Carpe Diem

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Siamo in cortile e Zulema non smette di guardarmi con quei suoi occhi, che imprigionano chiunque.
"Maca devi sistemare le cose con lei." faccio spallucce, battendo i pugni sul tavolo. "Perché io?" resto con lo sguardo fisso su di lei. "Perché sappiamo entrambe che lei non farà mai il primo passo." contraggo la mascella, alzandomi con arroganza.  "Me ne sbatto Saray. Deve capire che se lei non corre, non corro nemmeno io. E a parer mio, può ufficialmente dire gioco finito." vado verso la cella per stare più tranquilla, ma il destino vuole peggiorare solamente il mio umore: Mercedes è in cella a parlare con due detenute, che mai avevo visto prima. "È lei?" quella più alta, mi indica. Mercedes annuisce e tutte e tre ridacchiano. "Comunque lo faremo." si danno la mano. "Via." le guardo minacciosamente. "Che cazzo vuoi?" chiede, appena le due se ne vanno dalla cella e io l'afferro per il collo. "Spiegami.. Vuoi darmi problemi?" ride. La mia pazienza è poca. "Patetica." continua a ridere. Adesso ti faccio ridere io. La prendo per i capelli e l'accompagno alla testata del letto, dove le batto ripetutamente la testa. Dopo la lancio a terra, salendole sopra per riempirla di cazzotti. "Se non fai quel che ti dico, ti uccido. Chiunque mi metterai contro verrà con te nella tomba." le lascio la maglia e mi alzo. "Adesso ti sto minacciando." inizio a camminare verso l'uscita. "Io non mi farei tua nemica." ritorno indietro, abbassandomi alla sua altezza. "Carrillo." le sorrido, mentre il suo sangue cola sui suoi vestiti. "Qui le minacce volano al vento. Vediamo se riesci con i fatti." sorride. "Vale anche per te." mi alzo, tirandole un forte calcio sullo stomaco. "Io i fatti... Li faccio da quando mi alzo al mattino. Non fare la stronza su. Non vorrei che la tua bambina rimanesse orfana." me ne vado, Mercedes sta combinando qualcosa, ma proprio niente di buono. Me lo sento.

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"Macarena." mi prende da parte. "L'hai ridotta tu in quello stato?" mi indica Mercedes, che avevo conciato per le feste. "No." mi guarda seria. "No Riccia. Poi perché mi devi dare sempre la colpa?" mi da un leggero schiaffo. "Non eravate amiche?" sbuffo. "Senti Riccia non lo so nemmeno io. Quella è ritornata e fa come cazzo le pare!" arriva Saray, che fortunatamente ci interrompe. "Avete visto com'è conciata Mercedes?" Come non detto. "Chiedilo alla wrestler." mi indica nervosa. "Bionda." rimango sbalordita. "Sentite, io ve lo dico chiaro e tondo: quella sta facendo qualcosa per potermi uccidere. Deve concludere il lavoro delle cinesi, me lo sento. E secondo me sta pure mettendo su una banda, pronta per uccidermi." scoppiano entrambe a ridere. "Dai smettila con le tue fantasie." schiaffeggio le guance a tutte e due. "Se poi mi trovate morta in una lavanderia, non sorprendetevi." faccio un ultimo sorriso e poi mi volto di spalle per andarmene, ma Saray e la Riccia mi seguono."Ok Macarena, cosa sai?" faccio spallucce, sapendo che nessuno crederà alle mie paranoie. "Sono solo fantasie, no?" Saray mi ferma, voltandomi verso di loro. "La permalosa falla con qualcun'altra." Mi stanno facendo innervosire. "A quale scopo dovrei raccontarvi le cose, se tanto non mi credete mai?" entrambe sbuffano per la mia permalosità e per il mio orgoglio. "Diccelo." annuisco e ricomincio a camminare verso il cortile, mentre loro continuano a seguirmi. "Sta prendendo troppa confidenza con altre detenute. Saranno del suo vecchio blocco. Però ho lo stesso paura, perché non voglio morire." mi accendo una sigaretta a pochi passi dall'ingresso del cortile. "Come possiamo aiutarti?" faccio spallucce, buttando fuori il fumo. "Non lo so Riccia. L'unica cosa che ho imparato, è che non devo finire da sola." mi prendono per mano: la Riccia alla mia destra e Saray alla sinistra. "Allora staremo con te." sorrido, senza dare troppo nell'occhio e appena incrociamo le altre, ci mettiamo a giocare a basket.

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"Ah Bionda." Saray mi raggiunge. "Puoi andare da lei?" sbuffo, mentre afferro il pacchetto di sigarette dalla tasca del pantalone. "Che ti costa? Cazzo, dovete sempre farmi incazzare. Siete così testarde!" mi pesta un piede. "Dio!" mi siedo per il dolore. "Se non ci vai, vi prendo per l'orecchio... A tutte e due." rido, non so precisamente per cosa, ma rido: forse è la rabbia di essere sempre la prima a cercare le persone o forse è la gioia che Zulema si vergogni di fare la prima mossa, che in realtà vorrebbe fare. "Saray, è una cazzo di stronza e non cambierà mai." annuisce perdendosi nel vuoto. "Se è in un contesto che non le piace si, è una stronza senza sentimenti... Ma voi non sapete che ha un cuore d'oro." si siede, battendo i polpastrelli delle dita sul tavolo. "Va bene, ci parlerò." si alza immediatamente tutta felice e mi viene ad abbracciare e a baciare su tutto il viso. "Scusa." si ricompone vedendo la mia espressione, che indica disagio. "Fa niente." divento rossa. "Come dovrei fare, Saray? Per togliermi tutte queste ansie." mi prende per mano, per mettermi a sedere su una sedia. "Maca, se solo tu mi dessi il permesso, io andrei a picchiarlo a sangue. Ti giuro." tira un pugno sul tavolo, che rilascia un suono assordante nel silenzio della cella. "L'unica cosa che puoi fare, è darmi qualche dritta per far colpo su Zulema." ridacchia, incrociando le braccia. "Tu hai già fatto colpo, bambola." mi fa l'occhiolino, alzandosi dalla sedia. "E il blocco come lo supero?" distolgo lo sguardo, per il disagio che la domanda ha creato; Saray mi alza la testa, per congiungere i nostri sguardi: il suo dispiaciuto e il mio impaurito. "Zulema non ti metterà mai fretta, come tu pensi. Lasciati andare quando te la senti. Se il tuo cuore dice di si, è il momento di far scomparire questo blocco." annuisco, mordendomi nervosamente il labbro. Lo devo assolutamente fare.
Devo lasciarmi andare.
"Grazie." le sorrido e lei sorride a me, mentre si alza dalla sedia. "Vai. Non aspettare ancora." mi alzo e ringraziandola con un abbraccio, esco dalla cella per andare verso quel maledetto scorpione.

Maledetto ScorpioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora