5.JOYCELYN

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Di ritorno, non appena misi piede in casa, percepì i muscoli del corpo sciogliersi.

Quando Sean aveva smontato il cavallo mi aveva detto: "Vado a prendere la legna. Inizia a preparare il pranzo"

Avevo stretto gli occhi senza riflettere. Il pranzo?
Avevo distolto lo sguardo per evitare che fiutasse il mio cambio d'umore prima di aggiungere: "Ho dato la mia disponibilità, ma non sarò la vostra schiava"

Non sapevo bene cosa mi diede tutto questo coraggio, sicuramente dopo aver sparato qualcosa dentro di me era scattato.
Mi dava fastidio che potessero credere che non fossi alla loro altezza.

Lui doveva sapere che sarei stata al loro livello molto presto e che la mia vita non si sarebbe ridotta a pranzi e a cena come un'inserviente.

Sean ovviamente non si era lasciato sfuggire il mio disappunto.

"Ah, si? E sentiamo... riesci a spostare quintali di legna invece?" mi aveva domandato con tono indisponente a cui risposi raddrizzando la schiena in attesa di capire dove volesse arrivare.

"Scuoiare un cervo morto? Sai come preparare le colture che raccogliamo per il bestiame?"

Avevo continuato a guardarlo senza aprire bocca.

"Mungere? Aggiustare una motoslitta?" continuava divertito nel vedermi muta.

"Azionare una motosega?"

Aveva centrato il punto e io ero stata stupida nell'aver provato a dire la mia.

"Allora prepara il pranzo" cinguettò prima di aggiungere, "Non siamo giocando. Ognuno fa la sua parte e se anche tu vuoi mangiare è ora che ti rimbocchi le maniche"

Se ne era andato lasciandomi ancora una volta senza parole.

Stavolta però fumavo di rabbia perché aveva maledettamente ragione e io mi ero solo comportata da bambina viziata.

Quindi una volta sistemata, mi ero fatta una doccia veloce ma molto calda per trovare un po' di tempore nel mio corpo e avevo aperto il frigo e la dispensa per capire cosa avrei potuto cucinare.

Non avevo mai avuto problemi di soldi.
Mia madre era una persona inaffidabile e vuota, ma aveva un conto in banca da far paura.
Ci potevamo permettere i miglior chef stellati, cene nei ristoranti più lussuosi e una cuoca personale, ma quando si trattava di me e lei io preferivo le cose semplici perché erano quelle a farmi sentire a casa.

"Cos'è questo profumino?"

Un Drew mezzo svestito entrò di punto in bianco rubando una polpetta dalla padella.

"Ehi"

Avevo deciso d'in cimentarmi in un ragù, avevo appena scolato la pasta e stavo per condirla quando proprio in quel momento arriva anche Sean.

Differentemente dal roscio non commentò niente di quello che vedeva. Per fortuna.

Feci proprio come mi aveva ordinato e questo mi rendeva irascibile.

Una volta impiatti i piatti, quando fummo tutti a tavola tutti e due si fiondarono nei loro piatti come se non mangiassero da una vita.

"Com'è?" osai domandare per niente sicura del risultato.

Rotolò gli spaghetti più volte trovando il coraggio di mandar giù un boccone.

"Tu non mangi?" domandò Drew mentre ripuliva il suo piatto.

"Non ho fame"

Il mio stomaco diceva il contrario ma la rabbia era ancora qui che cerca prepotente di farsi spazio dentro di me.

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