Capitolo 34.

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Erano passati cinque giorni da quando vidi Austin piangere

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Erano passati cinque giorni da quando vidi Austin piangere.
Ben gli sta.
Vederlo così triste avrebbe dovuto darmi gioia, dopo tutto il dolore che mi aveva provocato, invece mi lasciò un senso di amarezza e di impotenza.
Avrei voluto andare da lui, consolarlo, ma non potevo. Non dovevo.

Lo schermo del telefono si illuminò e il suono di una notifica mi costrinse a controllare.

Stasera faremo una festa nello studio, porta qualche amica. Andiamo insieme, pronte per le 21. -Liam.

Ok, a stasera.

Ero nella merda.
Uscii dal mio ufficio e presi l'ascensore per andare da Blake. Ormai ero riuscita ad ambientarmi e nonostante non lo credessi possibile, imparai anche ad orientarmi tra i vari piani.
Giunta di fronte alla sua porta, alzai il pugno per bussare ma la porta si aprì da sola.

"A stasera, ciao amico."

Austin. Maledizione.
Si voltò per uscire e i nostri sguardi si scontrarono per qualche secondo. Non mi ero accorta di star trattenendo il respiro finché non mi venne la fame d'aria.

"Ciao nocciolina."
"Ciao tintin." mio malgrado, gli sorrisi. E non era un sorriso falso, quella era la parte peggiore.
Perché diamine gli sorridevo?
Lo sai bene perché sorridi.

"Ehm...dovrei passare." poi si calò sussurrando vicino al mio orecchio. "Ma se vuoi, puoi fissarmi un altro giorno."

Il sangue iniziò a ribollire, rabbia, imbarazzo? Forse un letale mix di entrambe. Mi spostai di lato, fulminandolo con lo sguardo. Mi fece un occhiolino "bagnamutandine" e andò via.

Entrai nell'ufficio di Blake e chiusi la porta alle mie spalle.

"Cosa ci faceva qui Austin?" chiesi diretta, con un tono forse troppo irruente.

"Affari. E mi ha anche invitato alla festa che fanno stasera. La prossima settimana inaugureranno e faranno un party più formale, quindi questo è più "tra amici"."

"Già, ero salita per dirtelo, mi ha scritto poco fa Liam. Devo mandare un messaggio alle ragazze."

Presi il telefono e scrissi un messaggio inoltrandolo a tutte sul gruppo whatsapp.

"Quindi sei venuta per questo. E io che speravo in un bacio." mise sù un finto broncio.

Mi avvicinai, sedendomi sulle sue gambe.

"Ma poi ti distrai, sei pronto a correre un simile rischio?"

"Correrò il rischio." Disse poi, ad un soffio dalle mie labbra.
Lo baciai con trasporto, tenendo le mani intrecciate dietro la sua nuca. I suoi capelli erano ruvidi, tagliati molto corti, non erano morbidi e con lunghe ciocche ribelli come quelli di Austin.

Dreaming In New York CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora