Capitolo Trenta

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Pov. Andrea

Non riesco a prendere sonno.

Da più di un'ora mi sto rigirando nel letto, nella vana speranza di riuscire ad addormentarmi, ma con scarsi risultati.

Anzi, inesistenti direi.

Sapere che lei è nell'altra stanza, dopo tutto quel tempo passato lontane, mi toglie il sonno.

Janette non è nemmeno rientrata.

Non appena ci hanno dato la possibilità di tornare alle nostre vite di prima, o quasi, si è precipitata da quegli scoppiati del suo gruppo.

Per qualche giorno dubito che ci onorerà della sua presenza in casa.

Mi alzo e raggiungo la cucina.

Ho bisogno di fumare.

Quando entro nella stanza noto Leila seduta al tavolo, intenta a bere una tisana dell'odore poco piacevole

 "La tua fidanzata ti ha chiesto di portarle un bicchiere d'acqua?" mi deride, piuttosto scocciata di avermi intorno

 "Se intendi Elisa, beh se n'è andata questo pomeriggio" raggiungo il frigo e prendo dell'acqua fresca

 "Mi dispiace aver rovinato il vostro nido d'amore" ride nervosa

 "Che ti prende Leila?" mi volto a guardarla

 "A me? A me Andrea?" mi guarda, ancora furente

 "Qual è il tuo problema?" inizio ad innervosirmi

 "Qual è il tuo problema Andrea!" esclama lei, rabbiosa "Elisa, sul serio? Dopo tutto quello che ti ha fatto?"

 "Dio Leila, smettila" sbuffo, portandomi un bicchiere alla bocca

 "Ti ha fatto del male Andrea, hai sofferto tantissimo per lei" mi guarda

 "Da che pulpito viene la predica" rido nervosa

 "Scusami?" lei mi guarda sconvolta

 "Il suo comportamento non sarà mai peggiore del tuo" mi avvicino a lei, ringhiando.

Lei sgrana gli occhi

 "Lei mi ha amata, tanto. Mi ha trattata come ho sempre meritato, fino all'ultimo giorno che abbiamo passato insieme. Tu invece? Cos'hai fatto Leila?" lei rimane in silenzio "Sei venuta a letto con me, più di una volta, per poi scappare dal tuo fidanzatino del cazzo non appena finito questo lockdown di merda" il mio tono è duro.

Lei mi guarda con gli occhi furenti, come se fossi io quelle nel torto.

Come se fossi io ad aver sbagliato.

Sento la rabbia montarmi dentro, mentre mi osserva furiosa.

Pensa davvero di essere nella posizione per potermi fare la morale, dopo ciò che ha fatto?

Dopo le mie parole, cambia espressione.

Abbassa lo sguardo, incapace di parlare. Posso notare dalla sua espressione triste quanto le mie parole l'abbiano ferita.

Apre la bocca un paio di volte prima di rispondere

 "Quello che c'è stato tra di noi è stato importante Andrea" sussurra lei

 "Mi hai usata Leila" le punto il dito "Mi hai usata per soddisfare le tue mancanze, e poi? E poi una volta tornata libera sei corsa da lui" ringhio

 "Lo sai che non è così Andrea. Io non uso le persone" mi osserva con i suoi grandi occhi verdi  "Sono venuta a letto con te perché volevo farlo, non perché ne avessi bisogno. Ho sbagliato e ti chiedo scusa"

L'Attimo EffimeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora