Beep.
Beep.
Beep.
Ascolto il suono del battito del cuore di mio padre e osservo con attenzione il suo petto alzarsi ed abbassarsi per respirare.
Si è svegliato e sta bene.
Non mi ha lasciata da sola.
I dottori hanno detto che si riprenderà molto presto, che addirittura nel giro di una settimana potrebbe anche essere dimesso.
Lo osservo riposare, finalmente gli hanno tolto il respiratore. Abbiamo parlato a lungo, di tutto e di niente.
Ma allora perché non mi sento per niente sollevata? Perché ho ancora una morsa di paura che mi attanaglia il petto?
Forse perché Il suo primo pensiero è stata la guerra con i Di Salvo. Ho cercato di distrarlo, di ricordargli che non importa quello che sta succedendo là fuori, che l'unica cosa importante è che stia bene e che siamo di nuovo insieme...
Non mi sento per niente tranquilla, anche a vedere le frotte dei suoi collaboratori fare avanti e indietro dall'ospedale per prendere ordini.
Sono quasi le cinque del pomeriggio e il turno di visite sta per finire.
La direttrice mi ha fatto ottenere un permesso speciale per il weekend e devo dire che la cosa mi ha sorpreso parecchio. Avevo programmato di rimanere qui in ospedale con papà per tutto il tempo ma i medici mi hanno detto che essendo un reparto di terapia intensiva non posso rimanere qui la notte a dormire.
Mi mordo il labbro, guardando fuori dalla finestra.
Non mi va molto di tornare a casa e dormire da sola. Non ci sono più tornata dal funerale di Pietro, ho ancora davanti agli occhi la bara aperta di mio fratello posta in salotto...
Scuoto la testa, per cercare di togliermi quell'immagine dalla testa, asciugandomi una lacrima.
Un'infermiera fa capolino con la testa dalla porta socchiusa.
"Mi dispiace piccrè, l'orario di visita è finito...", esclama, con voce dispiaciuta. Ormai tutti i dottori e le infermiere che si sono occupati di papà hanno imparato a riconoscermi.
"Va bene, lo saluto e vado via", rispondo, alzandomi a fatica dalla sedia, dopo tutto il tempo che ho passato rannicchiata vicino al letto di papà.
Lui sta ancora dormendo, non mi va di svegliarlo.
Gli poso un bacio sulla fronte, gli sistemo il lenzuolo e avvicino il carrello con la bottiglia dell'acqua, nel caso gli venisse sete più tardi.
Sento lo sguardo dell'infermiera su di me e quando mi volto a guardarla la vedo sorridere.
"Tuo papà è molto fortunato ad avere una figlia come te", afferma, con voce dolce.
Io rispondo con un mezzo sorriso, girandomi un'ultima volta verso di lui per salutarlo.
Poi mi metto lo zaino in spalla e seguo l'infermiera fuori dalla porta.
Esco dall'ospedale, ancora indecisa su cosa fare...
Maddalena mi ha lasciata qui con la macchina stamattina, dicendomi di richiamarla se mai avessi avuto bisogno di un passaggio fino a casa, ma non mi va di darle fastidio. È il suo giorno libero e non voglio che lo passi appresso a me...
Anche Carmela mi ha detto di chiamarla quando sarei uscita dall'ospedale, ma so che è fuori Napoli con la mamma di Edoardo per le ultime commissioni riguardanti il matrimonio e non voglio creare nemmeno a lei ulteriori problemi.
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I mostri che ci portiamo dentro - Carmine e Rosa - Mare Fuori
RomantizmFanFiction Rosa e Carmine - Mare Fuori Rosa e Carmine. La loro storia di odio. La loro storia d'amore. Rivisitazione della storia dei Piecurosa