Capitolo 28 - Parte 2

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Zulema


Quando Yasmin è con Macarena la mia casa è molto vuota e triste.

Io, che di solito non riesco a stare ferma e mi annoio di continuo, in questo periodo passo il mio tempo libero sul divano o sul letto. Mangio popcorn o patatine davanti a un film, di solito horror, pensando a quanto la mia vita faccia schifo senza Maca.

Oggi la odio più del solito, perché abbiamo fatto terapia di coppia e ci siamo ritrovate a parlare di mia madre. Questa volta mia moglie (o la mia ex) ha affrontato l'argomento con la massima delicatezza, ma detesto comunque sentir parlare di quella donna.

Se c'è un ricordo di lei che mi è rimasto nella mente è la carezza che mi ha dato, quel gesto che sembrava così dolce e autentico, prima di sparare a me e a Macarena.

Per me quella è stata l'ennesima delusione, l'ennesima conferma che non potrò mai e poi mai fidarmi di mia mamma.

"Mamma". Quella parola che ha smesso di essere strana solo da quando c'è Yasmin nella mia vita e io sono diventata "mamma Zuzu".

Bussano alla porta, apro e trovo mia nipote Zulema che mi sorride.

"Come stai?" le chiedo subito.

"Non bene, i miei genitori erano degli stronzi e adesso sono morti... Mi rimane mio fratello, ma lui... Ha una grave forma di autismo e per certi versi... Vorrei avere qualcuno con cui parlare come facevo con mia madre... Tua sorella... Io mi sento tanto sola..."

"Sei l'unica che è sempre stata dalla nostra parte, nonostante tutti cercassero di metterti contro di me. Lo apprezzo e non preoccuparti, se tu diventassi cattiva come tua nonna io ti ammazzerei all'istante..."

"Che schifo. Davvero, se io diventassi come la nonna ti do il permesso di uccidermi."

"Hai più saputo qualcosa di lei?"

"So che sta bene, ma fa la vittima. Come se io e mio fratello le mancassimo da morire... Mi ha mandato lettere, ha provato a contattarmi, ma io non le ho mai risposto. Per quanto riguarda mio padre, ti giuro che non sapevo nulla. Avevo litigato con lui perché nell'ultimo periodo era insopportabile, io e mio fratello siamo andati a vivere in un altro continente. Sentivamo nostro padre al telefono, io mi prendevo cura di mio fratello e studiavo, non avevo molto tempo da dedicare alle chiamate e non avevo voglia di sentirlo. Si era comportato da stronzo con noi dopo la morte di nostra madre, però non avrei mai immaginato tutto questo."

"E come hai fatto a sapere che..."

"Ha smesso di rispondere alle nostre chiamate e mi sono preoccupata, è... Era comunque mio padre, nonostante i litigi e tutto il resto. Io sono tornata a casa sua e ho trovato alcune lettere che la nonna gli aveva scritto. Praticamente gli ha raccontato che voi, nello specifico Maca, avete ammazzato la mamma e ho immaginato tutto il resto... Anche se non pensavo arrivasse a tanto... Tua madre è veramente spietata, non so come ho fatto a non accorgermene prima."

"Io lo so..." sussurro.

"È una manipolatrice." aggiungo, sapendo che è anche peggio di questo.

È una persona violenta e cattiva, è veramente una maledetta bastarda e non c'è giorno in cui non speri di ricevere la notizia della sua morte.

"Comunque, zia... Posso chiamarti zia?"

"Ma certo..."

La guardo, penso di avere le lacrime agli occhi. La sua somiglianza con Fatima è impressionante e se penso che si sono conosciute, anche se non molto bene, il mio cuore si riempie di gioia e si spezza allo stesso tempo.

"Ho trovato una lettera che mia mamma aveva scritto per te, se vuoi leggerla..."

"Va bene, grazie..."

Allungo la mano, con la voce che mi trema.

Mia nipote si ferma ancora qualche minuto, poi va via. Credo voglia lasciarmi il mio spazio per poter assimilare tutto ciò che mi ha detto.

Quando rimango da sola prendo la lettera che mi ha scritto Aisha e inizio a leggere.


Cara Zulema.

Non so nemmeno più se ti ricordi di me, l'ultima volta che ci siamo viste avevi nove anni ed eri solo una bambina. Eri piccolina e molto magra, ma già allora eri più forte di me.

Se io avessi il coraggio di mandarti questa lettera e tu avessi voglia di rispondere mi diresti che sono una vigliacca. In fondo avresti ragione, lo sono.

Sono scappata da nostra madre, ti ho abbandonata perché pensavo che se ti avessi portata con me ci avrebbe ritrovate. Ti vedevo come un ostacolo alla mia libertà, ma l'unico ostacolo alla mia libertà sono sempre stata io.

Sono la peggior nemica di me stessa e spero che per te sia diverso, spero che tu abbia finalmente trovato la pace che meriti.

Ho visto che sei stata in carcere, ho letto la tua storia e ho capito tutto: è stata nostra madre a fare in modo che finisse così. Ha sempre voluto distruggere entrambe, forse perché le ricordavamo nostro padre che lei odiava tanto.

Tu sei stata in prigione, mentre io mi sono fatta una famiglia. Ho costruito una vita, ho sposato un uomo e ho avuto dei figli, ma penso che sia stata più libera tu in una gabbia di quanto lo sia stata io. Perché la mia gabbia me la sono creata da sola, auto sabotandomi di continuo.

Non amo più mio marito, ma il divorzio non è un'opzione. Sono tornata a vivere con nostra madre e non ho la forza di affrontare anche una separazione, anche perché lui mi toglierebbe i miei figli. Sa che l'ho tradito, ha le prove e le userebbe contro di me, per portarmi via tutto. Qua l'adulterio è visto come un peccato mortale, anche se lo fai perché sei intrappolata in un matrimonio infelice.

Quando sono triste a volte penso a te. Ho chiamato mia figlia Zulema e l'altro mio figlio come nostro padre. Non ho mai dimenticato la nostra famiglia, mai.

Ma sono una vigliacca.

Sono tornata da nostra madre perché sono dipendente da lei, persino dalle sue violenze e dalle sue cattiverie. Preferisco avere una madre psicopatica piuttosto che non averla affatto.

Sto ancora con mio marito anche se amo un altro uomo, James, un po' perché non merito di essere felice e un po' perché anche il mio amante non è una bellissima persona. Ho completamente perso la testa per lui e lui per me, ma so che è una persona tossica per me.

Come mio marito. Come nostra madre.

Spero di non portare mai te nel baratro insieme a me, spero che tu possa salvarti da questa spirale di ipocrisia che è la nostra famiglia. Ovviamente parlo della mamma e dei suoi parenti. Quelli di nostro padre sono morti tutti ormai, ovviamente perché erano i buoni e i buoni non vincono mai.

Spero che tu stia bene e spero di poterti riabbracciare. Ma spero anche di non intossicarti con il mio veleno e giuro che, se dovessi farti del male, sceglierei il suicidio piuttosto che diventare come nostra madre.

O troverei qualcuno a cui far fare il lavoro sporco, perché non avrei nemmeno il coraggio di ammazzarmi da sola.

Ora però non voglio più pensare a questo. Voglio solo dirti che ti porto nel mio cuore e che per me resterai sempre la bambina coraggiosa che afferma, davanti a tutti: "Io sono figlia di mio papà". Ricordo quando ti hanno fatto notare che hai anche una mamma e tu hai risposto: "Io voglio bene solo a papà, lei è cattiva".

Sei sempre stata una ribelle, come papà.

E per questo ti ammiro.

Spero che i miei figli diventino come te un giorno. Spero che, oltre ai nomi, prendano i tuoi geni e quelli di nostro padre.

Ti voglio bene piccola Zuly (ti chiamavo sempre così, ricordi?).

Prenditi cura di te.

Tua, Aisha.

I hate u, I love uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora