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Lui è il mio colore giallo.
Nello stesso modo in cui per Van Gogh era il colore che più preferiva e che simboleggia felicità e spensieratezza.
Nijiro Murakami è il mio fidanzato, il mio futuro e non mi stancherò mai di dirlo.

Arrivati davanti casa, sto per scendere dall'auto ma Niji mi ferma prendendomi la mano.
"Aspetta, fatti baciare un'ultima volta prima che diventi impossibile con tuo padre che ci guarda dalla finestra", dice ridendo alla sua stessa frase ed io guardo verso la finestra al secondo piano da cui si vede la sagoma di mio padre che ci sta effettivamente osservando.

"Non credo riesca a vederci bene", aggiungo ancora impegnandomi a capire con quale forza della natura papà potesse vederci.
"Adesso no", risponde il mio amore spegnendo le luci nell'auto che non mi ero accorta fossero accese e baciandomi, con le mani che avvolgono il mio viso e le mie che si posano sulle sue spalle.

Mi bacia in modo da renderlo indimenticabile e forse passa più di un minuto ma non riesco a trovare la forza di staccarmi da lui.
"Diventerà sempre più difficile smettere", dico quando lo scorgo osservarmi le labbra.
"Concordo, ma non mi dispiace", sorride ed insieme scendiamo per raggiungere le scale e proseguire fino alla porta di casa.

È un edificio complicato da descrivere quello in cui vivo, ma è davvero bello.
Diverso dal resto.
Suono al campanello e subito si apre la porta con mio padre ad aspettarmi in pigiama.
"Vi siete divertiti?", chiede lui facendoci scambiare uno sguardo che mi fa rammentare quanto eravamo vicini a rovinare tutto.
"Molto", rispondo con un sorrisetto e quando papà si sposta per farmi entrare in casa, abbraccio Nijiro e lo ringrazio.

"Buonanotte signor Covey", saluta lui.
"Buonanotte Nijiro", risponde il mio genitore chiudendo la porta e sospirando come se avesse faticato per tre giorni e tre notti.
"Tutto ok?", gli chiedo togliendomi le ballerine e preparandomi a togliere anche quel dannato vestito.
"Vai a cambiarti", dice sospirando e facendomi un'pó preoccupare.
Mi sbrigo in camera e cerco di aprire la zip senza romperla o rompermi il braccio.

Spreco centinaia di fazzoletti umidi per togliermi il trucco e lego i capelli per non averli più in faccia e sentirmi libera.
Quando finalmente mi metto il pigiama morbido e le ciabatte coi puff viola, mi dirigo in cucina dove trovo papà a sorbirsi qualcosa.
Credo sia caffè...

"Se bevi caffè a quest'ora non riuscirai a dormire", gli dico mettendo l'acqua dentro al bollitore per farmi una tisana calda.
"Non dormirò lo stesso", non so quali siano le sue preoccupazioni ma mi spaventano.
"C'è qualcosa che devi dirmi?", odio questa domanda e sto cercando di non andare in panico a causa del suo tono.

"Parli della mia uscita con Nijiro?", faccio fatica a mandare giù la saliva ma non mi vede perché sto di spalle impegnata a preparare la tazza per il tè.
"Il vostro appuntamento", mi corregge ed io cerco di non tremare come una foglia.
"Sì", non ho idea di cos'altro dire.
"Me ne sono andato per due giorni. Nemmeno due giorni, e appena sono arrivato mi sono trovato davanti una situazione che non so gestire", adesso si sta arrabbiando ma non capisco il motivo.
Nijiro gli piaceva, è lui che voleva gli parlassi. Forse non si aspettava che finissimo per uscire insieme e non sa ancora che stiamo in una relazione ma non lo capisco.

Non è ancora riuscito a superare la fase della 'figlia di papà' che non crescerà mai, non si fidanzerà mai e non avrà mai una vita per conto suo?
È stato lui a dirmi che dovevo cominciare a pensare in grande, a trovare un lavoro decente e pensare a come farmi famiglia.
È stato lui sin dall'inizio.

"Che situazione papà?", chiedo perché mi sta solo confondendo.
"Tu, Nijiro...io non...", sospira, fa una breve pausa e poi mi guarda.
"Non dico che non dovreste provarci, non dico che non dovreste stare insieme. A essere onesti faccio il tifo per voi, ma non pensavo vi sareste sbrigati così tanto.
Ti avevo detto di prendere le cose con calma Viridia!", è talmente stressato che gesticola incontrollabilmente ed io lo guardo e basta.

Davvero non so cosa fare.
Cerco di pensare a come farlo calmare.
"Ma noi, stiamo prendendo le cose con calma. Proprio come hai detto tu.
Non stiamo facendo nulla di avventato e stasera è stata la prima volta che siamo usciti insieme", voglio rimanere calma perché se mi metto a litigare con lui non finirà bene.

"No, non mi sembra", alza la voce ma quando mi guarda, forse ho un'espressione troppo perplessa perché sbuffa e si passa una mano fra i capelli per poi tacere qualche secondo e guardare dentro la sua tazza.
"Quando vi siete organizzati per l'appuntamento?", mi sta interrogando.
"Oggi, stamattina", rispondo sincera, voglio avere papà come alleato e non come nemico.

"E come, come vi siete messi d'accordo? Cioè, vi siete detti che sarebbe stato un appuntamento? Ti ha detto che gli piaci e che vuole uscire con te?", adesso capisco.
Vuole avere la certezza che nulla di troppo strano sia successo in sua assenza.

Certo, qualcosa di strano c'è stato. Ma non posso mica dirgli che abbiamo passato la notte assieme qui, e tanto meno che è stata la brillante idea di Yui farlo venire.

Eppure vedete, mio padre ha paura che io potessi fare qualche scelta sbagliata perché per lui, farsi una relazione è un passo gigantesco in vita ed ogni compagno deve essere apprezzato.
Perché ogni compagno potrebbe diventare un compagno per vita.

Non so come rispondergli.
Penso e penso ad una frase di senso compiuto ma proprio non so come rispondere.
"Vi siete baciati?", pone questa domanda con uno sguardo afflitto.
Forse perché non ho mai avuto una vera relazione, forse perché non ha mai accettato alcun ragazzo per cui provavo interesse e forse perché non si aspettava che un giorno sarei diventata la ragazza di un attore di fama mondiale.

Potrebbe essere qualunque di queste cose, oppure potrebbero essere tutte.
"Sì, ci siamo baciati", non so se mi vergogno ma guardo altrove.
Temo la sua reazione.
"Quando?", se continuerà a fare domande riguardanti il bacio mi metterò a piangere.
"Il giorno in cui sei andato a Yokohama", gli rispondo sincera.
Non voglio mentirgli, non riguardo Nijiro.
"Spero solo che, non sia successo nient'altro", questa è un'altra delle sue preoccupazioni.

Non vuole che succeda nulla di intimo fino al matrimonio.
Non lo so, molti lo considerano primitivo, io lo considero di classe e romantico.
"Non è successo nulla papà", lo rassicuro e gli sorrido dolcemente.
Gli voglio tanto bene e sono felice che si preoccupi per me ma sto bene, me la cavo.

"Così, state insieme adesso?", va a buttare l'avanzo di caffè nel lavandino (che spreco) e si dirige verso il salotto.
"Sì", continuo mescolando il contenuto della mia tazza fumante.
"Congratulazioni allora. Ammetto che mi fa male al cuore vederti così grande, in procinto di lasciare me e tua madre soli", torna a darmi un bacio sulla fronte.

Cupid's Rainbow Arrows~Nijiro MurakamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora