Il matrimonio

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Libero Petrucci

IL MALE NON HA RIMEDIO
Un'Orestiade



















"Dal dì che nozze e tribunali ed are
Dier alle umane belve esser pietose
Di sè stesse e d'altrui..."
(Ugo Foscolo, Dei Sepolcri,
1807)

Peggio del desiderio inappagato c'è il desiderio appagato una volta sola
(Oreste)













PROLOGO

Oggi, se Dio vuole, questa pena sarà finita.
Dodici uomini usciranno da quella porta e, in fila come in processione, marceranno verso i loro scranni; uno di loro si alzerà e porgerà il foglio al Cancelliere, dopo aver assentito alla domanda del Giudice: signori giurati, avete raggiunto un verdetto?
Il Giudice ringrazierà i dodici, leggerà quelle poche righe prima in silenzio, nella sua mente, e dalla sua espressione tutti cercheranno di capire qual è stata la decisione, poi chiederà all'imputato di alzarsi in piedi, ma si alzeranno tutti, gli avvocati, il procuratore, il cancelliere, il pubblico; resteranno seduti solo i giurati e la stenografa.
Quale che sarà l'esito, qualcuno gioirà, esulterà addirittura, scompostamente magari, qualcuno lieto apprenderà la decisione restando calmo e silente, alcuni saranno delusi, molti saranno arrabbiati, e alcuni di questi ultimi si lasceranno scappare parole pesanti, insulti forse. Il Giudice inviterà alla calma, percuotendo il desco col martello, minacciando l'intervento delle guardie, e poi dichiarerà tolta l'udienza e si allontanerà.
I flash dei fotografi illumineranno sorrisi e lacrime, i volti sformati dall'emozione, dal sentimento, imbruttiti dalla rabbia, rossi e gonfi come lanterne cinesi, ma senza quella grazia e quella calma.
Passerà ancora qualche minuto, la folla si diraderà, il pubblico andrà verso casa, le parti si ritireranno, ciascuno facendo i conti con la propria intima convinzione, smentita o confermata dal verdetto.
Per tutti arriverà il nuovo giorno, ognuno tornerà col pensiero alle sue occupazioni, ai crucci, ai doveri e racconterà a beneficio degli assenti quello che ha visto, come si racconta una storia.
Il procuratore passerà ad altri casi, ad altri fascicoli, gli avvocati organizzeranno il lavoro per gli altri clienti, il giudice studierà il prossimo caso, i giurati torneranno alle loro occupazioni, all'impiego, al negozio, alla famiglia.
Consumato il rito, esaurita la cerimonia, la città di Argo tornerà alla sua cadenza quotidiana.
Solo in due continueranno a sopportare il fardello degli eventi, la vittima, e il carnefice, che sconterà la sua pena oppure porterà con sé, assolto, le stimmate del processo.
Mentre la giuria è riunita in conclave, l'aula è vuota, salvo che per le due guardie messe a presidio, come alari di un altare sacro prima del sacrificio.
Sono giunto alla fine del compito che mi sono dato, di cronista, solo in parte testimone, poiché molti degli accadimenti li ho dovuti dedurre o farmeli raccontare o semplicemente ho dovuto immaginarli, lasciando al lettore il giudizio sulla plausibilità del mio racconto.
Non ho velleità di dare un resoconto veritiero, e in realtà nessuno se lo aspetta, sono troppo coinvolto, tutti conoscono il mio ruolo e la mia posizione con la famiglia, chi mi ha condotto qui, e di quali lusinghe e di quali tentazioni sono stato vittima, ma anche quali benefici ho potuto trarne.
Avrei potuto tacere, evitando il biasimo di cui certamente sarò oggetto, in fondo molti racconteranno questa stessa storia, né io, nonostante gli stretti rapporti, e anzi forse proprio a causa di essi, come ho appena detto, portò assicurare accuratezza, completezza e verità.
Per la gloria, dunque, per il denaro, come sussurreranno i miei detrattori?
Non cerco fama, né posso ambire a chissà quali ricchezze raccontando tutto questo.
Né so cosa rimarrà, e se rimarrà qualcosa della famiglia che mi ha ospitato, e di coloro con cui ho condiviso la dimora e i pasti, né cosa augurarmi, come vorrei o come sarebbe meglio che tutto questo finisse, né posso avere coscienza o contezza che esso effettivamente avrà una fine.
Così attendo anche io, seduto in quest'aula, in silenzio, mentre ancora una volta ricostruisco gli eventi, nella memoria, e organizzo un racconto che come ogni altro è destinato a ripetersi, a rinnovarsi, ogni volta che qualcuno si voglia appressare alla lettura.


Il male non ha rimedio (un'Orestiade)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora