Petals

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Mi sistemai sull'ormai familiare sedia nera al centro della stanza; avevo indossato dei comodi pantaloni della tuta, che si stavano rivelando scomodi come un paio di jeans attillati, ero troppo eccitato, mi massaggiai l'uccello per qualche secondo cercando di riportare la mia attenzione su quello che dovevo fare nell'immediato.

Compiti semplici.

Dovevo farmi trovare già bendato, su questo punto era sempre stata intransigente, ecco su cosa dovevo concentrarmi.

Davanti a me c'era il tavolino in vetro e la benda da mettere sugli occhi, quella che mi aveva fatto comprare apposta per il nostro primo incontro.

" non devi portare nulla, soltanto una benda bella coprente da indossare"

Quelle parole riaffiorarono alla mia mente; me l'ero immaginata sopra di me quando le aveva pronunciate in tono assertivo; con un reggiseno a balconcino in pizzo rosso che le strizzava le tette mentre mi cavalcava in maniera forsennata, stringendomi tra le sue pareti morbide e fradice.

La sua voce, cazzo se mi piaceva.

La sua voce aveva su di me lo stesso effetto del canto di una sirena, mi sarei buttato dalla finestra di quel grattacielo se lei mi avesse detto " salta".

L'unico rumore nella stanza era dettato dalle lancette dell'orologio a muro; mi voltai a guardare che ore si fossero fatte.

Erano le 23.00, un fremito di eccitazione mi fece sollevare l'angolo della bocca, disegnando sul mio viso un mezzo sorrisetto.

Misi la benda sugli occhi e strinsi bene il nodo, assicurandomi che non si muovesse.

Ero pronto.

Potevo già percepire chiaramente il tessuto dei boxer tirare contro il mio uccello; lei non aveva ancora messo piede nella stanza ed io ero già a quel punto.

Strofinai ancora una volta la mano sulla mia erezione.

Sentii la porta aprirsi e il rumore dei suoi tacchi risuonare sul pavimento; spesso mi ero ritrovato a chiedermi che aspetto avessero quelle scarpe il cui rumore ormai conoscevo così distintamente.

« Non saranno per me questi fiori voglio sperare » mi disse sarcastica.

« No.. » feci appena in tempo ad articolare una mezza parola che la sua mano si posò sulla mia bocca impedendomi di continuare.

Adoravo il modo in cui le sue dita aderivano al mio viso, stringendosi attorno alla mia mascella; le avrei permesso di impedirmi di parlare per il resto della mia vita se lei mi avesse giurato di usare sempre la stessa intensità nella sua presa.

« Non ti sarai già dimenticato le regole » mi ammonì.

Non risposi e mi limitai a fare un cenno col capo.

«Mani dietro la schiena » ordinò ed io obbedìi come un bravo scolaretto che vuole solo compiacere la maestra dopo aver fatto un errore per poter così rientrare nelle sue grazie.

Quando la sentii avvolgere la corda attorno ai miei polsi, il mio cuore iniziò a battere più velocemente; volevo che si sbrigasse, che mi prendesse, volevo esplodere; ma ero ben consapevole del fatto che mi avrebbe fatto dannare prima, che mi avrebbe fatto implorare ed io non vedevo l'ora di farlo.

La sentii trafficare con qualcosa ma non riuscivo a riconoscere il rumore, sembrava carta accartocciata.

Ero sempre più confuso finchè non mi colpì la guancia con qualcosa di morbido e fresco.

Era una delle rose che le avevo portato, me ne accorsi non appena mi strisciò il bocciolo sulle labbra.

Si sedette a cavalcioni su di me, sentii i lembi della sua gonna accarezzarmi le cosce nude ed il suo bacino aderire perfettamente contro il mio.

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