Capitolo 20

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Quella notte continuavo a pensare a chi cavolo avrebbe potuto sapere che ero la nipote di Voight.
Ero molto sollevata e felice di sapere che Jay non c’entrava nulla e non ne sapeva niente, ma ero davvero perplessa sul da farsi: potevo affrontare Voight direttamente, potevo indagare per conto mio oppure potevo chiedere una mano a Jay.
Lui in quel momento si accorse che continuavo a rigirarmi nel letto, quindi si svegliò e mi abbracciò.
“ Grazie, sai, non ho mai conosciuto nessuno come te. Non mi capacito proprio di essere sua nipote, è assurdo. Come cavolo ho fatto a non capirci nulla, sono un’idiota.”
"Char devi capire che nulla di tutto questo è colpa tua, lui avrebbe dovuto dirtelo appena vi siete conosciuti, ha sbagliato e tu non c'entri."
"Jay, che ragione potrà avere per non avermelo detto, non capisco."
Più ne parlavo più avevo ansia e dubbi su tutti quelli che lavoravano con noi e su cosa fare con il sergente, apparentemente mio zio.
"Io ti darò una mano, ne verremo a capo amore, devi solo fidarti e avere pazienza. Tranquilla, tutto si risolverà, è una promessa."
Dopo il discorso mi guardò negli occhi, per me era una conferma che di lui potevo fidarmi e che mi avrebbe davvero aiutato. Mi addormentai con la testa sul suo petto, era il paradiso, il battito del suo cuore mi rilassava e tranquillizzava.
La mattina dopo feci colazione solo con una tazza di caffè, non ero in vena di lavorare, tanto meno di uscire, stavo per rimettermi a letto fingendo di stare male per non andare al distretto, ma Jay uscì dal bagno tutto felice, mi corse incontro, mi prese in braccio e mi diede un bacio.
"Buongiorno amore. Fammi vedere un sorriso."
Per lui farei di tutto, ma il sorriso che gli avevo mostrato sembrava una smorfia di dolore, pensavo di essere più brava a fingere.
"Ascoltami tesoro: oggi andiamo al lavoro, faremo il nostro dovere e appena avremo salvato delle vite, torneremo sul tuo caso e faremo chiarezza. Ti meriti la verità."
Controvoglia mi sedetti in macchina e lasciai guidare Jay fino al distretto.
Non facemmo in tempo a sederci alla scrivania che il Sergente ci chiamò di sotto per un nuovo caso, dal tono della sua voce sembrava molto incazzato.
Una volta giù, la squadra era già pronta a partire, mentre Mouse ricapitolare cosa stava succedendo e come mai dovevano andarcene con le armi pesanti.
“Abbiamo ricevuto un’allerta dalla Sicurezza Nazionale, due giorni fa un uomo di nome Faruk è atterrato a Chicago, c’è una buona probabilità che sia legato ad una cellula satellite di Al-Qaeda che ha rivendicato 4 attacchi su suolo americano. Grazie alle telecamere del traffico ho ripercorso i suoi passi e ho scoperto il suo indirizzo.”
Faruk, il nome non mi era nuovo, ma ebbi la conferma di averlo già sentito e di averlo già incontrato quando vidi la sua foto, era uno degli obiettivi a basso rischio che con la mia squadra dovevamo eliminare. Purtroppo non eravamo riusciti a trovarlo, vederlo qui, negli Stati Uniti, a Chicago, mi trasmetteva ansia e senso di colpa, era a causa mia se ancora seminava il panico.
Ora non sapevo se raccontare a tutti ciò che era successo mentre ero in missione o se non dire nulla e catturarlo qui. Tutto poteva risolversi qui, anche perché non ci eravamo mai incontrati, non mi aveva mai visto.
“Bene, abbiamo l’indirizzo. Muoviamoci e andiamo a prendere quel figlio di puttana.”
La voce di Hatwater mi svegliò e mi obbligò a salire in auto senza lasciarmi spiegare.
Una volta arrivati sul posto Voight iniziò a dare ordini per rendere sicuro il perimetro e rendere coperta tutta l’area della casa. Mi sembrava il momento migliore per dire a tutta la squadra del mio passato, ma ovviamente venni interrotta un’altra volta:
“Bene. Charlotte, tu dovrai fare quello per cui sei stata addestrata. Mi servi su quel tetto, Vediamo di che pasta è fatto il miglior cecchino degli Stati Uniti.”
Bene, ora dovevo andare su un tetto e non potevo parlare di ciò che era successo con quell’idiota di un terrorista.
Mi misi in posizione e iniziai ad aspettare, era moltissimo che non restavo sola, su un tetto con un fucile tra le braccia, potrei sembrare una pazza, ma io non mi sentivo così bene da molto tempo.
Passate due ore sentii dei passi alle mie spalle non ero pronta a parlare con nessuno, mi sentivo in pace, ma ovviamente:
“Ehi Charlotte… Qua tutto tranquillo?”
“Rusek, ciao, si tutto tace. Non mi sorprende sai, tutti questi esaltati estremisti sono molto più scaltri di quanto si pensa.”
“E’ vero, tu sei un cecchino molto importante, me ne ero scordato. Hai già avuto a che fare con questa cellula?”
“Sì, mi è capitato di dover sparare ad alcuni dei suoi membri, ma la situazione è precipitata nella maggior parte delle occasioni, sono molto furbi e hanno poca paura della morte.”
Rusek aveva iniziato a parlare divagando e raccontando storie assurde, mai accadute che aveva sentito dal cugino dello zio di un suo amico, io onestamente smisi di ascoltarlo dopo pochi minuti, concentrandomi sulla mia missione.
Dal mirino del mio fucile finalmente iniziai a notare del movimento nella casa di Farruck.
“Adam chiudi quella bocca e guarda: c’è finalmente del movimento!”
“Avviso Voight e Halstead.”
Non sapevo davvero che fare: era sotto tiro, potevo colpirlo e mettere fine a tutto, rischiando guai con il caro zietto, oppure avrei potuto aspettare gli ordini rischiando di perderlo.
“Charlotte, non fare nulla, aspetta il mio ordine.”
“Voight, abbiamo l’avvicinamento di un uomo, sulla ventina, alto, caucasico.”
“Bene, Halstead scatta più foto che puoi e Rusek, inizia a registrare. Vediamo che succede.”
Dalla posizione in cui ero potevo vedere tutte le stanze della casa, meno bagno e cucina. Fortunatamente il ventenne e quel Farruck si fermarono in sala e iniziarono a discutere animatamente.
“Halstead riesci a leggere il labiale, voglio capire di che diavolo parlano.”
“Capo, non so leggere le labbra, non capis…”
“Farruck è piuttosto arrabbiato perché Jonah, questo è il nome del ventenne, non lo ha raggiunto ad un incontro che avevano al porto. Jonah ha risposto che non è andato perché doveva liberarsi di alcuni intoppi.”
"Ehi capo, la nuova arrivata ha un gran talento!"
"Cavolo Charlotte, complimenti. Non credevo che un cecchino conoscesse e sapesse leggere le labbra."
"Grazie ragazzi, beh sarò anche un cecchino, ma ho altri talenti e qualità."
"E brava Charlotte!" Disse Voight con orgoglio.
Dopo quella conversazione aspettando per circa 4 ore, ma non accadde nulla e quindi tornammo al distretto.
Una volta tornati, tutti ricominciarono a lavorare, io cercavi di capire come dire a tutti che avevo già incontrato Farruck e come dire al mio capo che sapevo di essere sua nipote e che avevo scoperti che anche lui ne era a conoscenza.
Dopo 15 minuti in cui mi stavo torturando il cervello Burgess mi si avvicinò e sbattè un fascicolo sulla scrivania.
"Perché non ne ha parlato prima?"
"Perché cercavo di trovare il modo per dirvi che a causa di un mio errore un uomo come quello è su suolo americano e programma un attentato."
"Dovevi semplicemente dire questo, novellina!"
Quanto è arrogante e indisponente Burgess?!? Come si permette di parlarmi così?
Senza accorgermi stavo serrando i pugni così tanto da avere le nocche gialle, ma per fortuna Jay se ne rese conto e si intromise per difendermi:
"Può capitare a tutti di sbagliare, laggiù hai pochissimi secondi per prendere decisioni cruciali che possono determinare la sopravvivenza di molti e la morte di tanti altri. Ora non possiamo pensare a ciò che sarebbe potuto succedere, abbiamo da fare."
Dopo il suo discorso io mi calmai e anche Burgess non provò più ad accusarmi oppure a parlarne.
Verso sera, mentre tutti se ne andavano, continuavo ad avere la sensazione di non aver capito tutto quello che si erano detti quei due mentre leggevo le labbra, così rimasi in ufficio per fare degli accertamenti e alcuni approfondimenti.
"Charlotte, amore mio, sveglia…"
La voce di Jay mi obbligò ad aprire gli occhi, ma non potevo chiedere una visione migliore: lui, con quei suoi occhioni e le labbra perfette, baciato dal sole che filtrava dalla tendina alle mie spalle.
"Buongiorno!" Dissi con tono assonnato prima di stampare sulle labbra di quello,o stupendo un bel bacio.
"Hai passato tutta la notte qui… ma hai almeno scoperto qualcosa? Altrimenti non mi spiego come tu abbia potuto scegliere la scrivania ad un letto con me accanto."
Faceva tanto lo spiritoso, ma non sapeva che io in realtà, non avrei voluto altro che passare la notte con quel filo del mio ragazzo.
"Senti non fare lo spiritoso Tom Cruise dei poveri, perché io ho scoperto che al porto dovevo ritirare una cassa, fermata alla dogana, che conteneva armi automatiche e 15.000 dollari circa."
"Tu hai scoperto tutta questa roba?! Amore, ma sei fantastica! Possiamo usare i numeri di serie delle armi e delle banconote per risalire a chi ha spedito il carico e così, magari, capiamo anche il loro piano."
Senza nemmeno lasciarmi il tempo di vantarmi per la mia scoperta, Jay si fiondò sulla sua scrivania e iniziò a trafficare tra telefono, computer e scartoffie di ogni genere.
Dopo ore interminabili, 5 caffè e tutta la squadra al lavoro, finalmente trovammo delle risposte, anzi Adam trovò delle risposte.
"Sergente, ho scoperto chi ha spedito quella cassa qui: è una cellula di un nuovo gruppo di ribelli Iracheni. Guardi, ecco il materiale."
Voight iniziò a sfogliare il materiale e rimanere in silenzio per alcuni minuti, passati questi se ne tornò dalla sala comune al suo ufficio urlando con tono piuttosto cupo il mio nome.
Dopo aver sentito come mi aveva chiamata, guardai Jay preoccupata, non sapevo come poter affrontare una conversazione sola con lui dopo quello che avevo scoperto e il caso su cui stavamo lavorando, non sapevo davvero cosa aspettarmi.
Una volta sola con lui ero concentrata sul non mostrare cosa provassi e cosa sentissi dentro, perché ero davvero terrorizzata e molto in ansia.
"Pensavi davvero che io non avrei mai scoperto di questo casino? Pensavi seriamente che avremmo indagato senza scoprire nulla?"
"Non ho mai pensato questo Sergente, mi deve credere, ma non sapevo davvero come spiegarle ciò che era successo in passato…"
"Dovevi semplicemente parlare, abbiamo perso tempo a cercare informazioni che avresti potuto dirci tu. Ti chiedo di non nascondere più nulla alla squadra, dobbiamo lavorare al meglio e non minor tempo possibile."
"Non accadrà mai più, non avrei mai voluto farci perdere tempo, torno subito al lavoro e condividerò tutte le informazioni con la squadra."
"Perfetto! Detto questo vai."
Ero piuttosto stranita dal fatto che non avesse urlato per nulla, solitamente sarebbe stato molto più cattivo. Temevo stesse iniziando a trattarmi diversamente, forse sapeva che avevo scoperto tutto.
Una volta tornata dagli altri cercai di dimenticare tutti i dubbi e i pensieri per concentrarmi sul caso.
Grazie a Dio per il resto della giornata non ci furono problemi o intoppi. Erano le 23 e ormai tutti stavano andando a casa, ma nonostante questo io non me la sentivo di fermarmi, in fondo era anche colpa mia se ora un terrorista era a Chicago.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 23, 2023 ⏰

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