Diamond 9

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<Devo sapere l'ora. Ricordi circa quando è successo?> domandò mentre il battito del mio cuore accelerava ad ogni istante, non riuscendo ad evitare di pensare che tra pochi momenti avrei rivissuto quell'inferno, avrei visto quei mostri avvicinarsi a me. <Era notte, notte fonda.> risposi.

Continuò a scorrere le registrazioni. Quel video conteneva tutto quello che era accaduto la sera precedente: ogni stanza, ogni coppia che vi entrava, ogni azione compiuta. Era tutto completamente registrato.

<Perché violano così l'intimità delle persone? Sanno che ci sono le telecamere?> chiesi.

<Qui non esiste intimità, non c'è privacy.> rispose, mettendo in pausa la registrazione per guardarmi. <Qui esiste solo la gerarchia. Se sei nei piani alti, sei al sicuro. Se sei nei piani bassi, devi lottare per sopravvivere.>

<Che posto è questo...> mormorai.

Avviò la registrazione e io mi girai lentamente verso lo schermo, vedendo il momento esatto in cui mi trascinarono nella stanza, si misero sopra di me e cominciarono a svestirmi. Vidi tutto, dall'inizio.

I miei occhi si annebbiarono per le lacrime. Strinsi la mano di Luke senza nemmeno rendermene conto e continuai a guardare, udendo i loro gemiti che poi si interruppero.

Tutti si alzarono e mi lasciarono appena entrò nella stanza un uomo. Si posizionarono uno accanto all'altro e lo guardarono increduli. <Non sapevamo che questa stanza fosse stata prenotata da voi.> disse uno di loro, colui che mi aveva drogata e portata lì, la causa di tutto questo dolore. Colui che avrei ucciso con le mie stesse mani appena lo avessi trovato.

<Chi è lei?> chiese l'uomo che mi aveva condotto in quella psichiatria, avvicinandosi a me mentre interrogava gli altri sulla mia identità.

<Una nuova ragazza, non l'abbiamo mai vista prima. Non è dei nostri.> risposero.

<E voi avete ben pensato di drogarla e sfruttarla, giusto?> rimasero tutti e tre completamente in silenzio, mentre uno di loro uscì dalla stanza senza farsi vedere.

Lo psichiatra si allontanò da me, volgendo lo sguardo verso di loro. <Ho fatto una domanda.>

<Non doveva entrare in un locale del genere, noi non abb->

<Mi pare di capire che la colpa sia sua.> lo interruppe.

<Ecco sì, esatto, se vuole può unirsi a noi.> rispose con un sorriso, guardandolo.

Anche attraverso lo schermo, riuscii a percepire la sua personalità dominante. Soltanto entrando in quella stanza, riuscì a zittire tutti, a piegarli al suo volere e a renderli fragili e innocui come bambini. Riuscì a dominare l'atmosfera senza alcuno sforzo.

<Unirmi?> domandò, prendendo la pistola e puntandola contro di loro.

<Cosa state facendo? Non stavamo facendo nulla di male. Qui si fa sempre così.> protestò uno di loro.

<La colpa è vostra, non mia.> rispose lo psichiatra, abbassando la pistola fino al livello dei loro pantaloni. <Ora faremo un gioco. Prenderò il vostro telefono e chiamerò la prima donna nella vostra rubrica, chiedendo un'informazione su di voi. Se risponderà correttamente, sarete liberi. Se risponderà male...>

<Cos'ha di speciale questa donna? Non vi siete mai comportato così per nessuna.> disse uno di loro.

<Mhm, non voglio avere altri pazienti in clinica.> rispose con un sorriso ironico, prendendo i loro telefoni. <Chi chiamerò, chi chiamerò...> continuò a ripetere, alimentando la loro ansia.

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