Capitolo 2

19 0 0
                                    


- È sicura di stare bene? - Me lo dice guardandomi negli occhi. Non capisco se la sua espressione è sinceramente preoccupata o se si sta chiedendo perchè abbiano scelto proprio me.

- Sì, la ringrazio. Sto...

- ... Bene - Completa la mia frase interrompendomi e questo, in qualche modo, mi infastidisce. Qualcosa però nei miei occhi sembra averlo distratto e per un attimo si volta verso il computer. Sembra un pretesto, come se non volesse più guardarmi e questo mi carica. La vanità salva sempre le donne che hanno bisogno di sentirsi desiderate.

- Sì, grazie.

- È consapevole che con tutta probabilità la sua permanenza alla Lanni non durerà più di un anno? - Me lo dice quasi sprezzante o, peggio ancora, come se fosse una frase che ripete abitualmente. Io non rispondo e lui lascia il suo computer per tornare a guardarmi.

- È uno stage. Dura un anno, se non fossi arrivata a capire neanche questo credo che non mi avreste assunta come stagista... Sa, non tutte le stagiste sono in cerca di facile carriera... - Lo dico tutto d'un fiato e questa cosa mi fa sentire viva. Mi sento come tornata a scuola quando volevo avere sempre l'ultima parola e il mio carattere era più spigoloso, impulsivo, vivo.

- Direi che ha le idee chiare - È troppo orgoglioso per darmi questa soddisfazione ma la sua bocca si inclina in un sorriso di piacere, di sfida...di desiderio - È meglio sbrigarsi adesso o faremo tardi - Si alza e prende il cappotto.

- Tardi? - Non ho assolutamente idea di dove voglia andare.

- Lei non ha una giacca? - Mi guarda dall'alto in basso mentre mi alzo in piedi e mi rendo conto di avere lasciato la giacca in macchina.

- Sì, l'ho lasciata in macchina perchè prevedevo che avrebbe fatto caldo ...

- Qui dentro o in generale? - Esplodo di rossore per l'imbarazzo della battuta. Lui mi sorride e mi accorgo di quanto è alto accanto a me. Posso sentire il suo profumo tanto siamo vicini - Non si preoccupi, era sarcasmo per stagiste - Me lo dice porgendomi la sua giacca, ma la sua ultima battuta mi ha dato fastidio e decido di tenergli testa testa.

- Mi chiamo Glenda - Lo dico con aria di superiorità, superandolo per raggiungere la porta

Sembra forte, pronta a rispondere sempre a tono, eppure sembra fragile come un cristallo. La prendo con delicatezza per un braccio per evitare che sbatta contro l'anta della porta a vetri - Attenta.. - glielo dico con un tono normalissimo eppure la mia presa sembra come spaventarla. Sotto la mia mano sembra tremare e il mio sorriso si spegne, preoccupato. Lei abbassa lo sguardo e si libera dalla presa.

- Grazie... - me lo dice con un filo di voce, sembra il tono di una bambola, lontano dalla donna sicura che finge di essere. Chi è davvero? La ragazza forte e pungente o la donna di cristallo che ha paura di essere sfiorata? Decido di alleggerire il suo momento di turbamento.

- Dobbiamo andare alla presentazione del libro di Enardi.

- Adesso?

- Certo, vedrà, sarà interessante.

- Ne sono certa, ma io ... sono arrivata oggi e sarebbe stato meglio accompagnarla dopo essermi preparata.

- Mi creda, non si sentirà mai abbastanza preparata, o sbaglio? - La guardo e accenna un sorriso, è lampante il suo desiderio di essere precisa, perfetta - Enardi ha pubblicato il suo primo romanzo quando avevo appena quindici anni.

- Quindici? - sembra più stupita di quanto dovrebbe.

- Sì, quindici... - La supero dirigendomi verso l'uscita e lei mi segue pensierosa, ma non ci faccio caso più di tanto. Quando le apro la portiera della macchina aspetto che si sieda e vedo la sua pelle sfiorata dal freddo - È meglio passare a prendere la giacca dalla sua macchina - Mi chino e le do di nuovo la mia. Stavolta accetta e dopo avere recuperato la sua giacca torniamo un macchina e me la riconsegna. La indosso come se indossassi una parte di lei. Il suo profumo riempie l'abitacolo in modo più piacevole di quanto dovrebbe. Devo ricordarmi che è una stagista, non una donna... non una donna come le altre, ma a questo posso pensare domani... Forse, per oggi, solo per oggi, io posso non essere il suo capo e lei può essere Glenda, semplicemente Glenda, solo lei

L'editoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora