Capitolo 4

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A pranzo erano tutti più che contenti. Il pollo alla paprika di Frypan era il piatto più buono che ricordavo di aver mangiato.
Avendo il pomeriggio libero, andai in infermeria, che si era riempita rispetto alla mattina.
<<Ciao pivella>> mi salutò Jeff. Gli feci un cenno con la testa e mi sedetti sul letto di Newt, il quale si stava massaggiando la caviglia.
<<Ciao Bez, Frypan è stato buono?>>
<<Si, anche se non credo di essere portata per la cucina>>
<<Troverai un lavoro. Ne sono sicuro>>
<<Ti fa tanto male?>> Dissi indicando la caviglia.
Scosse la testa e mi guardò. I suoi occhi erano ancora più belli dell'ultima volta che li avevo visti.
<<Piccioncini! Mi spiace dividervi ma è ora dell'allenamento!>>
Jeff si avvicinò al letto ed io mi alzai per permettergli di togliere le coperte da Newt, rivelando una gamba totalmente fasciata e gonfia.
<<Pivella...sció sció!>>
E dopo essere stata cacciata dall'infermeria, sentii un tonfo. Ritornai sui miei passi e vidi Newt per terra con Jeff accanto.
Corsi verso di loro e feci passare un braccio del biondo dietro al mio collo; così fece il medicale e insieme lo appoggiammo di nuovo a letto.
<<Stai bene?>> chiesi a Newt. Lui serrò la mascella.
<<Vattene fagio>>
<<No! voglio sapere se->>
<<Elisabeth. Vattene!>>
Un ragazzo moro con un occhio bianco e l'altro azzurro (probabilmente un altro medicale) mi accompagnò nuovamente alla porta.
Cos'era appena successo?
Controllai l'ora. Era ancora presto, perciò girovagai per la Radura.
Feci la conoscenza di un cagnolino chiamato Bau: un batuffolo completamente nero con molta energia, al contrario di me che ero stufa di non fare niente. Seguii il consiglio di Frypan e mi diressi verso le docce.
Poco dopo l'acqua scorreva sul mio corpo. Dentro di me non capivo perché Newt non volesse dire cosa gli era successo. Un po' di diffidenza era più che lecita...effettivamente ero arrivata da poco, ma prima o poi avrei dovuto sapere!
Uscita dai bagni con i capelli ancora bagnati, notai come i radurai fossero completamente apatici. Alcuni sorridevano e altri ridevano, però nei loro occhi si vedeva chiaramente un velo di tristezza...o forse di ansia.
Potevo capirli, perché mi sentivo esattamente come loro. Probabilmente il mio sguardo era velato allo stesso modo.
Mi sentivo impotente. Sapere che dopo nove mesi non erano ancora riusciti a mappare tutto il labirinto, voleva dire che probabilmente ce ne sarebbe voluto di tempo prima di trovare un uscita, e io cosa facevo per aiutare? Assolutamente niente (se non farmi paranoie).
Entrai in cucina e Frypan, insieme a altri quattro ragazzi, stava già facendo volteggiare cose e aggiungendo vari liquidi; poco dopo aver versato quello che sembrava vino su del riso, la fiamma presente sulla padella diventò sempre più grande.
Tutti entrarono in panico e iniziarono ad allontanarsi.
L'unico che non perdeva la calma fu l'intendente che, prendendosi il suo tempo, buttò un panno bagnato sulla pentola spegnendo il fuoco.
<<Pivella, devi smettere di stare con le mani in mano! Tieni, apparecchia>>
Mi passò una pila di piatti colorati che posizionai sui vassoi. Appena ebbi finito di mettere posate e bicchieri, Frypan suonò la campana che richiamò i radurai.
Come preannunciato, dovetti aspettare che la folla andasse a letto e che le pulizie fossero ultimate prima di mangiare.
Quando mi sedetti al tavolo, Minho e Alby erano lì ad aspettarmi.
<<Quindi fagio, com'è andata?>> Chiese Minho
<<Elisabeth, mi chiamo Elisabeth. La mia era da fagiolina è finita>>
<<Non funziona così fagio...sarai una fagiolina fino a quando non ne arriverà un altro, ma fino ad allora la festa è per te>>
Prese il mio vassoio, camminò verso la cucina e lo ripose sul bancone maniacalmente pulito da Frypan.
<<Mastro chef, mi dia la bevanda!>>
<<Prima lo pulisci con la lingua>>
Disse il cuoco riferendosi alla macchia di cibo che si era creata sul bancone in seguito al lancio del vassoio.
<<Mastro chef, la prego di portarmi la bevanda del mastro Gally!>> disse Minho facendo un inchino.
Frypan gli diede un barattolo di vetro ordinandogli di smammare.
Mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla cucina.
<<Dove andiamo?>>
<<Lo vedrai>>
Si fermò vicino ad un capanno e prese due oggetti: uno era un cacciavite, l'altro non riuscii a vederlo.
<<Perché non sei da Newt?>>
<<Oggi va Alby. Non preoccuparti, la tua bella addormentata viene trattata bene>>
Dopo aver attraversato un tratto di foresta, arrivammo ad un muro sulla quale c'erano scritti vari nomi.
Passai il dito sulla superficie ruvida e riconobbi quelli di Frypan, Minho, Alby e Newt. Gli altri, a parte qualche altro paio, non li conoscevo e non li avevo mai sentiti nominare. Notai che alcuni nomi erano sbarrati.
Minho mi passò lo scalpello (quindi non era un cacciavite?) ed un martello.
<<Perché alcuni sono sbarrati?>>
<<Pretendi che dopo nove mesi, saremmo stati tutti vivi e vegeti?>>
Il suo sguardo si incupì mentre passava il dito su alcuni nomi.
Per fortuna quelli sbarrati erano pochi.
Lui si concentrò in particolare su un nome: Justin.
<<È morto pochi giorni prima del tuo arrivo. Era un velocista, uno dei migliori...migliore anche di me. Si è sacrificato per salvarmi il culo. Ci stava inseguendo un dolente...>>
<<Un dolente...?>>
<<Non è il momento pive, ora tocca a te!>>
Decisi di scriverlo sotto quello di Minho, alla sinistra di Alby.
<<Il primo nome femminile. Chissà se ce ne saranno altre...magari ogni nove mesi. Magari perché le donne possono rimanere incinta! Quindi magari è una metafora, magari->>
<<Se dici un'altra volta magari, ti ficco 'sto scalpello in gola>>
Ripresi il mio lavoro. Non sapevo cosa mi fosse preso, ma avevo un magone dentro di me. Pensare che quei ragazzi, probabilmente miei coetanei, erano morti per causa di chissà chi...perché eravamo qui? Chi era così malvagio da mandare dei bambini in un posto così tremendo?
Finita la mia opera, indietreggiai di poco per vedere meglio.
Elisabeth.

Minho si incamminò nella direzione opposta e mi fece segno di seguirlo.
Dopo uno o due minuti, arrivammo davanti ad un grande albero.
<<Sali>> disse indicando la cima dell'albero.
<<Lì?...io?>> Indicai a mia volta prima l'albero e poi me stessa. Minho annuì e si piegò per farmi segno di poggiare un piede sulle sue mani.
<<Ti aiuto io!>>
Okay. Minho era un coglione. Ma io lo ero di più.
Con il suo aiuto, salii fino al ramo più alto e il ragazzo mi seguì posizionandosi vicino a me.
La radura di notte era completamente buia. Frypan aveva chiuso la cucina e le uniche luci erano quelle dell'infermeria.
<<Tieni pive>>
Mi porse il barattolo dopo averne bevuto un sorso.
<<Ti farà crescere i peli sul petto!>>
Ritrasse il braccio e ci pensò su, ma bastò poco per farlo ritornare della sua idea.
Presi il barattolo e annusai il suo contenuto.
<<Cos'è questa roba?>>
<<Assaggia e vedrai>>
Buttai giù un sorso e subito un sapore dolciastro mi inondò la gola; era come bere grasso alla lavanda...e non chiedetemi come facessi a sapere che gusto aveva il grasso o la lavanda.
<<Cosa ca->> diversi colpi di tosse mi interruppero facendo ridere Minho a crepapelle.
<<Io non ne ho idea, è una ricetta di Gally>> disse ridendo.
<<Pivella...>> mi mise una mano sulla schiena e guardando in avanti disse:<<...benvenuta nella radura>>

C.A.T.T.I.V.O. non è buonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora