𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝟸𝟽

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𝐈𝐋 𝐅𝐈𝐎𝐑𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐋𝐔𝐍𝐀

Fu il nostro primo viaggio in macchina in silenzio, quasi come due perfette estranee che si limitavano a percorrere la stessa strada.
Oltre a tutto quello che era successo poco prima, si era aggiunto un forte senso di dispiacere anche verso la mia migliore amica.
Fino a quel momento avevo tenuto Jun all'oscuro sulla mia frequentazione, avevo temporeggiato, ero stata una codarda, le avevo nascosto tutto per un intero anno, e lei l'aveva scoperto nel peggiore dei modi.
Eravamo quattro amiche disimpegnate dagli stereotipi dell'amicizia, questa fu la cosa che più ci legò l' una all'altra fin da subito, eravamo libere di essere noi stesse con la totale comprensione l'una dell'altra.
Tempo fa ci facemmo tutte e quattro una promessa, ci promettemmo che nella nostra amicizia non avremmo mai dovuto sentirci costrette a dirci tutto se non fossimo state pronte, io non l'avevo infranta la promessa, perchè ancora non mi sentivo pronta per dirle con chi stavo avendo una storia d'amore, non le avevo mentito, l'avevo tenuto per me.
Era l'unica a cui non avevo detto niente, perché una parte di me non voleva deluderla, avevo paura del suo giudizio, non volevo ferirla anche se sapevo che non mi avrebbe impedito nulla, non mi avrebbe mai giudicata, ma la paura era una bestia difficile da controllare, e questa volta aveva prevalso su di me.
Capivo la sua delusione, non si trattava di poco tempo si trattava di un intero anno di silenzio.
Lei era arrabbiata più con se stessa che con me, se avesse insistito con me avrebbe saputo tutto molto prima, e avrebbe avuto modo di proteggermi dall'inevitabile, e magari avrebbe potuto consigliarmi mettendomi in guardia.
«Dove stiamo andando Jun?»
«Dormirai da me fin quando non sistemiamo questa faccenda», rispose secca lei.
Pensavo che sarei riuscita a vivere un'altra estate insieme a lui, mi ritornarono in mente le parole del mostro, e aveva ragione, ero una stupida a pensare che avrei potuto avere una vita qualunque con affianco una persona del genere.
Il mondo che aveva sulle spalle quel ragazzo era troppo diverso dal mio, e di qualsiasi altra donna comune di questa terra.
Il mio passato era troppo sporco, il mio passato era tornato a bussare alla mia porta, e in un era in cui tutto viene sbattuto senza ritegno ovunque, dove tutto viene a galla alla velocità della luce, la mia sporcizia pesava troppo ed era troppo ingombrante da nascondere, avrebbe sporcato la sua immagine.
Mi chiesi come stavano andando le cose al Moon, se già se ne erano andati tutti, o se erano ancora tutti lì, chissà cosa stava sopportando lui in questo momento, cosa stava facendo e quanto a pezzi fosse, mi chiedevo dove era stato portato il mostro in quelle condizioni, e poi la nausea iniziò a salire al solo pensiero delle ultime parole che mi riversò contro.
Sarei dovuta tornare da lui se non volevo rovinare la vita a Jungkook, avrei potuto denuncialo alla polizia, ma se l'avessi fatto tutte le foto compromettenti sarebbero saltate fuori, nessuno è santo, anche solo parlarne con la polizia per avere consigli sul da farsi voleva dire raccontare tutto fin dall'inizio, nei minimi dettagli e il nome di Jungkook sarebbe trapelato in qualche modo.
Scesi dalla macchina e davanti casa di Jun trovai anche le altre, loro erano nella mia stessa situazione, non dissero nulla, ci limitammo tutte a seguire Jun dentro casa.
«Preparo del tè», sospirò Jun con tono esausto.
Mi accomodai su di una sedia, Sun si sedette di fianco a me stringendomi una mano, il suo sguardo mi dimostrava quanto le dispiacesse tutta quella situazione, dal lato opposto si mise a sedere Ye-ri, con le mani in tasca, e una postura di chiusura iniziò a fissare il tavolo e non staccò più gli occhi di lì.
Jun si diresse in cucina e tornò dopo un po' reggendo con entrambe le mani un vassoio con sopra quattro tazze di tè fumanti.
Presi coraggio, «Jun mi dispiace e mi dispiace anche per voi ragazze, vi ho messo tutte in una brutta situazione, la colpa è solo mia Jun, ho detto loro di non dirti niente fin quando non mi fossi sentita pronta, ed io non ero ancora pronta a dirti di lui perché visto quello che ho passato pensavo che mi avresti scoraggiata nel vederlo, avevo paura del tuo giudizio e della tua reazione.. Non volevo ferirti o farti stare in pensiero..»
«Un anno Amy! E' passato un intero anno per la miseria! Non ti avrei mai scoraggiata, mi sarei limitata a darti dei consigli semmai, e forse avrei potuto prevenire tutto questo casino», rispose prontamente, «La cosa che più mi ha ferita è averlo dovuto scoprire tramite Joon e soprattutto quando il danno ormai è stato fatto».
Aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con me, fu un fiume in piena, e tutte e tre, proprio come delle bambine che venivano sgridate per aver combinato un guaio, ce ne stavamo in silenzio ad ascoltarla.
«Ora tu denuncerai quell'essere schifoso, una volta per tutte, stasera stessa Amanda», disse con tutta serietà.
E solo allora raccontai all'intero gruppo tutta la serata che avevo vissuto, e tutto quello che il mostro mi aveva detto.
Calò il silenzio nella stanza, potevo vedere i loro pensieri frullare nella testa, l'indignazione nei volti, la collera che stavano provando e tutta la rabbia repressa.
«Pezzo di merda! Sta giocando con la sua vita, io lo ammazzo se lo vedo quel figlio di puttana, ve lo giuro», ringhiò Ye-ri, «Ora si permette pure di darti dei giorni contati per decidere se tornare da lui o sputtanare la tua vita privata. Che cosa dobbiamo fare ragazze? Cosa facciamo.. Sto impazzendo!».
Mentre la rabbia di Ye-ri era visibile a tutte noi, quella di Sun covava dentro lentamente, logorando la sua anima e il suo stomaco, e sfociando improvvisamente in un pianto, iniziò ad andare su e giù per la stanza parlando senza sosta, sputando fuori una moltitudine di cose sconnesse, fin quando Jun la calmò e la accompagnò a sedere tranquillizzandola.
Solo dopo aver calmato gli animi di tutte prese la parola Jun, «Facciamo in questo modo. Amanda dormirà da me fin da stasera, fin quando non riusciremo a trovare una soluzione valida, qui è al sicuro, parlerò con il signore alla portineria del palazzo e gli dirò di non far salire nessuno al mio appartamento, all'infuori di me e di lei. Andrai al lavoro e continuerai a frequentare il corso di fotografia, farai le tue solite cose come se nulla fosse successo, così crederà che ci stai riflettendo e che non ti stai nascondendo. Ye-ri starà con te la mattina e il pomeriggio visto che ha impegni solo di sera, mangerai al suo ristorante, io e Sun invece verremo a prenderti tutte le sere quando sei di turno al Moon. Joon ha già parlato con il tuo capo e con l'intero staff, quel bastardo non potrà più entrare nel locale perché ora tutti conoscono la sua faccia, inoltre sia lui che Seon staranno sempre dietro di te, non farai mai più turno da sola senza uno dei due. Nel frattempo parlerò con un mio fidato legale, e se dovrò, assumerò un investigatore privato per scoprire con chi ha contatti lo stronzo, sempre sperando che il bastardo si faccia sentire il più tardi possibile, ho bisogno di tempo», concluse Jun.
«Non ti ho mai sentita dire tante parolacce..», biascicò Ye-ri guardando Jun con timore.
«Ne ho dette molte di più in macchina mentre andavo a prendere Amy!», rispose stizzita Jun.
Grazie a Ye-ri l'aria di tensione nella stanza si dileguò.
Ye-ri voleva ridere e per non farlo costrinse la sua bocca in una smorfia esilarante, i suoi occhi si gonfiarono quasi ad uscirgli fuori dalle orbite, fece ridere Sun e di seguito anche me.
«Visto che è la serata delle confessioni, anche tu dovresti dirci qualcosa, o sbaglio? Ti sei messa insieme a Joon non è vero? Ce ne siamo accorte tutte Jun, e vorrei precisare, che stai facendo lo stesso sbaglio di Amy, perché non ci hai detto niente», disse Sun incrociando lo sguardo con Jun con aria altezzosa.
Jun sbuffò, «Sì mi sto vedendo con Joon, è vero, ma come amici, non si è dichiarato e tantomeno io, perciò non avevo un'accidenti da confessare»
«L'hai fatto di nuovo!», urlò Ye-ri.
Andammo avanti tutta la nottata a parlare di ogni cosa, forse era arrivato il momento di essere tutte più sincere le une con le altre.
Arrivò la domenica e andai a lavorare al Moon come concordato con le altre, parlai con il capo e con lo staff, feci l'intero turno con Seon che sembrava più una guardia del corpo che un collega, e non appena qualcuno si avvicinava più del dovuto lo rimetteva a posto suo, il tutto sotto lo sguardo sempre sull'attenti di "Occhi di falco Joon".
Andò tutto bene per mia fortuna, una volta finito il turno fuori ad aspettarmi c'erano Sun e Jun in macchina con il motore acceso, accompagnammo Sun a casa e anche noi ci dirigemmo a casa di Jun.
Vivevo ogni giorno circondata di aiuto, senza essere mai da sola, e questo mi incoraggiava a combattere invece di abbattermi.
Per tutta la settimana frequentai in maniera regolare il corso di fotografia, quando uscivamo per fare delle foto, sapevo che Ye-ri era nei paraggi con la sua bicicletta che mi osservava, ero finita in un film di spionaggio, non sapevo quando il mostro si sarebbe fatto vivo di nuovo, e in che modo l'avrebbe fatto, ma a differenza sua, io non ero sola.
E di nuovo arrivò il fine settimana, sia io che le mie amiche iniziammo ad accusare l'ansia di non sapere, più passavano i giorni più la cosa diventava pesante e troppo grande per noi, Jun alla fine fu consigliata dall'avvocato di assumere un'investigatore privato che si era messo subito all'opera.
Venerdì sera fui accompagnata al Moon come da consuetudine, «A dopo Amy ti aspetto qui con Sun come sempre», disse Jun, la salutai mandandole un bacio volante, «A dopo», risposi e lei se ne andò.
Non appena entrai Da-mi mi venne in contro di corsa, «Amy devi venire subito con me», mi prese una mano e mi trascinò con lei.
«Che sta succedendo Da-mi mi fai preoccupare».
Il locale era ancora chiuso, c'era solo la band che stava provando le canzoni prima dell'inizio della serata e lo staff a preparare i tavoli, Big Lee si alzò dalla sedia e ci fece cenno di salire,
una volta arrivate al piano di sopra vidi Joon con una mano sul volto mentre si massaggiava la fronte in maniera nervosa appoggiato all'ingresso che dava alle stanze rosse.
«Che sta succedendo Joon? Volete dirmi qualcosa?»
«Volevo chiamarti per dirti di non venire al lavoro stasera ma Jun mi ha convinto di farti venire lo stesso.. C'è lui di sopra, intendo "tu sai chi", e non vuole andarsene.. Ho provato a parlarci, ho tentato di convincerlo che sarebbe stato meglio di no, credo sia anche ubriaco.. Mi dispiace Amy dimmi tu cosa devo fare ed io lo farò», disse Joon appoggiato alla parete con le braccia incrociate al petto e un'aria stanca.
In quell'istante scese le scalinate rosse Taehyung e si fermò appena mi vide, «Ciao Amy, ti prego scusami, avevo intuito che stasera sarebbe venuto qui e non potevo farlo venire da solo, l'ho accompagnato io ma dobbiamo andarcene al più presto, prima che l'agenzia scopra che siamo qui»
«Ci penso io, aspettate qui», dissi prendendo un gran respiro.
Ogni gradino di quelle scale valeva un passo sempre più vicino a lui.
Non sapevo se sarei riuscita a rimanere salda nelle mie convinzioni o se avrei ceduto sotto i suoi occhi.
Quando arrivai al corridoio fui inondata dalla forte luce rossa, non c'era nessun altro lì, soltanto io e una figura lontana, in fondo, oltre la porta spalancata che dava sul terrazzo.
Iniziai ad incamminarmi verso di lui, era seduto sul rialzo in cui c'erano tutti gli strumenti musicali e mi vide, me ne accorsi perché tirò su il capo.
Joon aveva ragione, Jungkook era ubriaco e in quell'istante capii di non farcela.
Mi voltai velocemente e iniziai ad andarmene quando lui fece l'unica cosa che sapeva mi avrebbe trattenuta.

𝙸𝚕 𝙵𝚒𝚘𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝙻𝚞𝚗𝚊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora