XXII

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Come aveva fatto non molto tempo prima, Margherita aspettò Elena davanti il suo appartamento. Aveva suonato il campanello, ma nessuno aveva risposto, perciò, si era seduta sui gradini del portone di ingresso del palazzo.
Poteva essere passata mezz'ora o forse di più, quando, inaspettatamente, iniziò a piovere; la pioggia non era potente, ma durò abbastanza per inzupparla dalla testa ai piedi.
Fu così che Elena la trovò: rannicchiata, infreddolita, ma, soprattutto, triste. Tuttavia, la ragazza non mostrò alcuna pietà.
"Non piove da un anno e tu scegli proprio oggi per aspettarmi sotto casa? Non trovi che sia ironico?"
"Ho suonato, ma non ha risposto nessuno."
"Me lo auguro! In caso contrario avremmo un problema, perché Andrea è fuori città."
Elena infilò la chiave nella serratura, senza dare alcun segno a Margherita, che non sapeva se doveva seguirla o meno.
"Che fai? Non entri?" disse.
Margherita gettò uno sguardo verso le valigie, non era certa che l'amica avesse capito che cosa accoglierla dentro casa implicava.
"Certo anche le valigie, scema. Non vorrai mica lasciarle qui?"
La ragazza trascinò le valigie dentro l'androne del palazzo, senza che le venisse offerto alcun aiuto e stava iniziando ad avere qualche ripensamento sulla scelta di rivolgersi all'amica, visto il suo atteggiamento distaccato.
Elena fermò Margherita all'ingresso dell'appartamento.
"Stai là, altrimenti mi bagni tutta casa." disse prima di allontanarsi per qualche secondo e tornare con una vestaglia e una asciugamano.
"Togliti i vestiti bagnati e indossa questa."
"Qui nell'ingresso?"
"Ti ho detto che non voglio che mi bagni tutta casa e poi di che ti preoccupi? Siamo sole."
Margherita si levò i vestiti bagnati rimanendo in intimo e li porse a Elena che aspettava, si asciugò rapidamente e indossò la vestaglia.
Adesso non gocciolava più, ma, mentre l'amica si allontanava, rimase comunque ferm ad aspettare le seguenti istruzioni.
"Vuoi rimanere nell'ingresso?"
La voce di Elena arrivò da un'altra stanza.
"Aspettavo il permesso di entrare."
"Mi sembrava fosse implicito, se ti ho fatto entrare dentro casa non è per farti rimanere impalata davanti alla porta, non credi?"
Margherita si fece coraggio e la raggiunse in cucina.
"Hai cenato?" chiese la padrona di casa, buttando un'occhiata all'orologio appeso alla parete. Margherita di riflesso fece lo stesso. Erano le nove e mezza.
"No."
"Ti preparo qualcosa, allora."
L'affabilità dell'amica era solo nelle parole, non nel tono; quello era, infatti, piuttosto sgarbato e scostante.
"Non c'è bisogno, grazie."
"Fammi capire, ti presenti sotto casa mia con la faccia da cucciolo abbandonato, chiedendomi ospitalità e poi ti fai problemi se ti offro del cibo?"
Margherita cominciò a sentire gli occhi riempirsi di lacrime. Elena doveva essersene accorta perché, addolcendo il tono, anche se non di molto, chiese:
"Margherita hai fame o no?"
La ragazza annuì.
"Allora cucino, tu siediti. Però ti avverto, non ti aspettare una cena gourmet. Non c'è granché in frigo."
Margherita accennò un sorriso; la sua migliore amica non sarebbe stata in grado di preparare una cena gourmet neanche se avesse avuto a disposizione la spesa fatta uno chef. Obbedì e e si sedette al tavolo, mentre Elena aveva cominciato a cucinare.
Il silenzio regnava nella stanza e le lacrime che qualche minuto prima era riuscita a ricacciare indietro, questa volta furono più prepotenti. Forse a causa della freddezza di Elena o forse perché, da quando aveva visto Lina uscire di casa aveva pianto solo una volta, Margherita adesso, a testa bassa, piangeva silenziosamente.
"Immagino che sia stata buttata fuori di casa." sentì dire.
La ragazza si asciugò il volto con le mani e alzò lo sguardo verso Elena, la quale, mentre aspettava che l'acqua andasse in ebollizione, era appoggiata di schiena a ridosso della cucina e la guardava con le braccia conserte.
"Immagini bene."
"Gliel'hai detto tu o l'ha scoperto da sola?"
"Da sola."
"Sbaglio o ti avevo detto di parlare con lei?"
La saccenza di quella frase la fece scattare.
"Elena, ci ho provato, ma non ci sono riuscita!"
"Credevi veramente di riuscire a tenerglielo nascosto per sempre? Era ovvio che prima o poi l'avrebbe scoperto!"
"Certo che no, solo che avevo paura e ho continuato a rimandare, fin quando è stato troppo tardi."
"Cazzo, Margherita! Era troppo tardi già il giorno dopo la prima volta che sei andata a letto con lei. Ma invece di vuotare il sacco, hai continuato con il teatrino, cercando di prendere per il culo anche mia zia, cosa che come era prevedibile non ha funzionato!"
Elena aveva alzato la voce, tuttavia Margherita lo considerava un passo avanti. Preferiva che fosse arrabbiata anziché fredda.
"Non capisco perché sei così incazzata. Non è colpa mia se tua zia si è ripresa il denaro che ti aveva prestato."
"Vedi, è esattamente per questo atteggiamento che sono incazzata" rispose Elena abbassando la voce
"tutte le volte che mi hai scritto e anche l'altra volta che sei piombata di fronte casa mia, ti ho sentito dire sempre la stessa cosa, ossia mi dispiace, ma. E lo stai facendo anche oggi, ancora una volta stai cercando scuse invece di ammettere la verità."
"Che sarebbe?"
"Che ti sei comportata da stronza, punto."
"Credi che non lo sappia?!"
"Lo so che lo sai, ma sarebbe bello sentirtelo dire, perché vorrebbe dire che la Margherita che conosco io, quella di prima che questa storia iniziasse, c'è ancora."
"Ok, ok, mi sono comportata da stronza. Contenta?"
Elena accennò un mezzo sorriso e scosse leggermente la testa.
"Sono contenta che lo hai ammesso,ma, anche se sono arrabbiata, non sono contenta di vedere la mia migliore amica in lacrime nella mia cucina."
Inaspettatamente Elena tese la mano verso di lei.
"Vieni qui." disse.
Margherita afferrò la mano dell'amica che la tirò sé e la strinse in un abbraccio e si rese conto solo in quel momento di quanto le fossero mancati.
Elena c'era sempre stata. C'era stata quando i suoi genitori si erano lasciati, quando aveva scoperto che Danilo aveva un'altra e quando, per questo, aveva sfasciato la macchina del ragazzo.
Ed Elena era lì per lei ancora una volta, e un po' si sentiva in colpa per aver pensato il contrario.
Si lasciò andare e cominciò a piangere sul serio, mentre l'amica le accarezzava la testa.
"Margherita, ricorda, solo perché hai fatto qualcosa di sbagliato, non vuol dire che sei una cattiva persona."
I singhiozzi lentamente si calmarono, tuttavia la ragazza non si staccò dall'abbraccio dell'amica. Lo fece quest'ultima quando la pentola che era sul fuoco cominciò a borbottare.
Mentre finiva di cucinare, Elena cominciò a parlare del più e del meno. Raccontò di come stava andando la convivenza con il suo ragazzo, che aveva trovato un altro corso da frequentare e che stava lavorando in un bar per poterselo pagare, anche se Andrea le dava una grossa mano. Margherita ascoltò in silenzio, Elena sembrava felice e soprattutto sembrava aver abbandonato il rancore verso di lei. Tuttavia non si illudeva che le conversazioni difficili per quella sera fossero concluse.
Elena non mollava facilmente e, infatti, aspettò che la sua ospite finisse di cenare per tornare all'attacco.
"Ora che ti sei rifocillata, ti va di dirmi quello che è successo?"
"Te l'ho detto, Lina ha scoperto la verità e mi ha buttata fuori di casa."
"E...?"
"E niente, Elena. Non mi ha dato modo di parlare. Ieri sera si è ripresa le chiavi, se ne andata e mi ha detto di non farmi trovare quando fosse tornata."
"Ieri sera? E perché sei venuta solo oggi?"
"L'ho aspettata, nella speranza che tornasse a casa. Oggi, però, tua zia mi ha contattato e mi ha detto che allo studio avevano ricevuto una mail in cui diceva che Lina si prendeva un periodo di pausa. Ho pensato, perciò, che non sarebbe tornata."
"Mia zia ti ha scritto? Non sapevo vi sentiste ancora."
"No che non ci sentiamo, Elena," rispose Margherita sulla difensiva "voleva gongolare. Ha avuto anche la faccia tosta di congratularsi con me per il lavoro svolto e ha aggiunto che se voglio posso prendermi il bonus che mi spettava."
Elena la guardò con gli occhi spalancati.
"Il bonus?"
"Quando mi sono chiamata fuori dal piano, lei mi ha offerto dei soldi. Un piccolo incentivo, ha detto. Io, però, ho rifiutato. Ieri ha rinnovato la proposta, forse era di buon umore. Ha detto che visto che il piano era riuscito, mi meritavo almeno parte dei soldi che mi aveva offerto. Le ho detto che i soldi se li poteva ficcare dove sapeva lei, che era una grandissima stronza e che Lina non meritava tutto questo."
Elena si passò le mani sul volto e per un attimo Margherita temette che volesse ricominciare con la ramanzina. Non era così ed esclamò, più tra sé e sé che rivolta all'amica:
"Che cazzo di sociopatica!"
"Quindi non hai idea di che cosa sappia Lina, giusto?" aggiunse "Hai detto che non ti ha ascoltata e che è uscita di casa."
"Le ho lasciato una lettera, dove le spiego tutto quello che è successo. Spero che la legga presto."
"Magari ha bisogno di tempo. Perciò, non avere fretta e non disperare."
"E se non vuole più vedermi."
"Sei stata sincera in quella lettera?"
"Sì."
"E allora non credo che abbia motivo per non volerlo fare."
Margherita si sentì sollevata dall'ultima frase di Elena, di solito la ragazza era più cinica e disillusa, perciò sentire che un po' ci credeva anche lei, la fece sentire più fiduciosa.
Elena si era dimostrata disponibile ad ospitare Margherita nei giorni successivi. Persino, Andrea, una volta rientrato in città, non era sembrato affatto seccato di avere un ospite. La ragazza si sentiva un po' in colpa, aveva invaso la casa di una coppia che era andata a vivere assieme da poco, ma Elena e Andrea le continuavano a ripetere che poteva fermarsi quanto voleva.
Nel frattempo, Margherita aveva avvertito la madre che era andata via da casa di Lina. Le aveva detto che la donna aveva problemi con il lavoro, che non era esattamente una bugia, e che aveva ritenuto opportuno lasciarle la sua privacy. Giulia non aveva messo in dubbio la credibilità di quella scusa perché era contenta che finalmente la figlia e Elena avessero fatto pace.
Lina, come prevedibile, non si era fatta sentire e la ragazza non sapeva se avesse letto la sua lettera o no e l'incertezza la stava logorando.
Erano passati ormai tre giorni e quel pomeriggio Margherita, appena tornata dal corso, insieme all'amica stava cercando qualcosa da fare per tenere la mente occupata.
Stavano discutendo sull'andare al cinema e poi farsi raggiungere Andrea per cena, quando il cellulare della ragazza cominciò a squillare. Era un numero sconosciuto a chiamare e Margherita ebbe un immotivato tuffo al cuore.
Aveva sperato, infatti che fosse Lina, e appena si sentì la voce di Giorgio si sentì una stupida per aver sperato. La donna non avverrebbe avuto motivo di chiamare con un numero che non fosse il suo.
"Ciao, Margherita." disse l'uomo "Perdona il disturbo, ho recuperato il tuo numero dal cellulare di Lina, spero non ti dispiaccia, ma vorrei parlarti."
La richiesta di quell' insolito interlocutore allarmò la ragazza che esclamò:
"Oddio. Non sarà successo qualcosa a Lina?"
Ci fu qualche secondo di silenzio, che con il senno di poi, Margherita definì ad effetto, prima che Giorgio rispondesse ironico:
"A parte te, Margherita, non è successo niente a Lina. Sta bene, perlomeno, fisicamente."
La ragazza non si poteva permettere di ribattere a quella frecciatina, perciò, disse mesta:
"Mi dispiace, e so che non mi crederai, ma l'ultima cosa che volevo era ferirla."
"Ti credo, invece" stavolta l'uomo aveva usato un tono comprensivo "ed è proprio per questo che ti vorrei parlare. Ti va di vederci?"
Margherita accettò e i due si diedero appuntamento per quella sera stessa.
Si incontrano in un bar vicino allo studio, quello stesso locale dove tempo prima, la ragazza non poteva saperlo, l'uomo aveva seguito la sua migliore amica.
"Di che volevi parlarmi?" chiese una volta che il cameriere mise davanti i loro caffè.
La risposta a quella domanda avrebbe potuto dare il via a scenari differenti, ma tutti pessimistici nella mente di Margherita. Magari Lina si rifiutava in maniera categorica di vederla e aveva mandato l'amico a fare da intermediario, oppure l'uomo si era messo in testa di fare il maschio alfa e all'insaputa dell'amica e voleva intimidirla e chiederle di sparire per sempre.
Nulla di tutto questo accadde perché Giorgio, sorprendentemente, disse:
"Ho letto la tua lettera."
Margherita era perplessa, non si spiegava come la lettera fosse finita nelle sue mani, ma questo poteva voler dire che anche Lina l'aveva letta.
Giorgio, come se avesse letto nella sua mente i dubbi che aveva,  spiegò:
"Lina si è presa una pausa e al momento è nella casa di campagna dell'ex marito. Sono andato a trovarla perché ero preoccupato per lei, prima però, di sapere dove fosse, ho provato a cercarla nel suo appartamento dove ho trovato la tua lettera chiusa."
"Non l'ha letta quindi." disse delusa.
"Gliel'ho consegnata, ma lei non l'ha voluta leggere. Non so se l'ha fatto quando sono andato via, ma, sarò onesto, non sembrava propensa."
"L'hai letta tu, però."
"Sì, mi dispiace se ho violato la tua privacy e anche forse quella di Lina, però avevo bisogno di capire."
"Capire cosa?"
Giorgio fece una pausa di qualche secondo, prima di rispondere.
"Ho cominciato a sospettare che nascondessi qualcosa dalla sera che ti ho conosciuta a casa di Lina. Prima di tutto avevo l'impressione di averti già visto, in secondo luogo la tua reazione quando sei venuta a conoscenza delle foto risultava alquanto stonata."
"Stonata?"
"Non eri turbata dalle foto, Margherita, eri irritata, come se in fondo ti aspettassi una cosa del genere potesse accadere. Quindi, ho cominciato ad indagare."
Margherita rise.
"Ironico che la cosa che ti ha insospettito, sia quella di cui non sono per nulla responsabile."
"Ad ogni modo, in seguito alle scoperte fatte, mi ero fatto una certa idea di come erano andate le cose. Ho sempre pensato che ti fossi fatta corrompere da Santa dopo che aver iniziato la tua relazione con Lina. Ma Lina, che all'inizio non aveva creduto che i miei sospetti su di te fossero fondati, mi ha detto che, per tua stessa ammissione, il piano di Santa risaliva a prima del tuo arrivo a casa sua. E questo insieme alla tua lettera mi ha fatto rivedere la mia posizione."
Margherita, era confusa, non sapeva dove stesse andando a parare Giorgio.
"Non ti seguo."
"Vedi, se avessi avuto ragione io, avrebbe voluto dire che tu avevi svenduto la vostra relazione per un tornaconto personale. Ma è accaduto il contrario. Hai accettato di fare questa cosa per Santa quando ancora non conoscevi Lina, ma dopo averla conosciuta ed esserti affezionata a lei hai provato a tirartene fuori, perciò se quello che scrivi nella lettera è vero, la tua colpa è quella di essere stata stupida e vigliacca, ma non stronza. E per come la vedo io, è meglio della mia prima impressione."
"Lina, però, non la pensa come te."
"Hai sbagliato, Margherita, e ha bisogno di tempo. Non so se ti perdonerà e, a dire il vero, non so neanche se dovrebbe, però, non ho mai visto Lina così a pezzi, nemmeno quando ha divorziato ed è per questo che credo che lei debba incontrarti, in modo tale che in un modo o in un altro possiate chiudere questa storia."
"Ma se non vuole leggere nemmeno la mia lettera, come credi di riuscire a convincerla a incontrarmi?"
"Non saprei, ma sicuramente ho bisogno di tempo. Perciò, non ti illudere che accadrà presto."
Margherita, nonostante quell'ultima raccomandazione, non poté fare a meno di sentirsi speranzosa.
"Grazie." disse in maniera sentita.
"Non lo faccio per te."
"Lo so, ma mi hai creduta e questo conta molto per me."
"Non c'è di che, allora." rispose Giorgio con un sorriso, mentre sorseggiava il caffè.
Avere Giorgio dalla sua parte, se c'erano delle parti in quella storia, sollevò un po' l'umore di Margherita. Lina teneva molto a quell'uomo e se c'era una persona che poteva farle cambiare idea, o comunque farle rivalutare la sua posizione, era proprio lui.
Appena l'uomo finì di bere, continuò:
"Lina processa così gli eventi, rifugiandosi in sé stessa, creando distanza, quindi non lo prendere necessariamente come un gesto definitivo."
Margherita sorrise e qualche minuto dopo i due si separano.
Ritornata a casa,chiusa la porta dell'appartamento di Elena, andò in salotto e si accovacciò sul divano che da qualche giorno era il suo letto.  Sebbene ottimista, si sentì frustrata. Era impotente davanti agli eventi, aveva perso ogni controllo. Ora, che niente era nelle sue mani, Margherita non poteva fare altro che aspettare e pregare che tutto si risolvesse per il meglio.

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