Discovering.

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"I learned early in my life that I had healing gift. It's the kind of magic I do. So I work here, for crap pay, at this hospital, and I do what I can to heal mundanes who would scream if they knew what I really looked like.
I could make a fortune selling my skills to Shadowhunters and dumb mundanes who think they know what magic is, but I don't. I work here."
- Catarina, City of Fallen Angels

Beth Israel Hospital, New York.

Il turno di notte era quello preferito dall'infermiera, durante il quale passeggiava lungo il reparto, osservando tranquilla il sonno sereno dei pazienti, o almeno di alcuni.
Occuparsi degli altri era la sua alta vocazione, era una delle poche cose che la faceva sentire davvero realizzata.
Nonostante la morte, il dolore, le lacrime, lei cercava di dare il suo contributo a quella piccola parte di umanità, destinata alla decadenza.
Perché solo nel curare creature così deboli - ma perfette - Catarina trovava la pace.
Non negava che, a volte, quando il dolore provato dai pazienti era troppo acuto e questi urlavano e strepitavano, Catarina allungava una mani verso di loro e usava la magia.
Alleviava le loro pene per un po'.
Loro si addormentavano tranquilli, con la mano della Stregona sul petto che dondolava lentamente, cullata dai loro respiri.
E, solo a quel punto, Catarina stava un po' meglio, si sentiva meno colpevole, nonostante colpe non ne avesse, in verità.
Magnus glielo ripeteva sempre: "sei troppo buona, amica mia" e lei si limitava a rivolgergli uno dei suoi sorrisi più dolci. Perché si trattava di Magnus, si trattava di quel pazzo, irresponsabile e fantastico amico di sempre.
In fondo aveva ragione, anche se la Stregona tanto buona non si sentiva.
Più i giorni passavano, più nel suo cuore si acuiva il dolore provato, la sensazione di impotenza.

Catarina oltrepassò la soglia della stanza numero cinque e controllò la temperatura del piccolo bambino steso sul letto a dormire. Gabriel era il suo nome ed era in ospedale già da tre mesi. Per Catarina non era stato facile spiegare ai genitori quale fosse la malattia del bambino, non perché non ne fosse capace, ma perché dire "il vostro bambino ha una grave insufficienza polmonare" era qualcosa di estremamente complesso e doloroso.
Il dottor Smith le aveva assegnato il compito tanto facilmente, come se per lei fosse semplice, come se la Stregona non provasse sentimenti a proposito.
I genitori l'avevano sommersa di domande, perplessità, le avevano confessato le loro speranza. Alla fine, Catarina li aveva tranquillizzati e loro l'avevano ringraziata.
«Ciao, peste» sussurrò la Stregona e sistemò le coperte del piccolo paziente.
Lui dormiva tranquillo, scosso solo da qualche colpo di tosse. Stringeva tra le braccia un piccola giraffa verde di peluche che, sotto suggerimento di Catarina, aveva chiamato Ragnor.
Il bambino aveva apprezzato entusiasta quella idea e aveva passato un giorno intero a gironzolare per la camera, facendo volare Ragnor, come se fosse stato un aeroplano.
Catarina, quel giorno, si era persa nei pensieri dedicati all'amico scomparso, ormai da tempo.
Le mancava davvero tanto: le mancava il tempo trascorso con lui, i viaggi, le chiacchiere, i discorsi seri, le sue prese in giro verso Magnus. Le mancava il suo viso verde, che assumeva una strana tonalità di colore quando imbarazzato, a causa di Magnus, la maggioranza delle volte.
Quello stesso giorno, Catarina aveva ricordato il loro viaggio in Perù secoli prima. Uno dei tanti disastrosi viaggi in Perù, in realtà, e quello in particolare si era concluso con Ragnor infuriato, chissà a causa di chi.
Catarina passò un dito sulla piccola giraffa, pensando che almeno lei sarebbe rimasta immutata nel tempo.

*~*~*

«Magnus, che ci fai qui?»
La Stregona sorrise nel vedere il vecchio amico camminare verso di lei. Tra le mani aveva un vassoio con sopra un caffè ed una mega ciambella.
«Buongiorno» la salutò l'amico e poco dopo sbadigliò vistosamente.
Erano le sette del mattino e vedere Magnus sveglio (almeno in apparenza) e davanti a lei era sconvolgente.
«Non guardarmi come se fossi qui per puro caso» le disse Magnus, con tono altezzoso.
«Pensavo fossi a dieta» scherzò Catarina ed entrò nell'ospedale, con l'amico dietro che la seguiva.
Si sentiva bene quella mattina: si era alzato di buon ora, aveva fatto una colazione veloce, aveva portato qualche pasto caldo ai senzatetto del suo quartiere e poi si era incamminata verso l'ospedale.
«E infatti sono a dieta» puntualizzò Magnus, «questo è per te.»
Catarina si fermò davanti alla porta dello spogliatoio delle infermiere e si girò, fissando lo Stregone negli occhi.
«Che pensiero gentile, davvero. Ma ora dimmi, di cosa hai bisogno?»
L'amico assunse un'espressione offesa e lei alzò lo sguardo al cielo, trattenendo a stento un risolino.
«Pensi davvero che io mi sia alzato all'alba e ti abbia portato la colazione a lavoro solo perché mi serve un favore?»
Catarina non rispose, la sua espressione era abbastanza eloquente.
«Magnus, io devo cominciare a lavorare» gli fece notare, dedicandogli però un sorriso dolce ed assumendo un tono calmo.
«Non mi serve nulla, davvero» disse lui, infine. Le lasciò il vassoio tra le mani, le diede un bacio sulla guancia ed andò via.
Quegli stivali da cowboy facevano fin troppo rumore sul pavimento, constatò la Stregona, mentre l'amico andava via.
Nonostante tutto, dopo indossò il camice, controllò allo specchio di aver il suo solito aspetto umano e iniziò a lavorare.

*~*~*

«Buongiorno, Matthew» esclamò Catarina allegra, si avvicinò alle finestre della camera ed aprì le tende, lasciando che un fascio di luce inondasse la camera grigia.
Matthew le aveva rivolto un sorriso dolce e le aveva chiesto "come stai?"
Catarina aveva riso, poiché solitamente era lei a rivolgere quella domanda.
«Come stai tu?»
Aveva sistemato le coperte, anche se non era compito suo. Poi gli aveva misurato la temperatura, prelevato una fialetta di sangue e aveva sostituito il flebo.
«Non trattarmi così» disse improvvisamente Matthew e socchiuse gli occhi.
Catarina lo guardò e si sentì improvvisamente malinconica.
«Così... come?» domandò e la sua voce era gentile, dolce. Si comportava sempre bene con i pazienti, tutte quelle persone le stavano a cuore, non credeva di essersi comportata male con qualcuno.
Ma non si poteva mai sapere come un malato avrebbe potuto reagire alle sue gentilezza, anche questo aveva imparato.
«Così. Come se domani dovessi morire. Non trattarmi bene solo perché devi» dichiarò Matthew.
Oh.
Caterina era alquanto confusa, aveva capito già da tempo che i Mondani erano creature davvero troppo suscettibili al dolore.
«Sono gentile per mia natura, Matthew, non lo faccio perché provo pena per le tue condizioni o di qualche altra persona.»
Lui non rispose nuovamente e chiuse gli occhi.
«Ora devo riposare.»
A volte era così difficile trattare con Matt, era sempre di pessimo umore, ma nonostante ciò, Catarina cercava sempre di essere buona nei suoi confronti.
«Certo. Se hai bisogno di qualcosa, chiama.»
Lasciò la stanza e si diresse verso il successivo paziente, la successiva malattia, la successiva storia.

La sera, uscita dall'ospedale, notò sul cellulare tre messaggi non letti. Sorrise, immaginando già l'autore.
"Era buona la ciambella? Mangiala pure tutta, hai ancora un ottimo fisico, nonostante la tua veneranda età."
Catarina sorrise e lesse il messaggio seguente: "Alec qui presente crede che dovrei lasciarti in pace, poiché sei una donna socialmente impegnata, aiuti i malati e bla, bla, bla.
Ma tu sei la mia compagna d'avventura, vero Catarina Loss?"
La Stregona rise divertita e poi pensò al volto del Cacciatore tanto amato dal suo amico, mentre pronunciava quelle parole.
L'ultimo messaggio diceva: "Beh, ormai siamo a Marzo, sai che significa, miss salopette rossa? Probabilmente no.
Significa che a breve si inaugurerà la nuova collezione primavera - estate. Nuovi vestiti. Nuovi colori.
E tu, da mia amabilissima compagna da avventure, mi accompagnerai a fare shopping!
Ormai Alec ha abolito la mia politica di "acquisto" degli abiti.

PS. Comprerò qualcosa anche a te, ciambellina."
Catarina scoppiò in una risata gioiosa, che finì poco dopo, non appena realizzò che Magnus l'avrebbe trascinata a fare shopping.
Si strinse nel suo cappotto e tornò a casa, ipotizzando una probabile fuga in Perù...

I'll heal you, my love. || Catarina LossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora