Capitolo 6

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Circa una decina di giornalisti entrarono nella stanza privata, Callias si fece spazio tra di loro e con tutta la forza che aveva li spinse fuori, con l'aiuto dei genitori ovviamente che fino a quel momento non erano riusciti a bloccare quel flusso. Clare si chiuse in bagno e in cinque secondi si cambiò. La borsa delle emergenze conteneva qualsiasi cosa affinché la famiglia Callum fosse sempre al massimo del loro splendore. Tra i tanti vestiti Clare trovò un top a fiori corallo senza maniche con due nastri che si legavano dietro al collo formando un fiocco, sotto degli shorts bianchi arricciati a i bordi. Le scarpe delle classiche Stan Smith con accenni di verde. Si legò i capelli in una coda alta e si colorò il viso con un po' di blush e mascara. Odiava truccarsi ma quei due cosmetici per lei erano fondamentali. Uscì e fortunatamente i giornalisti erano usciti, i genitori stavano freneticamente cercando se avessero scordato qualcosa, Callias era fuori dalla porta intendo a non far entrare nessuno. La giovane Callum tirò fuori dalla tasca più piccola della borsa delle emergenze degli occhiali da sole neri si infilò il telefono in tasca e si preparò ad uscire aspettando i genitori.

"- Sai quello che devi fare. -" aggiunse il padre che gli aprì la porta. Clare camminò a testa bassa affiancata dai genitori mentre gli infiniti flash delle fotocamere gli scattavano foto ad ogni sua mossa.

"- Signorina!\CI dica tutto!\Buongiorno a tutti oggi siamo qui...\Una semplice intervista!\ Non faccia la diva!-" questa frase detta da chissà quale giornalista le aveva fatto ribollire il sangue, loro fanno le dive, non lei, erano in un ospedale chi cavolo gli dava il diritto di entrare dandogli fastidio. Lei era sempre stata sotto i riflettori in varie situazioni: alle recite scolastiche dove metà platea era occupata dei paparazzi, alle corse campestri dove alcuni si erano addirittura appollaiati sugli alberi, in piscina dove un paparazzo si era finto un subacqueo e se lo ritrovò piazzato in fondo alla vasca. Diciamo che la vita che i genitori si aspettavano di aver scelto per le non era tanto semplice come desideravano. Col tempo ci si fa l'abitudine dicevano i suoi amici ristretti che subivano le stesse identiche situazioni, dovevano fare fronte comune. Non si fermò però continuò a camminare fino a quando non vide Jack nella sala d'attesa. Aveva le mani fra i capelli platino scombinati che sotto quelle luci soffuse avevano assunto un chiaro color oro gli sembrava in una brutta situazione, voleva parlargli ma si ricordò ciò che gli aveva fatto così si limitò a guardarlo, l se ne accorse e divenne completamente rosso.

"- Io i-, vor-... non so come io possa scusarmi -" le aveva detto alzandosi, ma prima che lei potesse piantare i piedi e chiarire questa situazione, Callias le prese per il braccio senza fermarsi a controllare se lei se ne volesse andare, facendola camminare veloce come lui, come se  si fosse incantata in qualcosa di stupido, non la guardava nemmeno ignorava i paparazzi facendogli strada e trascinandola con disinvoltura come una borsetta. Dileguarsi le sembrava un motivo in più per  alimentare i pettegolezzi e rovinare la vita di Jack anche se se lo meritava, o forse no?

"- Callias i-"

"- Taci, non vedi in che situazione siamo?-" le rispose in tono brusco, perché? Cosa le aveva fatto per meritarsi questo atteggiamento, fino a due minuti fa era dolce e cordiale ora riservava un lato oscuro esposto davanti a lei. Le stringeva il braccio che sollevò per ridurre lo spazio alla sua destra, non potevano restare così in eterno.

"- Mi dispiace non sapevo che-"

"- Tu non sai niente finché non sono gli altri a pagarne le conseguenze. Ora devi camminare mantenendo il mio passo altrimenti inciamperemo tutti quanti perché sei distratta.-" i riccioli non gli permettevano una totale visuale della sua espressione. Si deduceva però che era arrabbiato. E lei si sentì così piccola che avrebbe preferito essere risucchiata dai paparazzi.

Ringraziando il cielo i corridoi erano finiti, passando per il retro nessun fan si sarebbe accorto della loro uscita. Clare staccò violentemente il braccio da Callias e rivolse un'occhiata fulminante a i genitori che non avevano detto nulla. Il padre gli diede una pacca sulla spalla e propose alla madre di lasciarli soli, sia in quel momento che all'interno della macchina per l'aeroporto. Nessuna aveva chiesto il parere a Clare ma capì che sarebbe stato irrilevante.

"- Ci vediamo sull'isola-" le disse la madre,

"- Va bene-" rispose, sia abbracciarono salutò il padre loro salirono immediatamente in una Ferrari e sfrecciarono via, lei salì sulla macchina nera lucida che attendeva anche Callias. Aprì lo sportello da sola e glielo chiuse in faccia, cliccò un pulsante e chiuse tutte le portiere, che con un click bloccarono gli sportelli. Lui rimase inerme facendogli notare di abbassare il finestrino. Lei lo fece,

"- Apri.-" le ordinò, ma lei se ne fregò e ritirò su il finestrino. Si rivolse all'autista questa volta con tranquillità ed educazione.

"- Verso l'aeroporto grazie-"

"- Certo signorina Callum -" l'autista era lo stesso che guidava anche la limousine, lo riconobbe dal tono autoritario. Senza ulteriori indugi partì anche lui verso l'aeroporto. Il telefono di Clare trillò e si accorse che la chiamata veniva proprio da Callias.

"- Vienimi a prendere immediatamente! -" urlò dall'altro capo del telefono,

"-Sappi Callias che la prossima volta che proverai ad entrare nelle grazie di mio padre fingendoti falso, non ti lascerò solo a piedi, farò in modo di rilasciare un'intervista scandalosa che ti rovinerà la vita. Ciao-" senza aspettare la sua risposta chiuse la chiamata e si abbandono sui sedili posteriori addormentandosi.        

Con affetto, un ammiratore segreto...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora