Ero sveglia già da un po'.
Mi rigirai nel letto alla ricerca di un buon motivo di mettere piede fuori dalle coperte, ma non lo trovai.
L'odore forte di caffè giungeva alle mie narici, lo avevo sempre detestato e questo incentivò il mio corpo a starsene al caldo, piuttosto che alzarsi. Ma non potevo.
Sarebbe sato da male educati rifiutare i loro aiuto dopo tutto quello che stavano facendo per me.
Allungai la mano verso il comodino.
Sul mio telefono non c'era traccia di niente, neanche un messaggio. E fu allora che riconobbi l'entità dei fatti.
Non mi rimaneva più niente se questo posto.
Mi sollevai puntellandomi sui gomiti, avevo un leggero mal di testa che martella all'altezza delle tempie.
Rivissi ogni attimo del giorno prima, dal momento in cui ero atterrata e all'attimo in cui avevo incontrato Sean.
Il suo sguardo infastidito per non parlare dell'invadenza del suo amico. Non ero mai stata una che non apprezzava i cambiamenti, ma questo era tutt'altra storia.
I miei pensieri si arrestarono quando sentì uno scricchiolio provenire da fuori.
Dalla finestra osservai il cielo color celeste illuminato da una debole luce del mattino. L'aria gelida penetrava dalle fessure degli infissi pizzicando lievemente il tempore della mia pelle ancora calda dalla notte passata.
Scommettevo che se mi fossi affacciata avrei sentito solo silenzio. Non sapevo se questo mi piacesse ma per il momento placava all'idea di non aver dovuto incontrare quella schiera di paparazzi che mi attendevano a Manhattan.
Nessun clacson, niente smog, niente di niente.
Per un attimo crebbi di aver persino nostalgia di casa, ma quella sensazione durò il tempo di ricordare cosa ogni notte mi tormentava.
C'era sempre il suo corpo steso privo di vita. I capelli sparsi sul piano del tavolo.
Il barattolino dei tranquillanti vuota.
Tutto ciò che avevo conosciuto, tutto quello che le persone non sapevano e che ignoravano esistesse, era scomparso insieme a lei.
Non avevo idea di quanto tempo ero rimasta immobile a fissare il cielo.
Non mi accorsi neanche che stavo sanguinando.
Mi ero morsa il labbro. Passai la lingua per alleviare il dolore.
All'epoca, pur di uscire da quella situazione avrei fatto quasi qualsiasi cosa.
Persino nei giorni in cui mi ero ritrovata ad aspettare che le mie attenzioni venissero ricambiate, ero io che ne uscivo lesa. E ora che lei non c'era più, mi bastava ricordare che non ne era valsa mai la pena.
Brancolavo tra dispiacere e sollievo non portava proprio a nulla. Afferrai il telefono realizzando che nessuno mi aveva cercata se non Rosie. Composi il suo numero, avvicinai il telefono all'orecchio riflettendo solo al secondo squillo che da lei non c'era lo stesso orario.
"Joy?" rispose, "Grazie al cielo"
Restai in ascolto del suo respiro affannato, come se avesse aspettato questa chiamata da secoli e subito scattò nel mio corpo una reazione inaspettata. Mi rilassai.
"Stai bene?" la sua domanda mi fece sorgere un piccolo sorriso.
"Uhm, si... scusa dovevo chiamarti" dissi sentendo i brividi pervadere le braccia.
"Allora... com'è lì? Questo Sean..." non terminai la frase ma capì all'istante cosa volesse sapere.
"Sto bene".
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Loro
RomanceUn antico proverbio dice che nessun fiocco di neve cade mai nel posto sbagliato. Fox era l'inizio della mia grande storia. Loro hanno visto qualcosa in me. Io in loro.