CAPITOLO DICIOTTO

231 13 3
                                    

«Siamo stati straordinari, ragazzi!» dice Greg quando ci ritroviamo qualche ora dopo al Millennium. Stiamo festeggiando da quando siamo venuti a conoscenza dei nostri risultati al Test finale. «Già da domani potremo iniziare a lavorare» aggiunge Michael mentre cammina mano nella mano con Tom. «Oh, non vedo l'ora!».«Ehi ehi, non farmi cadere» esclama Julie dalla sua ormai fissa postazione, ovvero le spalle del suo ragazzo. «Credo dovremmo andare. Dobbiamo sistemarci nei nostri nuovi alloggi» mi ricordo io improvvisamente. «Ha ragione Caleb» dice Melanie spintonandomi amichevolmente. Così, ci dirigiamo verso la nostra nuova abitazione. Ogni appartamento può essere abitato da non più di quattro persone, quindi abbiamo deciso di sistemarci a modo nostro. Le ragazze andranno a stare con altre due sorelle, mentre Greg, Tom, Michael ed io staremo insieme. Arrivati lì ci salutiamo. «Notte ragazze, a domani» salutiamo noi. Poi, non so nemmeno perché aggiungo «Vi voglio bene». Tutti sono stupiti, perché è cosa rara che io esterni i miei sentimenti. Infatti, subito dopo, Julie e Melanie mi saltano letteralmente addosso dicendomi «Oh Caleb, anche noi ti vogliamo bene» per poi staccarsi ed aggiungere un «Notte a voi ragazzi». Iniziamo a salire le scale fino a trovare la porta con il nostro numero «Ci siamo» dice Greg mentre rigira la chiave nella serratura. Qualche secondo dopo ci ritroviamo all'interno del nostro nuovo appartamento. È immenso. L'illuminazione è ciò che salta subito all'occhio. Luci bianche ci investono non appena premiamo l'interruttore. Il salotto è fornito di due grandi divani bianchi in pelle, di un tavolo in vetro, ma soprattutto di una favolosa libreria fornita di centinaia di volumi. «Wow» esclamo estasiato. Gli altri sono più o meno nella mia stessa situazione: senza parole. «Su, andiamo a vedere le altre stanze!» dice Tom. Così ci dirigiamo verso una porta a destra, collocata centralmente rispetto alla libreria. La porta conduce ad uno stretto e bianco corridoio, il quale ci indirizza alle camere da letto. Ciò, lo scopro quando inizio a sentire i ragazzi sbattere le porte ed urlare «Questa è mia!». Arrivo così per ultimo, quando tutti hanno già scelto la propria camera. Sono quindi costretto ad occupare l'ultima libera, ovvero quella collocata frontalmente alla stanza di Greg. Entro. La stanza è abbastanza grande da poter ospitare almeno due persone ed è fornita di un letto matrimoniale con lenzuola blu. Le pareti e l'illuminazione sono rigorosamente bianche, così come tutti i mobili. Infatti, scrivania, comò ed armadio, hanno lo stesso colore. Non posso certo lamentarmi, la camera è davvero bella. Dall'altra parte è collocata una porta che con ogni probabilità conduce al balcone. Così la apro e mi ritrovo fuori. Il panorama mi lascia senza fiato. Da quassù riesco a vedere gran parte della città: dal Millennium al Centro, dalla sede degli Abneganti a quella dei Candidi. Tutto è così coinvolgente e meraviglioso, che non mi accorgo di Michael alla mia sinistra che mi sorride. A dividerci ci sono i nostri rispettivi balconi, ma per il resto è come se non ci fossero, talmente sono bassi. «Fantastico, no?» mi chiede lui. «Assolutamente si» rispondo soprappensiero. Non so per quale motivo sto pensando a casa; alla mia vecchia casa. Probabilmente, o meglio sicuramente, perché da qui sono riuscito a vedere la sede degli Abneganti. Penso a cosa starei facendo in questo momento se fossi rimasto lì, e cosa a loro volta stanno facendo i miei genitori. Penso all'imminente attacco alla mia vecchia fazione e non riesco a non preoccuparmi. Ho paura per mia madre e per mio padre, non voglio che capiti loro qualcosa di male. Michael segue il mio sguardo e mi dice «Non preoccuparti, stanno bene. E staranno bene». Come fanno i miei amici, a conoscere sempre i miei pensieri? Sono così evidenti? Probabilmente si. Comunque sia, anche se non ne sono affatto convinto, più per rasserenare lui che me, rispondo «Certo che si». Nel frattempo il campanello suona, così Greg, Tom, Michael ed io andiamo ad aprire la porta d'ingresso. Guardiamo dallo spioncino chi è stato ad aver suonato e, con nostra sorpresa, ci ritroviamo Robert. Cosa vorrà da noi? Apriamo e lo invitiamo ad entrare, ma lui ci dice semplicemente «Grazie per l'ospitalità ragazzi, ma non c'è tempo».
«Tempo per cosa?» chiedo allora io. Lui sofferma il suo sguardo su di me, osservandomi dalla testa ai piedi. «Mi domando cosa trovi di speciale Jeanine in te» mi risponde bruscamente. I ragazzi hanno uno sguardo confuso, e così pure io. «Scusi, cosa c'entra Jeanine?» domanda Tom. «Oh giusto, voi non sapete. La signorina Matthews ha bisogno di lui» dice Robert indicandomi «Come infiltrato fra gli Abneganti». Cosa? Cosa significa che ha bisogno di me come infiltrato? Non me ne aveva mai parlato fino ad adesso. E poi, per quale motivo proprio io? «Scusi, non ho capito bene. Potrebbe gentilmente ripetere?» dice Greg con un tono di voce tutt'altro che gentile. Robert è serissimo «Avete capito alla perfezione. Prior devi venire immediatamente con me, l'attacco sta già cominciando». Restiamo tutti in silenzio. Tutti tranne Greg, il quale mi sembra stranamente serio ed arrabbiato «Lui non va da nessuna parte. E poi, l'attacco non sarebbe dovuto iniziare prima della settimana prossima ». «Tu non sei nessuno per decidere chi deve fare cosa. Per quanto riguarda l'attacco non è affar tuo» ribatte evidentemente stufato Robert.
Greg, è già pronto per ribattere ma io lo fermo «Basta adesso. Verrò, anche se non comprendo la motivazione. Greg, sta tranquillo. Andrà tutto bene, tornerò presto, almeno lo spero» guardo speranzoso l'uomo che sta per portarmi via dai miei amici. «Non credo che tornerai presto invece, è tutto da vedere. Muoviamoci adesso, prima di lasciarti agli Abneganti, devi parlare con Jeanine» dice però lui. Quanto vorrei rimanere qua, con i miei nuovi amici, nella mia nuova casa, ma non posso. Se posso aiutare la città, di certo non mi tirerò indietro. «Mi dia cinque minuti per salutare i ragazzi» supplico Robert, poi però vedendo il suo sguardo ribatto «Okay, due minuti andranno benissimo. Mi aspetti fuori». Lui così fa, ed io poggio le mie spalle al muro. «Non devi farlo per forza» mi guarda Greg preoccupato. Solo adesso mi sto rendendo conto che Tom e Michael non hanno affatto ribattuto. Anche il mio amico casinista se ne accorge, ed infatti due secondi dopo dice loro «Voi non avete nulla da dire? Vi va bene così?». Loro simultaneamente abbassano il capo e Tom prende la parola «Se questa è la volontà dei nostri capifazione, non possiamo andarvici contro. Dobbiamo attenerci a ciò che chiedono, anche se questo va contro i nostri principi morali ed i nostri sentimenti. Parlo anche a nome di Michael». Greg è sconvolto, lo capisco. Però concordo anche con quello che Tom ha appena detto. Devo farlo. Devo farlo anche se stavo finalmente per iniziare una vita tranquilla qui con gli Eruditi. Devo. «Concordo con Tom» dico io, per poi continuare con un discorso indirizzato a tutti loro «Ragazzi, mi sono divertito con voi. Siete davvero fantastici, mi avete fatto sentire davvero a casa. Mi avete fatto sentire al mio posto e questo non lo dimenticherò mai. Sto dicendo così, perché quello in cui mi sto andando ad infiltrare è anche un conflitto armato e, anche senza volerlo potrei rimanerne vittima. So che sto prendendo in considerazione la peggiore delle ipotesi, ma non posso fare a meno di pensarci. Quindi, se capitasse il peggio, ricordate che vi voglio bene». Greg mi salta addosso «Cal non andare, se l'unico vero amico che io abbia mai avuto». Riesce così a farmi appannare gli occhi. Ricambio l'abbraccio e gli sussurro «Ti prego, non buttarti giù. Tornerò presto, te lo prometto». Abbraccio poi anche Tom e Michael e mi dirigo verso la porta. «A presto ragazzi». Esco così dall'ingresso varcato appena qualche minuto prima, per dirigermi verso la mia vecchia fazione. Verso il luogo che mi ha dato tanta sofferenza, quanta felicità. Gli Abneganti mi attendono.

The Divergent series: CalebDove le storie prendono vita. Scoprilo ora