4.JOYCELYN

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Feci il nodo intorno al sacco della spazzatura, mi spostai i capelli che mi finirono davanti agli occhi con il gomito e quando tirai su il capo mi guardai intorno.

La casa sembrava disabitata.
Non volava una mosca.

Quando il fuoco del camino iniziò a spegnersi buttai altri tre ciocchi di legna che lo ravvivò.
Solo così mi accorsi che erano finiti e che se ci fosse stato uno dei ragazzi avrei potuto dirglielo o chiesto di farmi vedere dove poterne prendere altri.

Avevo sistemato la cucina proprio come mi aveva chiesto di fare Sean. Avevo provato a fare il meglio che potevo. Non che nella mia vera vita fosse stato tanto diverso.

Ma in quel cado c'era sempre una Rosie dietro l'angolo pronta a rimediare i casini di mia madre.

C'erano giorni in cui ritornavo da scuola trovavo cumoli di piatti sporchi nel lavello, riviste strappate per terra.
Capitava quando mia madre aveva una crisi perché qualche stupido pettegolezzo aveva scritto della sua messa in piega sbagliata o di qualche kilo di troppo.

La verità era che lei era perfetta anche se c'erano migliaia di articoli che provavano a metterla in cattiva luce.
Partecipava alle aste di beneficenze, riceveva inviti per ogni party IN che si teneva nel paese.
Il risvolto della medaglia era che non c'era mai.

Le notti sembravano eterne.
Il Palace Hotel sembrava la mia torre d'avorio.
Solo dopo la prima notte dopo la sua morte capì quanto mi facesse sentire utile prendermi cura di lei e quanto fosse sbagliato tutto ciò.

Prima che potette cader via mi asciugai via la sola e unica lacrima che mi sfuggì come petalo di rosa lungo la mia guancia.

Solo dopo averla scacciata via tornai a trascinare il sacco lungo il pavimento prima.

Mi guardai intorno.
Mi affacciai alla finestra per capire dove metterlo: lì fuori c'è solo neve. Fredda e bianca.

Per cui lasciai perdere e corsi ad infilare il cappotto, scarpe, guanti e cappello prima di uscir fuori ed essere investita in pieno dal gelo.
Sentivo l'aria pungermi le gote.
I passi sprofondavano nella neve. Qualcosa mi incuriosì, il mio corpo esitò diversi momenti prima di decidere di rilassarsi.
Mi godetti la visuale completa.

La luce del giorno era forte, girai lo sguardo a sinistra, e scorsi un fitto bosco composto da arbusti e alberi innevati che circondavano la casa. Respirai profondamente, i miei occhi si chiusero per inalare l'odore di tutto questo.
L'aria fredda raddrizzò i peli sulle mie braccia infastidendomi nonostante i mille indumenti che avevo indosso e improvvisamente sentì il bisogno di esplorare.

E così feci.

Ogni mio passo era rallentato dalla neve.
Ero pronta a scommettere che stasera avrei avuto male dappertutto eppure niente sarebbe stato paragonabile a quello che avrei vissuto.
Non vidi e non sentì niente per ore. Mi ero allontanata un po' dall'abitazione. Intravidi un capanno, credevo fosse una stalla.
Ero sul punto di voler entrarci ma qualcos'altro catturò di più la mia attenzione. Vidi tre motoslitte.
Una di queste era sicuramente quella con cui ero arrivata fin qui.
Era ricoperta di neve, provai a pulirla con l'intento di mettermi su e accenderla.

"Non puoi accenderla senza questa"

Con la coda dell'occhio intravidi Drew avvicinarsi con quel suo solito sorrisetto e una chiave penzolante attorno al dito.

"Oh", uno sbuffo seguito da uno strano calore sulle guance mi spinse ad abbassare le mani ed infilarle nelle tasche come se fossi stata beccata a compiere il più grande dei crimini.

"Scusa io...." sussurrai con voce fiacca mentre mi allontanai dalla moto ma la sua mano mi bloccò il passaggio.

"Tieni" disse di punto in bianco.

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