Solo per disperazione.

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Le lacrime mi si erano già incrostate sulle guance e stavo iniziando a metabolizzare.
Avevo affrontato di peggio, come gli esami del GUFO, o la vicinanza con un lupo mannaro, la vista di un drago che quasi ammazzava uno dei miei migliori amici, anzi il mio UNICO migliore amico. L'altro mi aveva appena ridotto in queste condizioni senza farsi troppi scrupoli, presumo.
Ma cosa importava?
Hermione Jane Granger non poteva restare a piangersi addosso come una stupida scolaretta senza cervello. Non era da me.
Le lacrime non scorrevano più, anche se credevo di non essere proprio un bello spettacolo, e indubbiamente chiunque alla prima occhiata avrebbe potuto dedurre che avevo appena pianto.
Per questo rimanevo lì, da sola, nella guferia, a fissare un punto impreciso nel cielo così vicino, eppure così lontano. La puzza come al solito era sopportabile, ma restarci per più di mezz'ora era quasi un'agonia, come se ciò che mi affliggeva non bastasse.
Un barbagianni dalle piume scure iniziò a beccarmi il braccio.
"Ahi, ma si può sapere che diavolo vuoi da me. Sciò, va via." iniziai a gridargli contro e a muovere le braccia in gesti concitati.
Il gufo sembrava non avere la ben che minima intenzione di spostarsi di un millimetro, ma poi capii il perché.
Aveva legato a una zampa un frammento di pergamena ingiallito tutto strappato ai bordi e stropicciato.
Guardai il gufo, come per chiedergli se quel messaggio mi appartenesse e, forse presa dalle emozioni che regnavano incontrollate su di me, mi parve di vedere un piccolo cenno di quel capo piumato e un gesto di assenso negli occhioni lucidi e sgranati che mi fissavano.
Presi il bigliettino e lessi ciò che c'era scritto in una calligrafia veloce e pessima:
"Che fai piangi, Granger?"
Bastò un millesimo di secondo perché tutti i peli del mio corpo si rizzassero.
Rimasi impietrita sussurrando : "Malfoy."
"Indovinato, Granger."
"Da dove..."iniziai.
"Sono qui da un po'." rispose senza neanche darmi il tempo di formulare la domanda.
Mi pulii le guance con una manica il più in fretta possibile sperando che non se ne accorgesse, anche se, come confermava il bigliettino, lo aveva già notato da un pezzo.
Dal momento che continuavo a fissarlo pronunciò una frase stizzito.
"Non è un luogo riservato alle piagnucolone."
"Non sto piangendo!" ribattei.
"Ah sì, certo. Stai solo sudando dagli occhi. Ora mi è tutto chiaro."
"Ah ah, per tua informazione stavo riflettendo e, tanto per la cronaca, è scientificamente provato da studiosi babbani che si possa secernere lacrime senza piangere sopratutto se..."
"Quale manuale hai ingoiato ultimamente?"
Schiusi le labbra per ribattere.
"Lascia stare: non ho intenzione di morire di noia con una Sanguemarcio al fianco. Penso di meritare una morte più dignitosa."
Mi alzai furiosa per la definizione che mi aveva affibbiato, ancora una volta.
Allontanandomi dissi con voce strozzata dalle lacrime che volevano tornare, ma che dovevo assolutamente ricacciare dentro: "Già. Una morte nel bagno, affogato nel cesso da Mirtilla Malcontenta penso che ti si addica di più."
Poi però fece l'ultima cosa che mi sarei mai potuta aspettare da lui. Mentre gli passavo affiancò, mi afferrò per un braccio. Ero certa che non fosse ancora soddisfatto e che volesse insultarmi ancora un po'. Il gesto mi fece comunque salire un brividino per la colonna vertebrale.
"Andiamo, Granger! Piangi, ribatti in modo più squallido del solito. Che ti è preso?"
"Gli affari che riguardano me preferirei che restassero miei, se non ti dispiace." mi liberai scrollandomi della sua presa.
"È per lenticchia, non è vero?"
-Rimanete negli occhi, vi prego. Su Hermione, resisti ancora un po'.- continuavo a pensare tra me e me per darmi forza e non esplodere nuovamente.
"Devi smetterla di chiamarlo così." sussurrai infine.
Feci ancora per andarmene, ma sta volta nessuna mano mi afferrò. Le sue parole mi afferrarono.
"Aspetta, ti prego. Resta."
Suonava come una supplica o era pura fantasia?
"Non vuoi nemmeno parlarne?"mi chiese.
"Io? Con te? Quanta Burrobirra ti sei scolato? Penso che dovrei saperlo per la mia incolumità."
Mi fissò un attimo, con una strana luce negli occhi, poi si girò a mirare il cielo, come stavo facendo io prima che QUALCUNO mi interrompesse.
I suoi occhi fissavano il tramonto, la sua testa era sicuramente persa nei meandri di qualche ragionamento, anche se non mi riusciva di comprendere a cosa stesse pensando in quell'istante.
Improvvisamente si sedette per terra.
Non mi invitò a fare lo stesso, ma a me sembrò proprio un invito.
Mi sedetti e lui non mi allontanò, non si mostrò minimamente infastidito.
"Che bello." sussurrò a un certo punto.
"Il tramonto?" chiesi perplessa fissando il suo profilo.
"No. È bello non essere soli nel dolore."
Che cosa? C'era qualcosa di fin troppo strano in quel Malfoy lì. Forse era una copia fittizia, o magari un ragazzo gentile sotto l'effetto della pozione polisucco o che so io.
"Vorrei provare a fare una cosa, Granger. Devi promettermi che non scapperai." parlava sempre senza guardarmi.
E io non sapevo cosa rispondere. Chi tace acconsente, ma non ero sicura di essere acconsenziente. Alla fine annuii leggermente, forse per pura idiozia.
Lui si girò verso di me, mi spostò una ciocca di capelli dalla fronte, puntò i suoi occhi di ghiaccio nei miei e poi sentii il suo respiro sul mio volto.
Infine, le sue labbra si posarono sulle mie, con delicatezza.
In un primo momento pensai: che orrore! In un secondo provai a comprenderne il perché. In un terzo momento decisi di staccarmi e di allontanarlo.
Respirai e provai a trovare qualcosa da dire nelle sfumature arancio del tramonto.
"Ti ha fatto schifo, Granger?"
A questa domanda francamente non sapevo rispondere.
Ridacchiò un po' alzandosi e lasciandomi lì per terra.
"No." dissi piano, ma non del tutto convinta.
"Hai esitato, Granger. Lo sapevo, tanto non m'importa."
Mi alzai anch'io e mi avvicinai a lui, che nel frattempo si era allontanato di qualche passo.
"Ho smesso di soffrire." iniziai "tu puoi promettermi che non mi recherai sofferenza?"
"Ho smesso di prendere impegni."
Che cosa intendeva dire?
Mi morsi un labbro riflettendo. No, non era stato disgustoso, tutt'altro. Mi aveva fatta sentire meglio quel bacio.
"Ti farebbe schifo se...ecco...se sta volta fosse la Sanguemarcio a fare la prima mossa?" gli domandai in un sussurro.
Silenzio più totale.
Schiuse le labbra per proferire parola, ma non ne uscì neanche una sillaba .
"Stai esitando?"
Ora ero sorpresa! Prima mi baciava, e poi mi diceva che gli faceva schifo se ero io a baciarlo? Che...non credo che esista un aggettivo appropriato.
"No. Non ho esitato. Io..cioè tu...insomma, Hermione. Ne sei sicura?" si decise infine a dire balbettando nervoso.
Non era la domanda finale ad avermi colpita.
Mi aveva chiamata Hermione. Non Sanguemarcio, non con altri insulti squallidi, non Granger. No: lui mi aveva chiamata proprio Hermione.
Fu un istinto irrefrenabile dovuto all'insieme di tutto quello che mi stava accadendo, alle immagini che mi vorticavano in testa e a tutto nel complesso.
Non potei fermarmi.
In pochi attimi mi ritrovai avvinghiata a lui, con le braccia che circondavano il suo collo.
"Sicura." bisbigliai in un soave sussurro e lo baciai.
Le sue mani si poggiarono sui miei fianchi, scendendo anche troppo in basso per i miei gusti.
Le nostre labbra, e non solo, erano indissolubilmente legate, almeno così credetti io.
Quando il bacio finì desideravo rifarlo, ma lui si scansò e riuscì a sorprendermi ancora.
"Grazie, Granger." disse con indifferenza, come se gli avessi prestato un vasetto d'inchiostro.
"Ma..."
"Senti, non c'è un modo carino per dirtelo. Non può funzionare è...stupido."
Sentii una fitta al cuore.
Mi aveva usata, era fin troppo chiaro.
"La prossima volta che ti serve un fazzoletto usa e getta, corri dietro a Pancy Parkinson e fammi il piacere di tenermi fuori." urlai e sta volta feci davvero fatica a mantenere il contegno e trattenere le lacrime.
Ero tornata ad essere la stupida Granger per lui.
Ero stata ferita ancora una volta in una stessa giornata.
"Non è come pensi. È che...è stato solo per disperazione. Pensavo l'avessi capito."
Solo per disperazione?! Che giustificazione è mai questa?
Ma sì, forse aveva ragione. Se non fosse stato per disperazione, non avrei certo baciato Draco Malfoy.
Infondo non potevo neanche prendermela con lui: si era rifiutato di promettermi qualunque cosa.
"Già. Hai ragione...hai...sì, era chiaramente per disperazione. Io, cioè...pensavi che, ma no..." Cosa diavolo stavo farneticando?
Per la barba di Merlino! Io ridotta così per Malfoy?!
"Allora, nemici come prima?" mi chiese con un ghigno, che stranamente sembrava tremare un po'.
Annuii.
Poi mi allontanai.
Fra una decina di passi sarei stata fuori e sarei potuta esplodere.
Nove passi, otto...tre, due...
CRASCH. Più rotto di così il mio cuore non poteva essere. Era positivo: ora ero insensibile.

Nota dell'autrice:
Non poteva finire felicemente, secondo me.
Amo la Dramione, ma mettetevi un po' nei panni di Draco in quel periodo. Voi, se foste stati al suo posto, avreste tentato di iniziare una relazione seria con Hermione? Nonostante tutto? E sarebbe stata la cosa giusta per lei?
Questa è una Dramione senza il vero e proprio amore. C'è l'attrazione, la scintilla che potrebbe diventare amore se ben alimentata, ma che per una serie di eventi è destinata a rimanere una scintilla. Che non si smorzerà mai, ma sarà pur sempre una scintilla.
È così che io vedo la Dramione. Come un'attrazione tra due opposti. Non so voi, ma mi piace immaginarla in questo modo.
Spero che anche i giudici apprezzino.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 27, 2015 ⏰

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