Capitolo 6

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Nilde non riusciva a crederci.
Ciro era riuscito a metterla in ridicolo davanti a tutta la propria classe, se non davanti a tutta la scuola. Ma come gli era venuto in mente di fare una cosa del genere? Non aveva nessun diritto di piombare lì e comportarsi come se fosse un fratello maggiore geloso e protettivo.
Lei si sapeva comportare, aveva sempre saputo farlo. I suoi genitori si fidavano ciecamente di lei proprio per il fatto di essere estremamente matura per la sua età, e poi non era di certo il tipo che si lasciava trascinare con così tanta facilità. Se solo avesse accettato di fare qualche sciocchezza, sarebbe stato soltanto per fare un dispetto a Ciro, per dimostrargli che non era così noiosa come lui pensava.
Ma poi la sua ira aveva mandato tutto in frantumi, e lei adesso si sentiva maledettamente incazzata con lui e frustata con se stessa per aver pensato a quel modo stupido per aver cercato di attirare la sua attenzione.
Ciro al contrario, non si sentiva soddisfatto neanche un po'. Avrebbe voluto massacrare Davide, lasciarlo senza forze sul pavimento ricoperto di sangue. Probabilmente soltanto in quel modo si sarebbe sentito soddisfatto, ma gli occhi impauriti di Nilde lo avevano immobilizzato come se fosse un robot telecomandato.
Era di Davide che avrebbe dovuto preoccuparsi, non di certo di lui che avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerla fuori da quelle scemenze che non la rappresentavano neanche.

Non si era accorto della temperatura elevata del suo corpo fino a quando, una volta essere uscito dal portoncino, non aveva avvertito quel venticello fresco pungergli la pelle.
Nilde continuava a camminare spedita a qualche metro da lui, e anche se Ciro avrebbe voluto raggiungerla ed urlarle in faccia che stava facendo la bambina, decise di provare in un modo diverso. Almeno, per i primi tentativi.

«Nilde.» La chiamò la prima volta, sperando con tutte le sue forze che si voltasse, ma lei non lo fece, e automaticamente lo costrinse a chiamarla una seconda, terza, e quarta volta.

No, che lei non si sarebbe girata.
Non gli avrebbe dato l'ennesima soddisfazione di starlo ad ascoltare come se lei fosse un cagnolino obbediente e fedele al proprio padrone.
Sicuramente lei non aveva battuto ciglio in merito al suo rapporto con Martina, e se si era lasciata sfuggire qualcosa era soltanto perché più forte di lei. Nella vita aveva imparato a stare zitta e fare silenzio quando doveva, e battere i piedi per terra per farsi sentire non era di certo nel suo stile. Eppure, quel bisogno impellente di far sapere a Ciro quanto fosse contrariata a quel rapporto era stato un istinto troppo forte da riuscire a gestire.
Ciro odiava essere ignorato, e si innervosì ancora di più quando si rese conto che ogni qualvolta che pronunciava il suo nome, Nilde aumentava il passo come se fosse sul punto di scappare da lui da un momento all'altro. Alla fine non gli rimase che accelerare per raggiungerla e prenderla - sempre delicatamente - per un braccio, costringendola a voltarsi.
Lei si mostrò ovviamente contrariata, e quell'esplosione di rosso sulle guance ne era la prova schiacciante.

«La vuoi smettere di camminare e far finta di non ascoltarmi?! Ti sto chiamando da cinque minuti!» La guardò negli occhi, consapevole del fatto che se solo lei avesse potuto, lo avrebbe fulminato.

«Lasciami stare!» Nilde provò a sfuggire a quella presa, ma fu del tutto inutile.

«No che non ti lascio stare. Ma tu davvero stavi facendo una cosa del genere con uno scemo come quello?»

«Tu non sei il mio babysitter, lo vuoi capire o no?» Nilde gli rispose a tono, prima di liberarsi definitamente dal tocco di Ciro dal proprio braccio.

«Azz no? E forse ne hai bisogno, considerando che stavi per fumarti una canna per compiacere quello stronzo. Ma che pensi che sono scemo?»

«Ma cosa ti disturba? Il fatto che io stessi sul punto di fumare o il fatto che sia stato Davide ad offrirmela?» Lo incalzò quindi lei, prima di fare un passo indietro e incrociare le braccia al petto.

THE SINNER • CiroRicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora