Capitolo Cinque

94 9 27
                                    

Mi sono sempre chiesta cos'è che spinge una persona a dire di provare forti sentimenti verso un'altra, non solo in termini amorosi ma anche di affetto come una madre verso un figlio.

Ho sempre amato i miei genitori, nonostante a volte non andassimo molto d'accordo. Sapevo che nonostante ci fossero giorni in cui pensassi di odiarli, l'amore comunque sarebbe sempre stato più forte e mi avrebbe spinto a perdonarli come loro avrebbero perdonato me.

Ma non ho mai davvero capito come si fa ad amare una persona con cui non sei cresciuto, non hai mai vissuto, non ti ci sei mai relazionato. Ancora questa domanda mi rimane. Forse un giorno troverò la risposta. Per ora però posso dire di starmi affezionando alla nuova casa, alla zia, a Peter, forse perché sono gentili con me, non mi trattano con i guanti, mi fanno sentire già parte della famiglia.

Come loro non potranno mai colmare il vuoto lasciato dai miei genitori io non potrò colmare il vuoto lasciato dallo zio, ma non per forza si deve usare un'altra persona per colmare qualcosa, si può usare quella persona per combattere con più tenacia contro la forza attrattiva del buco nero.

Ieri sera, dopo cena, Peter mi ha persino insegnato a giocare alla play station, subito dopo che Trevor era uscito di casa senza dire una parola. La personalità di Peter è totalmente diversa quando suo fratello è in giro. Con Trevor per la casa Peter si chiude in sé stesso, con Trevor lontano Pete parla, fa battute, ride. Vedo proprio dai suoi occhi quanto si senta più leggero.

Stasera ci sarà la festa. La zia non sa niente. Farà di nuovo il turno di notte in ospedale. Quando ho provato a dirglielo ieri sera, pensando fosse una cosa normale, Peter mi ha zittita e ha detto solo che saremmo usciti.

"Scusa se pensavo che a diciotto anni non dovremmo più chiedere il permesso," dissi dopo, quando eravamo seduti uno accanto all'altra sul divano.

"Non è quello, a lei non piacciono le feste... perché lui ci va ad una diversa ogni sera." Disse lui con un disprezzo nella voce che mi fece venire i brividi lungo tutta la schiena.

Il vero dilemma per stasera non è che dobbiamo uscire senza far sapere niente alla zia, è che non so cosa mettermi. Avevo già accennato alla situazione del mio guardaroba. Ho qualche vestito, ma niente adatto ad una festa. O sono troppo sobri o troppo eleganti, oppure ho il vestito che ho messo al funerale dei miei e che spero di non dover mai più indossare in vita mia.

Per far passare il tempo mi sono messa stamattina a disfare tutto e ancora non ho finito. La scrivania è sommersa di roba. I libri sono posizionati sulle mensole. Metà dell'armadio è pieno di vestiti appesi sulle grucce e nell'altra metà sto cercando di far entrare tutto quello che mi rimane. Ad ogni cosa tolta dalla valigia ne sembrano comparire altre cinque.

"Ti va se usciamo un po' e andiamo a prendere un boccone con gli altri prima della festa?" Peter si affaccia allo stipite della mia porta e si ferma lì a braccia incrociate a scandagliare tutta la stanza.

"Certo, se mi aiuti ad aggiustare questo casino," non lo guardo neanche, tengo lo sguardo fisso sulle mensole dell'armadio ancora vuote cercando di visualizzare come inserire le cose per poterle trovare facilmente in seguito.

Lui alza le mani e scuote la testa. "Sono cose troppo complicate per me da fare."

"Sul serio? Aggiustare un armadio è complicato?"

"Se ci stai davanti per quindici minuti a fissarlo si vede che è complicato. Non fa per me."

È sarcastico ma io non rispondo perché non ha tutti i torti, è da quindici minuti che sono qua che provo ad inserire cose per poi tirarle nuovamente fuori e pensare ad un modo alternativo. Metterei tutto sulle grucce ma non ne ho abbastanza e non posso appendere le cose pesanti come le coperte.

Lotus Flower [in Revisione] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora