Titolo tratto da: Stand by you di Rachel Platten.
Gwaine non parlava mai del suo passato.
Perdere il padre in una guerra condotta per il potere e la ricchezza di uno solo gli aveva fatto disprezzare profondamente tutto ciò che riguardava la nobiltà e i sovrani.
La reazione di sua madre alla morte del marito era stata prevista e attesa, ma il rifiuto del re di supportare una famiglia che gli era sempre stata fedele aveva portato Gwaine ad abbandonare il titolo nobiliare e cercare uno scopo altrove, non desiderando unirsi allo stuolo di uomini morti combattendo per il guadagno di un tiranno.
I suoi vagabondaggi lo avevano portato in tutti i regni, in tutti i contesti sociali.
Nelle taverne dei cittadini di una grande città, nelle locande dei villaggi più esterni frequentate dai contadini.
Aveva parlato con contadini, fabbri, artigiani, mercanti, locandieri, scudieri e persino qualche nobile in viaggio.
Aveva visto e conosciuto tutti i regni, in tutte le loro sfaccettature.
Ma non aveva mai trovato uno scopo per se stesso.
Non aveva mai trovato un posto che lo facesse fermare e dire, orgoglioso e sollevato, questa è casa mia.
Non aveva mai trovato un luogo che gli mancasse una volta che lo aveva lasciato indietro per inseguire l'avventura successiva.
Non aveva mai conosciuto qualcuno che sentisse la sua mancanza una volta che si erano salutati per l'ultima volta.
Questo poteva essere vero fino a quando una coppia entrò nella locanda dove Gwaine si stava riposando prima di proseguire nel suo viaggio.
In quell'occasione era giunto fino a Camelot, passando attraverso il regno di Essetir.
Al confine, la locandiera, una bella donna di nome Maria, gli aveva offerto un boccale di birra e un pasto per ringraziarlo della sua lauta mancia del giorno prima, pagata per passare la notte nella loro stalla.
Locande come quella dovevano godere del traffico del villaggio, traffico che non poteva essere sempre elevato, a giudicare dalla condizione in cui versava l'intera struttura.
Gwaine non aveva assolutamente problemi nell'offrire denaro a chi ne aveva più bisogno di lui.
Nei villaggi dove di solito alloggiava, Gwaine offriva servizi manuali un cambio di un posto dove dormire e dove mangiare, ma nessuno dei quei villaggi usava moneta per i propri scambi.
La coppia entrò, e lo sguardo di Gwaine li soppesò.
Non sembravano niente di particolare, se non per l'evidente differenza di status sociale tra i due.
Il biondo magari aveva cercato di mascherare il suo ruolo sociale, ma la qualità della sua giacca rivelava che non era un uomo povero.
Non come la giacca del moro che, invece, cadeva larga e sgualcita sulle sue spalle e sul corpo.Gwaine non si sarebbe sbilanciato troppo, ma il biondo doveva essere almeno un cavaliere. E il moro, probabilmente, il suo scudiero.
Almeno erano stati gentili quando avevano ordinato da bere a Maria, quindi Gwaine fu felice di lasciarli a loro stessi e di farsi gli affari propri.
Poi, ovviamente, le cose erano degenerate in poco tempo.
Quando Gwaine riprese i sensi si trovò in una stanza mai visto prima, non troppo insolito per lui, ma medicato e ben curato, assoluta novità.
Quando il ragazzo entrò, Gwaine si sorprese di vederne la lealtà verso un principe, e non solo un cavaliere come aveva immaginato.
Il servitore non doveva avere ancora capito come erano i nobili in generale, forse troppo ingenuo, forse troppo giovane, forse troppo cieco.Salvargli la vita dai due impostori era stato facile, la scelta meno difficile di tutta la sua vita.
Mentire al re sulle proprie origini era la sua unica possibilità di non rimanere bloccato sotto il suo comando, come cavaliere.
Essere difeso dal principe gli fece capire che la lealtà che Merlin provava per lui era ben riposta.Quello era un nobile per cui valeva la pena combattere e morire.
Ma, a differenza di quanto supposto da Merlin e Arthur, Gwaine non era tornato per Arthur.
Non importa quanto fosse meritevole, Gwaine non sarebbe mai tornato se non fosse stato per il suo ultimo saluto con Merlin.Vederlo triste della sua partenza, sentirlo ammettere che gli sarebbe mancato, implorarlo di ammettere le sue origini nobiliari sapendo che quello gli avrebbe concesso di restare era stato sufficiente per farlo tornare.
Il suo periodo lontano da Camelot era stato difficile.
Il più difficile di tutta la sua vita.Non aveva mai compreso che, quello che stava cercando fino a quel momento non era un posto che gli sarebbe mancato.
Non gli mancava Camelot.
Non gli mancava il mercato, o il castello, o il bellissimo bosco intorno ad esso.Gli mancava Merlin.
Il suo sorriso contagioso, i suoi occhi verdi brillanti, i suoi capelli neri incasinati, il suo umorismo strano, la sua incrollabile lealtà che riservava per Arthur, la sua facile amicizia che offriva.Non gli mancava un posto, ma la prima persona ad averlo fatto sentire a casa.
Rivederlo quando aveva avuto bisogno di aiuto fece gioire Gwaine.
Anche se era per salvare Arthur, anche se non era perché ne sentisse la mancanza, Merlin aveva pensato a lui dopo mesi che non si vedevano.Si era ricordato di lui.
Gwaine lo aveva seguito, aveva salvato Arthur, aveva temuto per la vita e sicurezza di Merlin quando era rimasto chiuso nella sala del trono.
Aveva pianto quando aveva dovuto salutarlo di nuovo, temendo che sarebbe stato il loro ultimo incontro.
Diventare cavaliere di Camelot dopo era stato logico.
Non gli importava di Arthur o Camelot.
Ma sapeva che il re avrebbe protetto il proprio servitore, e Gwaine avrebbe sempre fatto lo stesso.Gwaine stava pensando proprio a quello, quando, guardando il cortile da una finestra, sentì i passi leggeri di Merlin avvicinarsi.
"Ciao, Merlin."
"Gwaine. Come stai oggi, Sir Gwaine?"
Gwaine lo guardò divertito, dicendo. "Bene. Stavo pensando a qualcosa, in realtà."
"Cosa?" Chiese Merlin, inclinando la testa incuriosito.
"Stavo pensando a come ci siamo conosciuti."
"Beh, sono contento che tu adori le speranze basse, perché hai appena descritto tutte le missioni di Arthur."
Gwaine rise, sorpreso e riscaldato dalla sua memoria di un commento detto un anno prima.
"Sai, parlando di quell'incontro, penso che ti sbagliassi."
Gwaine guardò confuso Merlin che disse. "Riguardo i nobili che non meritano niente."
"Non ho detto esattamente così." Si lamentò Gwaine e Merlin scrollò le spalle.
"Comunque, vero. Arthur merita." Ammise Gwaine, ma Merlin sorrise. "Anche tu meriti, Gwaine."
Gwaine si girò stupito e Merlin annuì. "Lo meriti sinceramente e onestamente. Sono contento che resterai qui, adesso. Mi sei mancato."
"Davvero?" Chiese Gwaine, sorridendo.
"Ravvivi questo posto, credimi."
Gwaine rise e posò una mano sulla spalla di Merlin.
"Sono contento anche io di restare. Mi sei mancato."Merlin sorrise e Gwaine sorrise in risposta.
Adesso era a casa.
Ecco il primo capitolo!
Che ne pensate?
Alla prossima
By rowhiteblack
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AMICI COME QUESTI
FanfictionLa scelta di Unith di mandare il figlio a Camelot non è stata facile. Sia per la magia di suo figlio, magia proibita nel regno di Uther, sia per la sua paura di mandarlo in un contesto troppo diverso da Ealdor. Nonostante i suoi timori, si era dime...