The way you burst the clouds it makes me want to try

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"E che cosa ha fatto per meritarsi una statua?" chiese il bambino, continuando ad assaporare il suo lecca-lecca.

"Perché lo stai chiedendo con quel tono? Non ti piace?" chiese a sua volta Louis, continuando a fissare quel grande blocco di marmo.

"Non molto, non capisco che cosa sta facendo... e cos'ha in testa."

Louis sorrise, notando l'innocenza nella voce del suo nipotino. Ian lo chiamava zio, anche se non era a tutti gli effetti suo nipote. Viveva con lui e la sua famiglia, era felice, e non voleva rovinargli l'esistenza a nove anni e mezzo dicendogli che in realtà non erano parenti e non aveva idea se ce l'avesse mai avuto uno zio vero.

Perché Ian era stato adottato, era stato il regalo che Harry aveva fatto a Louis prima di andarsene.

Prima di decidere che il suo compito a Stockville fosse finito e che fosse giunto il momento di andare a rendere felice qualche altro villaggio.


"Quella cosa che ha in testa è una corona di fiori, margherite in questo caso, a Harry piacevano molto."

"Ho letto che si chiama Harry, lo dice la targhetta qua sotto, ma... perché sotto il nome c'è scritto grazie?" chiese lui, mentre Louis sentiva dentro di sé la voglia di strapparsi la lingua e le orecchie per poi scappare da lì. Non era pronto per quel discorso.

"Perché se abbiamo un parco giochi, festeggiamo il carnevale e la notte delle stelle cadenti, lo dobbiamo solo a Harry" disse, non togliendo ancora gli occhi dalla statua, che lo ritraeva perfetto esattamente come lo ricordava.

"E cosa sta facendo?" chiese ancora il bambino, spinto da vera curiosità.

"L'unica cosa che gli piaceva fare: balla. Harry balla, Ian. Ma adesso torniamo a casa, questa passeggiata è durata fin troppo" concluse Louis, fissando per qualche altro secondo i marmorei occhi della statua.

Volse lo sguardo, prendendo per mano il bambino, che sbuffò ma acconsentì ad andare con lui.

Lui che sorrise tra i denti, quasi gli vennero gli occhi lucidi, quando sentì nella sua testa una voce, la voce di Harry che gli diceva "il mondo è più bello se lo guardi sorridendo, e io voglio guardarlo sorridendo insieme a te."

Sorrise e tirò su col naso, perché piangere davanti ad Ian non era proprio il caso.­­


"Siamo a casa" annunciò Louis con enfasi, appena varcata la soglia della graziosa villetta a schiera in cui viveva con Ian. Non era pazzo, non stava parlando al muro, semplicemente sua sorella Lottie era da loro da qualche giorno perché aveva un corso di make up nella città vicina e non aveva voglia di prendere casa per quel breve tempo.

Perché a Stockville non poteva mai essere.

A Stockville non succede mai niente.

Neppure dopo che Harry aveva cambiato le cose, Stockville era comunque rimasta una cittadina amorfa, che non era nemmeno segnata sulle cartine, un po' come le classiche città fantasma dei film horror.

"Zia Lottie, è vero che mi truccherai anche questa sera?" chiese Ian, che aveva buttato nella spazzatura il lecca-lecca che non aveva finito, ed era corso incontro alla ragazza seduta sul divano intenta a leggere un fascicolo viola.

"Non potrei mai fare a meno del mio modello preferito" rispose lei, dandogli un bacio con schiocco su una guancia.

"Non hai tolto il cappotto, Ian, avanti, passamelo" si intromise Louis, che aveva tutto l'intento di allontanarsi da lì e restare solo in uno dei suoi svariati momenti che Harry chiamava "le sue pause".

The way you burst the clouds it makes me want to tryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora