CAPOTOLO 14

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Io e mio padre ci mettemmo seduti sul letto della sua camera. Ero impaziente. Dovevo sapere tutto. E credo che mi si leggesse in faccia che non volevo girare intorno a nulla e arrivare dritta al punto, perché qualche secondo dopo, iniziò a parlare.
"É successo tutto quando ho conosciuto tua mamma. É stato amore a prima vista, lei giovane e bella, io giovane e spavaldo. Dopo più di un anno che stavamo insieme, beh... ecco... sei arrivata tu. Sei stata la cosa più bella che mi sia mai capitata, in tutta la mia vita. Il problema é arrivato quando tu hai compiuto tredici anni. Sei diventato il bersaglio dei miei nemici. Eri, e sei, il mio punto debole. Dovevo andarmene e lasciarvi vivere senza problemi e per farlo, ho dovuto fingere un incidente. Prima di andarmene ho fatto in patto col "nemico"." Disse mimando le virgolette.
"Chi?" Chiesi confusa.
"Avevo chiesto a John di tenerti fuori dai guai e al sicuro, ma ho saputo che ha fatto anche di meglio..." Rispose serrando la mascella, incazzato e seccato.
"Te lo ha detto Cole, vero?" Abbassai lo sguardo.
"Si, ma appena lo rivedo lo-"
"Papà! Senza di lui probabilmente ora non sarei viva!" Lo interruppi.
"Cazzo! Sono tuo padre, é normale che sia così."
"Mi sei mancato papà." Sussurrai abbracciandolo.

***

"Mamma sono tornata!" Gridai entrando in casa. "Mamma?" Domandai non sentendo una risposta. Lasciai la giacca sul divano ed andai in cucina a cercarla. Quando vidi che non c'era, andai di sopra. Magari era in bagno. "Mamma?" Bussai alla porta, ma la porta, socchiusa, si aprì. Non era nemmeno li. Non é possibile. Mi aveva scritto che l'avrei trovata a casa. Cazzo... uscii dal bagno ed entrai in camera sua e... niente. Immediatamente presi il telefono e composi il suo numero. Dopo nemmeno due squilli, la sentii.
Era la sua suoneria, il suo telefono era sul letto. Non é possibile...
Chiusi la telefonata e mi sedetti sul letto. Appena presi il telefono di mia madre in mano, questo iniziò a suonare di nuovo.

'Anonimo'.

Scrollai la testa cercando di togliermi dalla testa una mezza idea che avrei preferito non pensare. Stavo sudando, i miei battiti erano accelerati...
Con il dito tremante risposi.
"Hey bambolina, ti ricordi di me?" Disse una voce maschile dall'altra parte del telefono.
Mi sforzai e spremetti le meningi cercando di ricordare di chi fosse quella voce conosciuta. Cazzo, cazzo, cazzo...
"Anthony." Sussurrai a denti stretti. A quel punto tutto ciò che sospettavo era diventato realtà. Il mio peggior incubo.
"Indovinato!" Ironizzò ridendo.
"Lei dov'è?!" Domandai mentre le mie lacrime iniziarono a scendere dagli angoli degli occhi, alle guance, per finire sul collo.
"Hey! Hey! Non così infretta..." Percepii il suo sorriso, uno di quelli bastardi.
"Che vuoi?!" Sbottai piangendo.
"Ahah..." Rise. "Io voglio te." Rispose serio.
"Se questo servirà per salvare la vita a mia madre..." Non riuscii a finire la frase.
"Dillo." Ordinò lui. "Ad alta voce."
"Mi... mi avrai." Sussurrai asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.
"Lo so... te l'avevo detto. Io ottengo sempre ciò che voglio."
Affermò fiero. "Ora ascoltami bene. Domani sera, fatti trovare tra la ventiduesima e la ventitreesima alle undici. Non fare ritardo piccola." Non mi lasciò rispondere e chiuse la telefonata.
Appoggiai il telefono sul letto e mi lasciai andare in un urlo isterico, seguito da un lungo pianto.
Perché doveva essere tutto così complicato?!

My Trouble // Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora