie: -Vai dai Nani, chiedi un'armatura. La battaglia è alle porte.-

La Stella dei ValarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora