Capitolo 5

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<<Vorrei poter cambiare la mia decisione. Tu sei l'unica cosa che rifarei, sempre e per sempre. Elisabeth, ricorda: C.A.T.T.I.V.O non è buono.
Non lo è e non lo sarà mai. Non fidarti di chi dice il contrario. Capito? Hai capito Elisabeth?!>>
La donna davanti a me aveva un camice bianco e dei lunghi capelli ramati. Il volto era offuscato ma, non so come, riuscivo a percepire che per me quella donna era tutto.

<<Sveglia pive!>>
Aprii gli occhi e il faccione di Minho distava ad un palmo dal mio.
<<Dai pivella mia, oggi hai bisogno di energie, vai dai costruttori!>>
Mi tirai su a fatica, mi legai i capelli e rimasi impalata a riflettere sul mio sogno.
Avevo due domande. La donna era una scienziata, o era mia madre? Ma soprattutto, quello era un ricordo o un sogno?
Minho, che si trovava fuori dalla porta, sbattè le mani frettolosamente.
<<Pivella!!>>
<<Arrivo mamma, un attimo>>
Uscii dalla stanza e insieme andammo da Frypan. Il velocista prese dei panini e scappò via mentre io mi sedetti ad un tavolo appoggiandoci la testa sopra.
<<Buongiorno principessa, vuoi?>>
Mi porse una tazza di latte con i biscotti fatti il giorno prima. Gli sorrisi e iniziai a mangiare. In mezzo a quel silenzio, i miei pensieri cominciarono a viaggiare.
C.A.T.T.I.V.O. non erano le stesse lettere impresse nelle scatole delle provviste?
Perché quella donna ripeteva "non è buono"? Effettivamente, il nome non era di aiuto; se erano stati loro a metterci qui dentro, non potevano essere buone persone.
<<Ciao fagiolina, pronta?>>
Dietro di me comparve un ragazzo con i capelli rossicci e il naso a patata, non era grosso come Frypan ma ci si avvicinava.
<<Gally, intendente dei costruttori. Andiamo, ci sono molte cose da fare>>
<<Già. Qua siete sempre pieni di cose da fare>>
Mi alzai e gli tesi la mano.
<<Elisabeth, non fagiolina>>
Seguii Gally fino al capanno dove ieri Minho aveva preso lo scalpello.
L'intendente invece prese delle travi lucenti e dei chiodi.
<<Oggi dobbiamo aggiustare alcune porte del casolare. Niente di difficile: chiodi, travi e martello>>

Erano circa le 10 e stavo martellando una porta del secondo piano. Non c'era molto da fare, bastava martellare due chiodi e mettere dell'olio.
La mia mente però era altrove.
Era possibile che gli ultimi sogni fossero collegati?
Se quella donna fosse stata mia madre? Ieri la me stessa bambina chiedeva di salvarla...volevano ucciderla? Forse lo avevano già fatto, e forse era colpa mia.
Perfetto! Ora all'ansia generale si era aggiunto anche il senso di colpa per aver fatto uccidere una donna che neanche ricordavo.

Senza pensarci cacciai un urlo.
Mi ero appena martellata l'indice sinistro. Gally mi raggiunse velocemente imprecando.
<<Cosa caspio hai fatto?>>
Gli mostrai l'indice.
<<Sono un'idiota>>
<<Su questo siamo d'accordo. Riesci a stare da sola per un secondo? Vai in infermeria. Non dovrebbe essere grave, ma potrebbe peggiorare>>

Raggiunto il piano di sotto mi sentii chiamare. Avrei voluto ignorarlo ma la mia coscienza troppo buona me lo impedì.
<<Ti sei già fatta male?>>
<<Già. Tu devi essere Fred, giusto?>>
<<In persona, vuoi che ti accompagni?>>
<<No grazie, faccio da sola>>
Mi allontanai sentendomi i suoi occhi addosso. Neanche una settimana e avevo già fatto figuracce. Mi sembrava di essere lì da mesi e invece erano passati poco più di due giorni.
Entrata in infermeria e vidi Newt appoggiato a Jeff, intento a camminare per la stanza.
Entrambi mi guardarono e, dopo aver appoggiato il biondo sul letto, Jeff mi raggiunse.
<<Ciao pive, tutto a posto?>> Abbassò lo sguardo e vide la mia mano.
<<Giornata con Gally, eh?>>
Mi fece sedere sul letto accanto a Newt.
<<Cos'hai fatto?>> Mi chiese.
<<Mi sono data una martellata sul dito. Ultimamente sono con la testa per aria.
Jeff mi appoggiò del ghiaccio sul dito e me lo fasciò. Disse di stare lì un'oretta e che dopo mi avrebbe messo una pomata e sarei potuta ritornare a lavoro.
<<Oh no, ti sei rovinata le tue mani di fata? Ho saputo che ieri Minho ti ha fatto il rito di iniziazione>>
<<Molto divertente Newt, e comunque si. Com'è che sai sempre tutto?>>
Fece spallucce e mi sorrise.
Era veramente bello.
Mi resi conto di ciò che avevo pensato e cercai di reprimere l'imbarazzo. Da dove mi era uscito??
Passammo un'ora a parlare e ridere con Jeff. Entrambi si rivelarono molto simpatici, ma io dovetti tornare al lavoro.
Il medicale mi fasciò il dito e andai da Gally.
<<Tutto bene fagiolina?>> Mi chiese
Annuii e notai che la porta ormai era aggiustata e oliata.
<<Che faccio adesso?>>
Mi indicò un barattolo di vernice bianca con un pennello di fianco.
<<Vai a imbiancare la staccionata dei maiali>>
Sul serio? Eseguii il suo ordine.
Il sole sembrava cuocermi la pelle. La maglietta era fradicia e avrei voluto rasarmi i capelli a zero.
Vicino alle staccionate incontrai Wiston, colui che si occupava del macello, un ragazzo coi capelli neri e l'acne sul viso.
Nonostante i radurai mi avessero spiegato più o meno tutto, io sentivo il peso della confusione sulle spalle.
Per esempio:
Cos'erano i dolenti?
I sogni che avevo fatto, cosa volevano dire?
Perché, se c'era la regola di non far male a gli altri, quelle persone erano morte?
Dove finivano tutti i morti?
A risvegliarmi dal mio stato di trance fu Fred.
<<Ehi pivella, come va il dito?>>
Lo guardai con la coda dell'occhio e continuai il mio lavoro, spostandomi di qualche metro.
<<Fa male>>
<<Sii forte>> disse pizzicandomi la guancia prima di andarsene.
<<Quel tipo non è normale, vero?>> Chiesi a Wiston che era uscito da un edificio rosso.
<<Da quando sei arrivata sono tutti più...agitati>>
Si tolse il grembiule e per poi avvicinarsi a me scavalcando la staccionata.
<<Wiston, posso chiederti una cosa?>>
Annuii mentre si sedeva per terra. Rimisi il pennello nel secchio e mi fermai.
<<Cosa succede se un dolente ti punge?>> chiesi.
Finalmente avrei ricevuto delle risposte.
Prima che potesse aprir bocca, sentimmo un urlo proveniente dall'entrata del labirinto.
Wiston si guardo l'orologio <<È decisamente presto!>>
Corremmo verso l'urlo e vedemmo Minho trascinare un ragazzo per le braccia. Aveva le vene del collo ingrossate e i capelli gli ricadevano sulla fronte impregnata di sudore.
Insieme a noi arrivarono anche due ragazzi biondi con una barella. In meno di trenta secondi, tutti i radurai si accerchiarono vicino a noi. Vidi Fred e un altro ragazzo intenti ad aiutare i medicali a mettere il ragazzo sulla barella.
Non riuscii a vederlo bene, vidi solo gli occhi verdi sgranati che mi guardavano con rabbia. Era rigido e sembrava paralizzato.
<<Minho, cos'è successo?>> Chiese Alby. Tra la folla non l'avevo neache visto arrivare.
<<È stato punto>>
Da lì non capii più niente. Alby chiamò un' Adunanza e ordinò a tutti di ritornare a lavoro.
Mi girai e notai un ragazzo dalla maglia blu scuro e i capelli castani.
<<Cosa sta succedendo?>>
<<Tranquilla fagio, gli intendenti risolveranno tutto. Non abbiamo ancora avuto l'opportunità di presentarci>>
Mi porse la mano.
<<Sono William. Chiamami pure Will>>
La strinsi, ma non mi sembrava il momento delle presentazioni, così non dissi il mio nome e mi incamminai verso l'infermiera.
Con pochi passi William mi affiancò e mi bloccò.
<<Ferma fagio, non puoi entrare. Al momento non è concesso ai fagiolini>>
<<Non mi interessa! Voglio sapere cos'è successo a quel ragazzo!>> lo superai e continuai per la mia strada.
Erano a malapena le 11:45. I velocisti di solito tornavano verso le 18, quindi era decisamente troppo presto; non ne ero sicura ma non sembrava una cosa positiva.

C.A.T.T.I.V.O. non è buonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora