Capitolo 1 - Testa, sei innocente. Croce, sei colpevole

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«Non sono stata io». Era l'ennesima volta che lo ripetevo. «Di conseguenza non possono farmi alcun interrogatorio».

«Non è un interrogatorio ufficiale, tesoro, ti faranno solo alcune domande. Devono ricostruire i fatti di ieri sera e tu sei essenziale». Gabby, seduta vicina a me, mi stava spostando i capelli dalla faccia.

Lo considero lo stesso un cacchio di interrogatorio.

Avevo preteso di parlare con la mia famiglia adottiva prima di essere interrogata e lo sceriffo Paul e collega erano andati in corridoio per darci privatezza.

«Perché lo sono?»

Ben e Gabby si scambiarono un'occhiata. «Ci hanno informati che potrebbero esserci delle prove che incolpano te», fece lui.

Come?

«Non è possibile, non gli sono stata vicina neanche dieci minuti. Non posso essere stata io».

«Questo lo dovrai dire a loro. Se davvero non sei stata tu...»

«Non sono stata io», interruppi irritata Gabby.

«Se davvero non sei stata tu...», riprese, mantenendo il tono calmo. «Dovrai dire la verità. Tutta, così non potranno rinfacciarti nulla. Qualsiasi cosa terrai nascosta, potrebbero usarla contro di te».

Come se non l'avessi saputo.

Seduta in mezzo ai miei genitori adottivi, guardai Charlie. Se nestava poggiato alla penisola, il capo abbassato e le braccia conserte. C'era un'ombra nel verde dei suoi occhi e non ne compresi la ragione.

«Sei pronta a parlare?» Ben, alla mia destra, mi accarezzò una spalla.

Annuii. Altro che riformatorio, rischiavo direttamente il carcere con tanto di processo.

Gabby e Ben lasciarono i miei lati e rimasi sola al tavolo. Solo per poco, lo sceriffo e la donna bionda presero le sedie che avevano usato i miei genitori adottivi e si sedettero di fronte a me con una cartella.

«Ciao, Aubrey», mi sorrise cordiale lui. Per quanto potessi sembrare fredda e distaccata, sentivo i battiti nelle orecchie e mi sembrò di respirare grazie a un tubo invisibile. «Sono lo sceriffo Allen Paul, come già sai, e lei è il detective Ruth Miller. Vorremmo avere qualche informazione su ieri sera».

«Lo so».

«Bene. Vai a scuola con i miei figli, giusto? Milton High».

Combattei per mantenere gli occhi su di loro, per far comprendere che non avevo alcunché da nascondere. Le mani tremanti si unirono in un groviglio di dita. «Sì, sua figlia era al falò».

Lo sceriffo annuì. «Ne sono consapevole, è stata lei a suggerirmi di venire a parlare con te».

Stronza.

«Per quale diavolo di motivo?»

«Aubrey», mi riprese Ben per il mio tono. Se ne stava vicino alla finestra con Gabby poggiata al suo fianco.

Sospirai. «Scusi. Perché?», ritentai e venni attratta dal gatto di ceramica. Optai di concentrare le sensazioni negative su di lui per non strillare contro la polizia e non finire maggiormente nei casini.

«A detta di Helene, hai dato un pugno a Simon davanti a una ventina di testimoni e hai cercato di picchiarlo ancora. Ti hanno dovuta trattenere, esatto?» Si comportava come fosse una semplice chiacchierata tra amici, intanto Ruth Miller prendeva appunti.

Tutta la verità, aveva detto Gabby. «Sì, lo hanno fatto Gwen Shaver e Matt Gline. Possono confermare questo come possono confermare che non sono stata io ad aggredire ferocemente Simon».

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