Capitolo 4 - Vita quotidiana

6 1 0
                                    

Charlie mi stava letteralmente stritolando. Batterei un paio di volte sul suo braccio senza risultato così gli presi un orecchio tirandolo.

«Ahi così mi fai male!» disse staccandosi per poi massaggiarsi l'orecchio.

Mi guardai intorno, il negozio era a posto, tutti gli scaffali erano ben riforniti e tutta la documentazione era stata compilata correttamente. Lasciare tutto nelle mani di Indina e Charlie alla fine era stata una buona decisione, anche se effettivamente lavoravano con me già da molti anni.

Presi da parte Charlie portandolo nel retrobottega.

«Allora, com'è andata in questi giorni?» gli chiesi una volta sola.

«Ti stai finalmente preoccupando di me?» chiese con finto sguardo dolce.

Mi guardò meglio, sapeva bene a cosa mi riferivo e alla fine il buffo.

«Ok la smetto...» mi diede un bacio sulla guancia per poi togliersi il camice e mi accompagnò fuori.

Era l'ora giusta, insieme a lui mi avviai verso il rifugio dove era stato eretto un grande edificio al centro e appena arrivai vicino sentii una campanellina suonare. Un sacco di bambini uscirono dalla grande porta e in tanti genitori erano lì in attesa. Dopo poco vidi uscire Sarah. Le sue piccole code bianche si agitavano al vento e non appena mi vide mi corse incontro.

«Mamma!» mi saltò al collo facendomi per poco cadere.

Le accarezzai i capelli facendole poi una pernacchia sul collo

«Basta, così mi fai il solletico!» provo a dire mentre già rideva.

Charlie accanto a me mise su una faccia da offeso «E io? Niente?»

Sarah così si staccò da me volendo andare in braccio a Charlie che le diede un bel bacio sulla guancia.

La bambina, seguendo l'esempio dell'espressione del brownie, si staccò indispettita «Voglio più bene alla mamma!»

«Adesso lo vedremo! Il papà ti porta a prendere tante belle cose al mercato.»

«Non penserai mica di tornare a casa con tutti quei dolci della volta scorsa?» sussurrai nelle orecchie di Charlie con tono accusatorio.

«Non sono stato io, mi ha costretto lei...»

Ma poco importava. Ci dirigiamo così verso il grande mercato e dopo aver passato un paio di negozi di dolciumi ci ritenemmo soddisfatti del bottino.

Sarah mi prese per mano e ci trascino sotto il grande ciliegio. Era uno dei suoi posti preferiti, amava stare sotto quel grande albero e vedere i petali rosei che cadevano leggeri al vento.

Dal canto mio non potevo dire di amare più quel posto. Dietro al grande albero erano state erette due statue in memoria degli aengeli che ci avevano salvato sette anni prima. Leiftan campeggiava bellissimo con le sue ali aperte, con il suo viso serafico e un sorriso che non svaniva mai.

Vederlo lì, fermo immobile, non poteva che ricordarmi la sua assenza. Se n'era andato, si era sacrificato per salvarci ma nonostante tutto non gli avrei mai perdonato di avermi abbandonato.

Sarah si sedette esattamente sotto la sua statua. Senza guardare molto l'angelo, mi sedetti ai suoi piedi appoggiando la schiena alla sua base, esattamente dov'era inciso il suo nome. Sospirai continuando a guardare davanti a me la bambina che iniziava a leccarsi le dita piene di zucchero.

«Stai bene?» mi chiese Charlie preoccupato.

«Il solito, sai che non amo venire qua.»

Ma nonostante quel luogo mi metteva una profonda tristezza, non riuscivo a non pensare alla bellissima bambina che avevo davanti. I suoi occhi verdi brillavano ogni volta che sorrideva. E i capelli biondi come il grano erano completamente scarmigliati tenuti insieme solo da una confusa treccia.

Piume bianche - New EraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora