Parte 1

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L'assordante suono della sveglia irrompe nel silenzio della stanza vagamente illuminata dagli spiragli di luce trapassanti dalla serranda, altrimenti buia. Come l'anno scorso, anche quest'anno il mio buon umore appena sveglia è inesistente, sferro un pugno sull'apparecchio posto sul comodino alla mia destra che indica le 7:30, decido quindi di alzarm- aspetta, le 7:30! Non ci credo! Come ho fatto a non sentirla prima?! Fanculo alla giornata rilassante devo correre a lavarmi! Mi siedo sul letto stropicciandomi gli occhi fino a quasi provare dolore, mi scosto i capelli dal viso e mi alzo repentinamente. I primi passi mi servono per stabilizzare il mio corpo e non cadere a terra, i successivi mi indicano la traiettoria. Apro l'armadio posto nell'angolo della stanza sulla destra rispetto ai piedi del letto, il quale è sistemato al centro del muro inanzi alla porta, prendo i miei amati cargo con una semplice maglietta nera dell'Adidas e mi fiondo in bagno.

Come sempre i mie sono già sul loro posto di lavoro e non ho nemmeno il tempo di salutarli, non appena sono pronta, apro la porta del bagno, prendo lo zaino dalla mia camera e mi dirigo verso le scale a chiocciola che scendo con una velocità che Usain Bolt potrebbe solo stringermi la mano, prendo il motorino e mi fiondo a scuola facendo slalom tra le macchine. Dai forse non è male questo primo giorno di scuola, infatti alle 7:57 sono davanti al portone con quelle facce da cazzo dei miei compagni che nemmeno saluto, non sono sempre così scontrosa con l'umanità, ma loro sono tutto ciò che c'è di male, eccetto Apollo, il mio migliore amico, che dopo avermi stritolato in un abbraccio mi ripete per l'ennesima volta tutto l' elenco di bad boy che ha conquistato quest'estate. Come se non li sapessi già a memoria. Quando arriviamo all'aneddoto del "meraviglioso" bacio di Gabriel, i suoi occhi azzurri si illuminano e racconta la vicenda sempre con più dettagli della volta precedente, mi piace vederlo felice e innamorato, ma sono un po' preoccupata.

Gabriel è un ragazzo alto, muscoloso, dalla pelle ambrata e con un sorriso perfetto, o almeno, così lo definisce Apollo mente sta quasi svenendo mentre mi racconta che mentre si avvicinava a lui i suoi occhi verdi gli scavavano dentro e il profumo di salsedine gli inondava le narici «Sembrava un angelo, Berenice ti giuro. Non ho mai visto niente di più bello, aveva delle labbra talmente morbide da fare invidia alla schiuma delle onde del mare, e i suoi capelli... 
Oddio è stupendo Bi, lo vedo che ridi sai?! Vorrò vedere te quando ti innamorerai stronzetta!» mi dice prima di scoppiare a ridere.

Entriamo in classe e ad accoglierci è presente quella stronza della professoressa di geografia che fin dal primo momento ci impone di sederci e fare silenzio per poter udire al meglio la sua meravigliosa lezione che potrebbe tranquillamente ficcarsi su per il culo, ma questo non posso dirlo.

Scelgo il posto in fondo a destra dell'aula accompagnata da Apollo che siede alla mia destra con il libro già aperto.
«Non crederete che dopo tre mesi di riposo io non faccia lezione, anzi anticiperò il programma in modo da fare almeno tre verifiche e quattro giri interrogazioni entro la fine del mese» strilla con la sua soave voce da racchia in calore mentre io penso agli infiniti modi in cui potrei procurarmi un fucile per ficcarmi una pallottola tra gli occhi. Alla fine mi arrendo e presto attenzione alle sue confusionarie e contraddicenti spiegazioni, o almeno faccio finta.

Finita la prima ora veniamo tutti invitati nell'auditorium dove il preside fa il suo solito discorso che non cambia dalla prima. Ne approfitto per riposare gli occhi. Appoggio il capo sulla dura spalla di Apollo, e dopo essermi lamentata con lui perché troppo palestrato chiudo gli occhi provando un'accogliente sensazione di sollievo, attenta a non addormentarmi realmente.

E dopo DUE interminabili ore di discorso che ha quasi convinto tutti noi a cambiare istituto torniamo nell'aula. Attraversiamo l'androne e Apollo mi indica i pregi fisici di ogni ragazzo presente nel raggio di 3 metri «Berenice guarda che sorriso quello, sembra una divinità...» afferma mente si sistema i morbidi ricci biondi che gli ricadono sulla fronte «sei squallido Apollo» confesso ironicamente prima di vederlo sghignazzare.

Passiamo per il corridoio e entriamo nella nostra classe, la 3ªD, dovrò abituarmi a questo nuovo numero. Mi sento ancora a giugno nostalgica delle mie vacanze, pur avendole passate normalmente, in spiaggia con la mia famiglia e quella di Apollo, in cui trascorsi praticamente tutto il tempo in compagnia dei mie fratelli e delle sorelle di Apollo. Mi siedo al mio posto scelto precedentemente e attendo l'arrivo del docente mentre scherzo con il mio migliore amico
«Dai non è vero che è uno stronzo. Gabriel va capito! E poi non posso scordarlo, è anche brasiliano» dice con voce sognante
«Ma cosa c'entra?!» chiedo provocatoria prima di scoppiare a ridere con il ragazzo che siede alla mia destra.

Ad interrompere la nostra conversazione è un uomo sulla trentina, che compare sulla soglia della porta. Avanza verso la cattedra, ha un portamento sicuro di sé. Ad assecondare questa visione sono due occhi colore del ghiaccio, che spiccano nei lineamenti duri del suo volto incorniciato da folti ricci nero corvino. Il suo imponente corpo è rivestito da una bianca camicia di lino, che sembra quasi esplodere nel tentativo di racchiudere le sue spalle larghe, le gambe sono coperte da pantaloni colore carbone e porta un paio Vans del medesimo colore. Sembrava il diavolo travestito per metà, che lasciava vedere solo gli occhi del suo reale aspetto.

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