Arrivai in moto davanti al club, rallentando e facendo attenzione ai tifosi urlanti in attesa. Me lo aspettavo, soprattutto dopo la notizia di qualche giorno prima, ma comunque qualcosa di molto simile all'orgoglio mi riempì di eccitazione.
Sfilai il casco e passai una mano tra i lunghi capelli, gesto che venne accompagnato da un coro di oooooh tutto al femminile. Sogghignai, scuotendo leggermente la testa; non mi davano fastidio le loro attenzioni, ci ero abituato e mi sembrava giusto fare un bagno di folla ogni tanto. Soprattutto quel giorno.
Dopo un anno passato in riabilitazione in Nuova Zelanda a seguito dell'infortunio che mi aveva tenuto lontano dai Celtics per ben due anni, finalmente ero tornato a casa.
Sorrisi a tutti, firmando autografi e posando per le fotografie. Avevo appena preso in braccio una bellissima bambina con una massa di capelli scuri e ricci, che si teneva stretta al mio collo come un piccolo koala, quando un movimento dietro le porte a vetri attirò la mia attenzione. Le braccia incrociate al petto e un ghigno sornione, Lucas mi rivolse quello che sembrava un saluto militare, indicando con il mento dietro di sé e attraversando il grande atrio. Lasciai la bambina alla madre solo dopo essermi fatto dare un sonoro bacio sulla guancia, lanciai un cappellino dei Celtics che avevo recuperato grazie a una delle guardie di sicurezza e mi defilai alla svelta oltre il cordone che teneva i tifosi lontani dall'ingresso principale.
«Vivere in mezzo agli aborigeni non ha di certo fiaccato il tuo egocentrismo», la risata di Lucas Reed riempì la penombra del corridoio, mentre gli stringevo la mano e ricambiavo l'abbraccio in cui era riuscito a imprigionarmi. «Bentornato, Seven Heaven. Questo posto era un mortorio, senza di te».
«Tu invece sei rimasto il solito leccaculo», scoppiai a ridere insieme a lui, passandogli un braccio attorno alle spalle, «ma sono davvero felice di vederti».
Tra tutti, Lucas era sicuramente quello che si era ritagliato un posto speciale nella mia cerchia di amicizie. Non era ai livelli di Finn – il mio migliore amico dai tempi dell'asilo - ma la sua allegria e l'intesa che condividevamo sul campo era un collante che ci rendeva una coppia affiatata.
Ascoltai il suo chiacchiericcio senza lamentarmi, mentre mi ragguagliava su quello che mi ero perso nei mesi passati lontano da Boston. La moglie di Hector aspettava il terzo figlio – dannazione, quel ragazzo era micidiale quanto me con i tiri da tre – e il nuovo sponsor della squadra ci aveva ingaggiati per un servizio fotografico per il calendario dell'anno successivo. Afferrai solo vagamente qualcosa su dei cuccioli e il fatto che dovessimo essere quasi nudi. Lo lasciai parlare fino a quando non aprii la porta degli spogliatoi; per un istante rimasi imbambolato, quasi fosse la prima volta.
La stanza era avvolta dalla penombra ed era deserta, i miei compagni erano di sicuro arrivati prima di me. Godetti senza fretta della luce polverosa, respirando l'odore tanto familiare di legno e sudore, che mi fece sentire subito a casa.
«Nessuno ti ha rubato il posto», Lucas mi batté un paio di colpi vigorosi sulle spalle, accennando alla parete a cui era addossata una fila ordinata di armadietti.
Li passai in rassegna tutti, contandone nove e fermandomi di fronte a quello su cui avevo attaccato anni prima un adesivo con un paio di ali. Sorrisi. All'interno trovai la mia tenuta da gioco stirata e piegata, insieme al borsone che avevo affidato a uno dei membri dello staff.
Avevo cambiato tante squadre, ma i Celtics erano diventati molto simili a una seconda famiglia. C'era una strana alchimia che rendeva il gruppo solido ed efficiente; era stato in grado di mettere a tacere qualunque diverbio sul nascere, non risparmiando nessuno di noi da panchine ben meritate e partite guardate dalla tribuna. Ci aveva fatti crescere, in ogni senso. Quello che esisteva tra noi era basato sul rispetto e su un senso di comunione che raramente avevo trovato in altre società.
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Scommettiamo?
Romanceᴛʀɪsᴋᴇʟʟ ᴇᴅɪᴢɪᴏɴɪ - 1 ᴍᴀʀᴢᴏ 2024 𝑷𝒓𝒆𝒐𝒓𝒅𝒆𝒓 𝒅𝒊𝒔𝒑𝒐𝒏𝒊𝒃𝒊𝒍𝒆 𝒊𝒏 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒆 𝒍𝒆 𝒍𝒊𝒃𝒓𝒆𝒓𝒊𝒆 𝒆 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊𝒈𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊 Rayne Weston è sicura di due cose: la prima, è che l'occasione di lavorare come fisioterapista nella squadr...